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CONOSCERE ED AMARE ALESSANDRO MANZONI

Alessandro Manzoni fu un grande poeta romantico, egli fece moltissime poesie, odi patriottiche ed inni sacri molto belli.

Nacque a Milano, suo nonno era Cesare Beccaria, uno scrittore famosissimo che per la prima volta ha scritto delle riflessioni contro la pena di morte.

I suoi genitori non andavano molto d’accordo e si lasciarono quindi Manzoni trascorse la sua infanzia in molti collegi. Quando morì suo padre si trasferì a Parigi dalla madre.

A 25 anni sposò Enrichetta Blondel e insieme si convertirono al cattolicesimo. Nella sua vita conobbe molti dolori perché morirono le sue due mogli e ben sei di otto figli!

Il suo pensiero è cambiato nel tempo, mano a mano che cambiavano gli eventi storici.

All’inizio era illuminista e materialista poi, quando si convertì al cattolicesimo, la sua fede in Dio lo portò a credere che Lui era un padre buono   che, per amore, aveva mandato suo Figlio a sacrificarsi proprio per noi e questo ci fa capire che Dio ci ama tanto. Egli preferisce però gli “ultimi”, i poveri, coloro che vengono trattati male (per esempio tutti coloro che sono vittima di bullismo) perché nella vita dopo la morte saranno onorati. Inoltre, secondo Manzoni, se Dio permette delle prove e delle sofferenze è perché queste, una volta superate, ci aiutano a crescere e a essere più forti.  Ma anche nei momenti più tristi e dolorosi, Dio è con noi…anzi, è proprio in quei momenti che Lui ci sta più vicino…come nell’ode “Il cinque Maggio”, dedicata alla morte Napoleone. Solo Dio era presente accanto a lui, quando tutti gli altri, sia quelli che lo lodavano e sia quelli che lo odiavano si erano dimenticati di lui.

Manzoni credeva che in ogni opera ci doveva essere “L’utile come scopo, il vero come soggetto e l’interessante come mezzo” perché: “L’utile come scopo” intende che dev’essere qualcosa di importante che può aiutare qualcuno; “il vero come soggetto” cioè che deve parlare di qualcosa veramente successa o che potrebbe essere verosimile; “l’interessante come mezzo” intende che non deve annoiare colui che legge ma lo deve incuriosire, appassionare e ispirare a continuare a leggerlo.

L’unico problema di Manzoni era la lingua infatti mentre scriveva “I promessi sposi” egli scelse di “andare a sciacquare i panni nell’Arno”, fiume che bagna Firenze, per dire che egli si recò lì per correggere il suo romanzo e controllare che fosse scritto nella lingua italiana (che come sappiamo deriva dal volgare fiorentino)

Egli scrisse 5 inni sacri dedicati a festività importanti ma ne voleva scrivere 12, due tragedie (il conte di Carmagnola e l’Adelchi), due odi patriottiche basate su fatti realmente accaduti (Il 5 Maggio dedicato alla morte di Napoleone Bonaparte e Marzo 1821 che parla dei moti carbonari) ; ma soprattutto è famoso per il suo bellissimo romanzo: “I promessi sposi”.

Questo romanzo non ebbe sempre lo stesso nome: prima si chiamò “Fermo e Lucia”, poi “Gli sposi promessi” ed infine “I promessi sposi”. Esso è ambientato a Milano nel 1600. Parla di due umili ragazzi chiamati Renzo e Lucia che si volevano sposare ma ebbero tantissimi imprevisti: Don Rodrigo si innamorò di Lucia, Don Abbondio fu minacciato dai bravi (mafiosi) e si rifiutò di celebrare il matrimonio, Lucia finisce in una chiesa con la monaca di Monza e l’innominato che la volevano ingannare ma la ragazza riuscì a far convertire l’innominato… alla fine Don Rodrigo morì per la peste, Renzo e Lucia si salvarono da quella malattia e, finalmente, si sposarono ed ebbero ben 7 figli!

All’interno del romanzo  troviamo due brani molto poetici che abbiamo letto e commentato in classe: “Addio monti” in cui Lucia, costretta a fuggire, saluta i suoi monti con tanta malinconia, perché non sa se e quando potrà ritornare; “Morte di Cecilia” che parla di una bambina bellissima di nome Cecilia, purtroppo morta per la peste e la madre triste, dopo averla sistemata sul carro del monatto,  la guarda dalla finestra di casa sua, con in braccio la sorellina più piccola, anch’essa malata come lei,  andare via fino a quando non vede scomparire il carro in fondo alla via.

La vita di Manzoni mi rende molto triste perché è molto brutto vedere 8 dei suoi 10 cari morti! Però le sue poesie sono meravigliose e il romanzo esprime molto bene il suo pensiero e la sua fede in Dio che sta sempre vicino agli ultimi e li protegge, anche nei momenti più tristi.

Manzoni riesce a raccontare ed esprimere il suo pensiero in un modo che fa emozionare coloro che leggono tutte le sue opere, per questo io adoro il suo modo di scrivere!

 

Chiara Palella

V Primaria Militi

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