IL PRIMO CONFLITTO MONDIALE
La Prima Guerra Mondiale fu un evento storico molto brutto: morirono tantissimi uomini e i sopravvissuti raccontano tutti gli episodi dolorosi che vivono nei loro ricordi.
Tutto ebbe origine dal diffondersi di pericolose idee che seminarono odi e rivalità nel cuore degli uomini e degli stati europei: razzismo, nazionalismo, imperialismo e colonialismo. In nome di queste idee nell’Europa degli inizi del ‘900 c’erano diversi contrasti tra alcuni paesi: la Germania contro Francia per le terre di confine; la Germania contro Inghilterra per questioni di industrie, colonie e potenza; la Russia contro l’Austria perché si contendevano la penisola balcanica; l’Italia contro Francia che per prima si appropriò di una colonia che gli italiani desideravano tanto: la Tunisia. Tutti questi contrasti tra i paesi europei diedero vita a due grandi gruppi: la Triplice Intesa, costituita da Russia, Francia e Inghilterra, e la Triplice Alleanza formata da Austria, Germania e Italia. Quest’ultima si trovava alleata della sua nemica storica, l’Austria, per due motivi: la rivalità con la Francia e l’amicizia con la Germania in quanto i banchieri tedeschi avevano prestato diversi fondi agli industriali italiani.
Tutti questi odi e rivalità costituirono un terreno fertile allo scoppio della guerra.
La scintilla fu che uno studente serbo uccise l’Arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono austriaco. L’ Austria, pensando che fosse stato mandato dalla Serbia, le dichiarò guerra. In aiuto della Serbia intervennero la Russia e tutta la triplice Intesa. In seguito a ciò scoppiò la guerra detta “Mondiale” perché fu combattuta da molti Paesi.
L’Italia non era costretta a entrare in guerra insieme all’Austria: perché il loro patto prevedeva l’aiuto reciproco solo in caso di difesa. La maggior parte degli italiani erano neutralisti altri erano interventisti, alcuni con e altri contro l’Austria. Al rifiuto dell’Austria, nel caso in cui l’Italia fosse scesa in guerra con lei, di restituire il Trentino e il Friuli l’Italia si rivolse alla triplice Intesa che acconsentì. Con il Patto di Londra, nel 1915 l’Italia entrò in guerra a fianco della Russia, della Francia e dell’Inghilterra.
Inizialmente la Germania pensava di poter condurre una guerra lampo, anche grazie alle nuove e moderne armi, infatti in poco tempo era riuscita a conquistare il Belgio e il Lussemburgo, paesi neutrali, e arrivare in Francia, alle porte di Parigi. Ma non fu così: in poco tempo la guerra si mutò in guerra di trincea, dei fossati freddi e umidi scavati nella terra, luoghi poco igienici in cui, oltre a morire per i colpi dell’artiglieria nemica si poteva morire anche di fame, sete, malattie infettive, freddo… Sono giunte fino a noi numerose lettere dal fronte che documentano la vita dei soldati nelle trincee. Esse descrivono la paura, il freddo, lo sconforto, la vita difficile, il non sapere se si sarebbe riusciti a sopravvivere…
Nel 1917 successero due fatti molto importanti: i sommergibili tedeschi affondarono una nave statunitense e gli USA entrarono in guerra a fianco della triplice Intesa mentre la Russia si ritirò dalla guerra per la rivoluzione comunista. Ma quest’ultima non fu una bella notizia per noi: i soldati austrici e tedeschi che stavano combattendo sul fronte contro la Russia si sono riversati al confine con l’Italia. il nostro paese subì la disfatta di Caporetto. Nel 1918 il Generale Diaz riorganizzò l’esercito riportando la vittoria di Vittorio Veneto, il 4 novembre del 1918. Per l’Italia la guerra era finita. A fine novembre finì per tutti questi paesi con la vittoria della Triplice Intesa. L’Austria, la Germania e la Turchia subirono delle pesanti sanzioni: La Germania non poteva avere le armi e l’esercito, perse le colonie africane e si vide imporre pesanti tasse, Austria e Turchia dovettero rinunciare a tante Terre: Jugoslavia (che non esiste più), Polonia, Repubblica Cecoslovacca e l’Ungheria per l’Austria, Palestina, Libano, Siria e Iraq per la Turchia e videro disgregarsi i loro imperi. L’Italia ottenne solo il Friuli e il Trentino, non tutte le terre che le erano state promesse.
Noi a scuola abbiamo letto, analizzato e commentato diversi documenti, testimonianze, brani e nelle poesie.
