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Il vetro soffiato

Il vetro viene prodotto con sabbia silicea, a cui si aggiungono ossidi di sodio e di potassio, che ne influenzano la fluidità, e altri (di calcio, bario, magnesio e zinco) che ne stabilizzano le proprietà meccaniche e fisiche; altri ossidi lo rendono più fine, più o meno trasparente, colorato nelle diverse tonalità ecc.

Complesso e interessante il suo processo di fabbricazione, che prevede la miscelazione dei componenti, la fusione in forno, l’affinazione e la lavorazione vera e propria con le più originali tecniche inventate dai maestri vetrai. I primi tra questi risalgono al terzo millennio avanti Cristo ed erano Fenici. In scienze dei materiali, il vetro è tecnicamente definito un liquido sottoraffreddato. La tecnica più antica di lavorazione è quella del vetro soffiato, eseguita ancora oggi a mano, da esperti artigiani, che danno vita a oggetti meravigliosi servendosi solamente di pochi semplici oggetti e della propria abilità. Questa tecnica prevede l’utilizzo di una lunga canna, detta “canna da soffio”: l’artigiano, soffiando dentro di essa, gonfia come se fosse un palloncino un grumo di vetro tanto caldo da sciogliersi ed essere fluido come miele. Mentre il vetro si espande, l’abilità sta nel fargli prendere la forma voluta, tenendo conto della finestra di tempo utile per la lavorazione, prima che tenda a solidificare. Ovviamente è sempre possibile avvicinare alla fiamma il manufatto per far rinvenire la morbidezza, spesso per una modellazione supplementare, spesso per effettuare la giunzione con un altro elemento. Oltre a questa tecnica, detta a vetro a soffio libero, ne esiste anche una a soffio in stampo.

Al contrario del primo caso, in cui l’artigiano procede modellando ad arte l’oggetto, utilizzando soltanto l’aria e alcuni semplici strumenti come forbici e pinze, nel secondo caso il vetro incandescente viene fatto espandere e aderire alle pareti di uno stampo. Entrambe le procedure danno origine a creazioni fantasiose, vere opere d’arte, ed è affascinante pensare come da elementi così semplici possano nascere delle autentiche meraviglie, oltre che oggetti di utilità comune.

 

Giada De Pasquale

Classe I, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.

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