“Gli anni di piombo… così lontani, così vicini”
In onore del 40° anniversario della morte di Lorenzo Cutugno, agente di custodia in servizio presso il carcere di Torino che venne ucciso l’11 aprile del 1978 dalle Brigate Rosse, la Pro Loco “Manganaro” ha organizzato un incontro che si è tenuto presso la sala auditorium del Parco urbano “Maggiore La Rosa”. Il titolo del convegno, dedicato agli alunni delle scuole barcellonesi, era “Gli anni di piombo… così lontani, così vicini” perchè, oltre a rendere omaggio ad barcellonese assassinato mentre svolgeva il suo lavoro, si è voluto parlare anche di una pagina tragica della storia italiana. Dopo una prima introduzione del presidente della Proloco “A. Manganaro” Flaviana Gullì e i saluti dell’assessore Ilenia Torre e del direttore del carcere “V.Madia” di Barcellona, Nunziante Rosania, è stato compito del professor Giuseppe Restifo, docente di storia moderna presso l’Università di Messina, fare un excursus storico dal dopoguerra ad oggi soffermandosi sugli “Anni di piombo”, quegli anni caratterizzati da forti violenze politiche che, negli anni ’70, hanno raggiunto il culmine con il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro, capo del principale partito al governo. L’Italia stava, infatti, attraversando un’ondata di terrorismo politico, organizzato da gruppi di estrema destra e di estrema sinistra che trovavano nelle città del Nord terreno fertile al malcontento poichè in quegli anni di crisi economica soprattutto a Torino c’era molta sofferenza, gli operai erano scontenti e lottavano per i loro diritti mentre i meridionali non erano accettati, tanto che spesso non potevano neanche trovare un appartamento per alloggiare.
Dopo questo breve e interessante percorso storico, è stata data la parola alla dottoressa Rosanna Casabona, sostituto procuratore di Messina, la quale si è soffermata sulla vita dello zio Lorenzo Cutugno. Chi era? Beh, niente altro che un uomo che svolgeva il suo lavoro come tutti i cittadini, correttamente, ma secondo i terroristi in maniera sbagliata, servendo uno Stato che a loro non piaceva e volevano, come si diceva, “destabilizzare”.
Fu un uomo coraggioso, un corretto poliziotto, che rispettava la giustizia senza pensare di dover fare l’eroe, ma lo è diventato suo malgrado grazie al coraggio e a la tenacia che ha mostrato. Era solo un uomo che rispettava le leggi e che faceva sì che anche gli altri lo facessero, e per questo è stato punito, non ha potuto veder crescere sua figlia, divenuta orfana a soli tre anni, nè ha potuto continuare la sua vita accanto alle persone che amava.
Tutto questo perché? Anche se a volte alcune cose dello Stato sembrano sbagliate, non vuol dire che ci si debba ribellare prendendosela con persone che ne sono a favore, perché la legalità non è un principio ma una cosa da accettare, anche se con le sue imperfezioni. La dottoressa Casabona ha consigliato quindi agli studenti lì presenti di avere il coraggio di scegliere da che parte stare. Successivamente la parola è passata alla figlia di Lorenzo Cutugno, Daniela, che parlando del padre che non ha avuto l’opportunità di conoscere se non attraverso i racconti dei familiari, ha ribadito che, anche se avrebbe preferito non fosse stato così, lui è stato per lei un eroe che ha sacrificato la propria vita per lo Stato, una figura che le ha insegnato a scegliere il rispetto della legalità come stile di vita.
Dopo vari racconti da parte di amici che lo hanno conosciuto da ragazzo e ne hanno ricordato l’aspetto umano, la manifestazione si è conclusa con delle riflessioni scritte dagli studenti in onore di un uomo giusto che, sfortunatamente, le nuove generazioni non hanno potuto conoscere ma lo ricordano solo attraverso una targa in via “Medaglia d’oro Cutugno” nella nostra cittadina. La memoria, quindi, va sempre tenuta viva, affinche un periodo buio di storia non sparisca nei meandri del passato e la vicenda di un barcellonese, che facendo semplicemente il proprio dovere è morto da eroe, rimanga nota anche alle giovani generazioni insieme al suo messaggio di rispetto della legalità e dello Stato.
Ilaria Genovese
Classe III, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.