Abbiamo conosciuto la storia del Milite Ignoto che parla di una mamma che aveva un figlio disperso in guerra e tra 15 morti di cui non si conosceva l’identità ne scelse uno che rappresentasse tutti i soldati dispersi in guerra. La bara fu trasportata a Roma in treno e in tutte le stazioni in cui il treno transitava venne accolta con onori.
Giunta a Rome la salma venne riposta nell’altare della Patria, in cui si trova ancora oggi.
Il brano “Io non sparo” racconta di due soldati italiani che, pur avendone la possibilità, essendo protetti dai cespugli ed avendo il nemico sotto tiro, non vogliono uccidere un ufficiale nemico austriaco anche se dovrebbero farlo. Decidono di risparmiare una vita e ne sono felici. Un’altra testimonianza mi ha molto colpito quella in cui si racconta che soldati italiani ed austriaci fraternizzassero sul fronte, scambiandosi pane e sigarette e, per questo, quando furono scoperti, furono puniti.
E poi ci sono tante altre storie che parlano di italiani morti per la patria, e quelle persone sono eroi per noi! Ricordo Sauro e Battisti i quali, pur essendo italiani vivevano in terre che erano sotto il dominio austriaco e avrebbero dovuto far parte di quell’esercito ma essi si rifiutarono e decisero di unirsi all’esercito italiano. Purtroppo furono catturati dagli austriaci e condannati a morte.
Ricordo, infine, il famoso poeta Gabriele D’Annunzio che a capo di alcuni aerei volò sopra Vienna gettando sulla città numerosi volantini colorati su cui c’era scritto che, se avesse voluto sarebbe potuto arrivare fin lì per gettare bombe, distruggere ed uccidere ma, poiché gli italiani non vogliono far morire donne e bambini, lui aveva preferito gettare fogli colorati.
Un grande poeta ha vissuto in prima persona l’esperienza della guerra: Giuseppe Ungaretti. Egli, con uno stile particolare, tipico del nuovo modo di pensare detto ermetismo, descrisse la sua dolorosa esperienza e scrisse poesie in cui prevalgono i temi dell’angoscia, della solitudine, del dolore, della fragilità dell’uomo. I poeti ermetici nelle loro poesie non vogliono insegnare qualcosa, non hanno verità certe e sicure, essi colgono dei flash e possono trasmettere solo barlumi di verità, con un linguaggio povero ed essenziale ma ricco di figure retoriche.
Nella poesia “Fratelli” si coglie il desiderio che persone di paesi differenti possono sentirsi uguali tra loro e la speranza che un giorno finalmente tutti gli uomini, a qualsiasi popolo
appartengano, possano sentirsi veramente fratelli. Questa è l’unica luce che può vincere il buio della guerra.
La poesia “Sono una creatura” è ambientata sul Carso, dove il poeta ha combattuto e sofferto ed il suo pianto senza lacrime, dovuto alla dolorosa esperienza che ha vissuto, è più duro della roccia di questo monte.
Nella poesia “San Martino” si dice che ormai il paese dove hanno combattuto è ridotto in condizioni pessime, restano solo macerie e distruzione ma dentro il cuore dei soldati ancora vivi ci sono tutti gli altri che non ci sono più, soprattutto gli amici, ed è proprio il cuore il paese più distrutto dal dolore.
Nella poesia “Veglia” si descrive un soldato morto con la bocca spalancata rivolto verso la luna piena. Il poeta, che gli si trova accanto e che vede questa scena, è molto spaventato, non vuole morire e si aggrappa alla vita con tutte le sue forze.
Nella poesia “In dormiveglia” si descrive un soldato che la notte in una trincea ma riesce a riposare a causa dei numerosi colpi di fucile che sente… ha paura e per non provare questo sentimento immagina che quei colpi provengano da persone che lavorano, dagli scalpellini che lavorano la pietra del suo paese, quindi trasforma i colpi dei fucili con un lavoro pacifico.
La poesia “Soldati” è simile ad un haiku perché è solo di quattro versi ed è la più poetica di tutte. Infatti le foglie che cadono in autunno sono un’immagine perfetta di quello che potrebbe succedere ai soldati da un momento all’altro possono morire.
Questo periodo è stata molto triste e non posso pensare a quante persone sono morte per la Patria! Quelli sì che sono veri eroi! Noi abbiamo la fortuna di non essere vissuti durante questa guerra, di non aver dovuto provare le sensazioni che hanno vissuto i soldati durante guerra! Qualche volta, magari quando ci lamentiamo per delle piccole cose, pensiamo alla fortuna che abbiamo avuto a essere nati dopo il 1918!
Chiara Palella
V C Militi