Il bullismo, una piaga sottovalutata
Per i professori e per i genitori qualche piccolo atto di bullismo e qualche presa in giro possono sembrare delle sciocchezze, ma per i ragazzi che li subiscono possono diventare dei veri drammi. Ma che cos’è veramente il bullismo? Esso, innanzi tutto, è una forma di comportamento sociale e “intenzionato” verso dei bersagli definiti “deboli” e non in grado di difendersi. La ferita provocata può non essere solo fisica, ma anche psicologica, con una violenza che viene messa in atto soprattutto in ambienti scolastici e tra i ragazzi più giovani, o da un bullo o da un gruppo di ragazzi. Esistono poi due tipi di bullismo: il bullismo diretto, quando si attacca una persona senza nascondersi, e quello indiretto, quando si danneggia la vittima attraverso gli altri, ad esempio escludendola da un gruppo.
Purtroppo anche i ragazzi con malattie, handicap o con dei problemi nel parlare, sono dei facili bersagli per i bulli, perché non riescono bene a capire che cosa stia succedendo. Con l’invenzione del web, inoltre, si è diffuso il “cyberbullismo”, una forma di violenza che si verifica attraverso email, chat, blog, social network ecc… Questa forma di persecuzione fa ancora più male alle vittime perché i bulli rendono pubblica l’umiliazione inserendola in video, o con foto false, oppure creando un falso account e scrivendo cose non vere e denigratorie. Entrambe le forme di violenza possono portare la vittima ad una bassa autostima, tanto che talvolta non esce più nemmeno di casa o addirittura arriva al suicidio. Ad esempio il 23 febbraio, a Torino, Michele Ruffino, un ragazzo di 17 anni, si è buttato da un ponte ad Alpignano perchè perseguitato dai bulli. Prima di suicidarsi ha scritto una lettera, trovata dalla sorella nella sua camera dopo la tragedia, in cui Michele parlava di sè in terza persona e diceva che aveva intenzione di mollare, che quando si guardava allo specchio non trovava nessuno che lo incoraggiasse. Si descriveva come un ragazzo che cercava sempre di far sorridere gli altri ma lui era il primo a volersi togliere la vita e nessuno se ne accorgeva. Per colpa di un vaccino scaduto Michele, per gli amici Miky, ha sempre dovuto lottare non solo con la sua malattia, ma anche con quei ragazzi che non riescono a capire e che ti chiamano “dawn”, “stupido” e “anoressico”. Michele aveva dei sogni, e uno dei quali era diventare pasticcere, ma nella lettera afferma che quando si cresce inizia un altro problema: quello di non riuscire ad accettarsi. Quando si è vittima di bullismo, però, non bisogna mai nascondersi e non dire niente, ma bisogna parlarne con gli adulti in modo che si possa cercare di trovare una soluzione, affrontando chi si crede più forte e tormenta una vittima, oppure coinvolgendo i suoi genitori.
Annalisa De Francesco
Classe I, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.