Jane Goodall, l’amica degli scimpanzè
La famosissima etologa Jane Goodall ha iniziato a mostrare un interesse notevole per l’Africa e il mondo degli animali sin da bambina.
Nel 1957 entrò in contatto con un noto paleoantropologo inglese, Louis Leakey, che studiava gli scimpanzè nel loro ambiente naturale e fu proprio grazie alla sua conoscenza e alla sua determinazione che Jane diviene l’assistente dello studioso, nonostante questi fosse consapevole che la giovane appassionata non aveva le competenze per contribuire ai suoi studi. Esattamente tre anni dopo Jane approda in Africa, mandata da Leakey, su una spiaggia del lago Tanganica, dove il governo britannico aveva creato una riserva, “The Gombe Stream Game Reserve”.
Lo studioso era del tutto convinto che la ragazza potesse garantire una vera e propria visione innovativa alla ricerca e riteneva inoltre che le donne fossero, e sono, più predisposte rispetto agli uomini a instaurare relazioni empatiche con i primati.
Sebbene nessuno avesse scommesso nemmeno una monetina sulla resistenza di una ragazza così giovane e inesperta, il tempo e i fatti mostrarono proprio il contrario.
Le prime settimane si presentarono davvero faticose, non solo per la difficoltà di adattamento a quelle che erano le abitudini dell’isola, ma per l’assenza di un metodo di ricerca che consentisse a Jane di eseguire il compito assegnato. Tuttavia, dopo qualche giorno, riesce finalmente a dedicarsi all’osservazione di uno dei primi scimpanzè incontrato, che chiama Barbagrigia.
Con molta perseveranza Jane si avvicina al mondo degli scimpanzè facendo così divenire la sua presenza del tutto familiare e, grazie a quell’osservazione, riesce a sconfiggere le convinzioni ormai consolidate degli illustri studiosi dell’epoca. Gli scimpanzè, a differenza di quello che si credeva fino a quel momento, sono onnivori come l’uomo e fabbricano con molta facilità degli utensili servendosi di piccoli rami degli alberi.
Leakey, dopo essere stato messo al corrente di questa scoperta, non riesce a frenare l’entusiasmo e le scrive subito una lettera in cui afferma che da quel momento doveva essere ridefinito il concetto di utensile e di uomo, oppure si doveva accettare l’idea che anche gli scimpanzè fossero umani, poiché fino a quel momento tutti gli scienziati erano convinti del fatto che solo l’uomo fosse stato in grado di creare degli utensili con del materiale grezzo. Jane, inoltre, scopre che anche gli scimpanzè mettono in atto delle guerre tra gruppi. Ma la scoperta che lei stessa considera di maggiore scalpore è che ogni scimpanzè è differente dall’altro ed è in grado di instaurare delle relazioni affettive con i membri appartenenti alla propria famiglia.
Jane Goodall nel 1964 ottenne, pur non essendo laureata, il dottorato in etologia presso l’Università di Cambridge, dando così inizio alla sua lunga carriera scientifica.
La Goodall è oggi una accesa sostenitrice di cause ambientaliste e umanitarie. Per il suo impegno scientifico, politico e sociale, ha ricevuto moltissimi riconoscimenti, inclusi la Medaglia della Tanzania, il prestigioso Premio di Kyoto, la Medaglia Benjamin Franklin per le scienze della vita, e il Premio Gandhi-King per la nonviolenza. Nell’aprile del 2002, Kofi Annan l’ha nominata Messaggero di Pace delle Nazioni Unite. Nel 2011 è stata insignita del titolo di Grande Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana.
Successivamente Jane fonda la The Jane Goodall Institute, che ha come scopo quello di porre le comunità locali al centro del sistema in modo da poter migliorare la vita delle persone, degli animali, e nello stesso tempo, proteggere l’ambiente in cui viviamo.
Finora la JGI è riuscita nel suo intento grazie a questo approccio olistico attraverso una rete di programmi e di progetti interconnessi che mettono al centro dello sviluppo la forza delle comunità locali per la conservazione.
Melissa Bilardo III C BS