“Alla luce del sole” ci fa conoscere don Pino Puglisi
“Alla luce del sole” è un film, diretto da Roberto Faenza nel 2005, che traccia gli ultimi anni della vita di don Pino Puglisi, sacerdote palermitano ucciso dalla mafia il 15 settembre 1993, giorno del suo 56° compleanno. La vicenda inizia proprio da quel momento, con una prima sequenza, e poi ritorna con un flashback a due anni prima, ovvero quando il parroco arrivò al malfamato quartiere Brancaccio di Palermo. Qui don Pino scopre ben presto che tutti i bambini di quel quartiere sono cresciuti e convivono con la mafia e che i loro genitori sono quasi tutti mafiosi. Per la maggior parte, infatti, i ragazzi svolgono attività illegali, non preoccupandosi di frequentare la scuola, crescendo così come un popolo ignorante che è facilmente manovrabile dagli uomini d’onore.
Il compito arduo che il sacerdote cercherà di portare a termine sarà allora quello di convincere i bambini ed i ragazzi ad andare a scuola e a non rubare, insomma di condurre una vita adatta alla loro età. La chiesa dove il parroco viene convocato è una chiesa vecchia, ma con all’interno un campo da calcio che lui stesso man mano sistemerà per cercare di attrarre più giovani possibili. Facendo così, comincia a capire che la sua vita è in pericolo, perché crea disturbo alle organizzazioni criminali. Decide perciò di iniziare a parlare allo scoperto e a ribellarsi, incitando “gli uomini d’onore” ad agire “alla luce del sole”, e non nascondendosi da un semplice sacerdote che, con la sua umiltà, cerca di recuperare i ragazzi. Gli uomini della mafia cercano quindi dapprima di corromperlo con dei soldi, dicendogli che glieli avrebbero dati se lui avesse smesso di infastidirli con le sue stupide prediche, poi passano alle minacce. Il film a questo punto si ricongiunge con l’inizio, a due anni dopo il suo arrivo e varie vicissitudini.
La mafia ha stabilito di eliminare don Pino, comincia ad inseguirlo ma, quando arriva sul posto previsto per l’uccisione, il sacerdote li affronta con coraggio dicendo loro “Vi stavo aspettando”. E’ così che viene assassinato, barbaramente, e al suo funerale sono presenti tutti i bambini che frequentavano la parrocchia e il centro di accoglienza da lui fondato, comportamento questo che dimostra quanto da lui diffuso nel cuore e nell’anima dei ragazzi. Oggi don Pino Puglisi, che è stato proclamato beato, riposa in cattedrale ad esempio e incoraggiamento per tutti i palermitani onesti. Questo film è quindi molto significativo, perché ricorda, ancora dopo 25 anni, che don Pino non abbassò mai la testa alla mafia ed insegnò ai ragazzi ad osservare il suo stesso stile di vita. C’è perciò da prenderne modello e comprendere, dal suo operato, che un uomo non deve mai abbassarsi, in generale e non solo contro la criminalità, alle prepotenze degli altri. Questo piccolo grande uomo diede infatti ai ragazzi e non solo, con la sua semplicità, l’insegnamento di reagire sempre e comunque alle ingiustizie perché, come disse, “se ognuno fa qualcosa, allora si può fare molto”.
Giulia Anania
Classe II, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G