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“Una donna” nuova: Sibilla Aleramo

Sibilla Aleramo rappresenta una delle figure più importanti del mondo letterario italiano dei primi anni del Novecento. Fu una delle prime scrittrici femministe in Italia a scrivere, in una prima parte della sua vita, per denunciare la condizione misera in cui le donne vivevano, sperando che queste cominciassero a lottare per ottenere una certa libertà dai soprusi degli uomini. Nacque nel 1876 ad Alessandria con il vero nome di Marta Felicina Faccio e fino al 1890 visse una vita da vera rappresentante del genere femminile, educata ad essere assoggettata agli uomini. Nel 1891, però, venne violentata da un dipendente del padre e così, rimasta incinta, si dovette sposare. Trasferitasi a Milano lì Sibilla comincia a elaborare un pensiero proprio, a studiare e, con la cultura che ricava facendo da uditrice nelle scuole, decide di scrivere un libro.

Il romanzo, intitolato “Una donna” e chiaramente autobiografico, fu pubblicato nel 1906 ed ebbe un immediato successo per il tema affrontato. Già nelle prime pagine del romanzo, infatti, l’autrice mette in evidenza il suo rapporto con il padre, che è stato capace di trasmetterle gli ideali di forza e indipendenza nei quali crede. Il contatto con la madre appare, invece, più sbiadito perché la giudica sottomessa al cospetto di un uomo. Sibilla è felice e, con tutta l’allegria e la curiosità dei suoi dodici anni, lavora in modo attivo alla fabbrica come segretaria suscitando nella gente del paese meraviglia e malelingue per il suo atteggiamento anticonvenzionale. Questa dura realtà è l’inizio di una storia amorosa con un giovane impiegato della fabbrica e la violenza sessuale della quale è vittima fanno entrare con spregiudicato anticipo la protagonista nel mondo adulto. Costretta al matrimonio, che non accetta a cuore aperto, la giovane donna vive l’esperienza come un’altra perdita di libertà, anche perché il marito si dimostra ben presto una persona rude e molto lontana dai suoi interessi. Nascerà un bambino che non servirà a modificare la situazione tra gli sposi. Per aver corrisposto le attenzioni di un altro uomo, ella subisce anche violenze dal marito, che la maltratta e la chiude in casa per un lungo periodo, durante il quale lei si rende conto che il suo vero ed unico affetto è il bambino. L’inizio di una collaborazione giornalistica con una rivista femminile rende maggiormente cosciente la protagonista che una donna deve esprimere anche al di fuori della famiglia la sua identità e conquistarsi una vita indipendente. Il pensiero della madre, che ha sacrificato ai figli e ad un uomo-padrone la sua vita infelice, l’aiuta a ripercorrere un cammino difficilissimo ma necessario di rigenerazione. Dopo un doloroso percorso interiore, decide quindi di abbandonare la casa e il bambino, al quale è dedicato il libro, nella speranza che possa comprendere la tormentata strada che la stessa Sibilla ha sentito di percorrere. Il romanzo “Una donna”, quindi, rappresenta il primo passo dell’autrice verso la sua stessa emancipazione, la rottura degli schemi imposti dalle convenzioni e l’inizio di un percorso culturale in ambito letterario e poetico estremamente innovativo per quei tempi.

Giovanni Luigi Crisafulli

Classe III, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.

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