LA MACCHINA DI TURING
La vera bomba della seconda guerra mondiale
Siamo nel pieno del secondo conflitto mondiale. La Germania si sta sempre più espandendo e sta conquistando sempre più territori. La sua potenza, in questo momento, è strettamente dipendente dalla sviluppata tecnologia e innovativa strategia militare di cui riesce a godere. Tra le innumerevoli invenzioni che accompagnano i successi tedeschi, una in particolare spicca più delle altre; è una nuova macchina in grado di criptare tutti i messaggi che il fürer e i suoi militari si scambiano per aggiornarsi sulle posizioni di tutte le imbarcazioni e sulle strategie di attacco.
Questo spettacolare marchingegno è chiamato Enigma. A dire la verità, era un enigma di nome e di fatto, e per questo vennero ingaggiati dalle forze britanniche numerosi crittoanalisti inglesi nella speranza di smascherare gli attacchi nazisti. Si presentò un giovane ventiseienne, Alan Turing, un brillante studente laureato con il massimo dei voti, considerato da tutti una persona molto “bizzarra”. Sin dal primo momento, però, nessuno sembra dare tanto peso alle sue parole che promettevano successo nella risoluzione della decifrazione della macchina Enigma. Gli viene data però una possibilità, vennero affiancati a lui altri collaboratori, i migliori crittografi di tutta la Gran Bretagna. Ogni giorno, a mezzanotte, l’alfabeto di questa macchina veniva modificato; dovevano quindi trovare tutte le combinazioni possibili, attraverso calcoli matematici, ogni giorno diverse. Così Alan pensò a qualcosa di ancora più stupefacente: una macchina capace di fare tutti i calcoli possibili nel minor tempo possibile, utilizzando specifici algoritmi. Tutti lo considerarono un folle e nessuno volle finanziare la sua idea; decise allora di esporre il suo progetto al primo ministro inglese, il quale diede fiducia al giovane Alan e finanziò l’iniziativa.
A causa del suo carattere intraprendente, ma allo stesso tempo presuntuoso, Turing preferiva lavorare al suo progetto da solo, senza l’aiuto dei suoi colleghi. Tutto questo non fece altro che renderlo vulnerabile poiché nessuno era fiducioso nei risultati che quella macchina avrebbe ottenuto. Uno dei colleghi, Gordon Whelchman, decise di inserire nel progetto a Bletchley Park, una brillante appassionata di fisica e matematica, Joan Clarke. La donna, sorprendentemente, riuscì a plasmare il testardo Turing, facendogli capire che avrebbe potuto portare a termine il suo complicato progetto solo con l’appoggio dei compagni.
Quando la macchina Bomba fu terminata, nessuno riusciva a credere ai propri occhi. Man mano che i messaggi nazisti codificati, contenenti le posizioni delle imbarcazioni, arrivavano, loro costruivano una grande mappa con tutte le navi e i relativi luoghi. C’era però un problema; infatti, se avessero sventato uno degli attacchi nazisti, questi ultimi avrebbero sospettato qualcosa e tutti i loro sforzi sarebbero stati vani. Allora studiarono minuziosamente ogni singola mossa degli avversari e pianificarono con cautela tutti gli attacchi da contrastare. Si stima che, grazie a quest’ invenzione, il secondo conflitto mondiale fu accorciato di ben due anni. Questa macchina è conosciuta oggi come computer.
Federica Di Cara, III A
Liceo scientifico- opzioni scienze applicate- “Empedocle” (ME)