domenica, Dicembre 22, 2024
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Se solo ci svegliassimo…

Nel nostro pianeta sono sempre più numerosi gli animali a rischio di estinzione. Le cause sono molteplici, dal bracconaggio alla deforestazione, senza contare l’incidenza dei cambiamenti climatici. Per ognuno di questi problemi si è assistito alla promozione di iniziative di varia natura, nella speranza di limitarne le conseguenze disastrose. Così, contro il bracconaggio sono stati stabiliti accordi internazionali volti a rendere illegali queste attività e a punire coloro che le praticano; altre manovre sono state attuate per la riduzione della deforestazione delle aree più sensibili del pianeta, quali soprattutto l’Amazzonia e l’Indonesia; il tema dei cambiamenti climatici, invece, è stato trattato nel Protocollo di Kyoto del 1997 e nella Conferenza di Parigi del 2015, la cui decisione definitiva è stata quella di stabilire un limite dell’incremento della temperatura rispetto ai livelli preindustriali, pari a 2 gradi Celsius.

Nonostante tutti i rimedi che l’uomo sta cercando di porre in atto, il problema del rischio di estinzione per molte specie resta altamente allarmante.

vaquita

Tra queste, quello che mi ha colpito di più, è il caso della Vaquita.

Questo cetaceo è una focena endemica che risiede nella parte settentrionale del Golfo di California. Il suo nome significa “piccola mucca” e solo 97 esemplari la separano dall’estinzione. Secondo approfonditi studi, questa specie potrebbe estinguersi entro l’anno corrente e la colpa è da attribuire interamente all’uomo, il quale la “sacrifica” senza nemmeno accorgersene.

Infatti, gli animali che non hanno alcun particolare valore commerciale sono vittime delle catture accidentali, e trovano la morte dopo essere rimasti intrappolati nelle reti da pesca.

TOTOABA

La Vaquita, purtroppo, è uno di questi sfortunati casi, perché condivide il suo habitat con i Totoaba, enormi pesci molto richiesti dal mercato nero e particolarmente apprezzati dai cuochi asiatici. Il Ministero dell’Agricoltura e della Pesca messicano ha speso ben 37 milioni di dollari per provare a salvare questi cetacei, trasformando i loro carnefici nei loro guardiani.

Secondo me, attraverso manovre strategiche di tutela ambientale e attraverso la collaborazione della popolazione, sarebbe possibile evitare che le specie a rischio scompaiano dalla faccia della Terra o almeno limitarne i danni. È una questione di impegno e un atto di responsabilità, di civiltà e di rispetto verso il nostro pianeta e verso noi stessi, essendo questo la nostra casa!

 

Emanuele Lo Mundo  I A

Liceo scientifico “Empedocle”

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