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Alla scoperta della… “Zona falcata di Messina”

La visita della “Zona Falcata” di Messina è un inedito e interessante percorso di “trekking urbano” proposto alle scuole dal CAI, Club Alpino Italiano, un itinerario che coniuga il ricordo di eventi storici, di antiche leggende e l’osservazione di bellezze artistiche e paesaggistiche.

Lo scorso 6 marzo la nostra scuola “Giovanni Paolo II”, dell’Istituto Comprensivo di Venetico, ha organizzato un’uscita didattica per le classi seconde e terze alla “Zona militare di San Salvatore”. Accompagnati dalle professoresse Barbera, Bucca, Ruggeri, Venuto, siamo giunti alla “Zona Falcata” – così chiamata perché assomiglia ad una falce e forma il porto naturale della città – dove ci aspettavano le guide del CAI. Appena arrivati ci hanno fatto accomodare in una sala e un responsabile della zona militare ci ha raccontato la storia della “Cittadella”. È una storia millenaria che risale al 756 a.C. quando coloni Greci, provenienti dal Peloponneso, vi si insediarono fondando la città di Zancle. La zona falcata o penisola di San Raineri deve il nome a “Fra Raineri”. Egli era un frate, che voleva dare aiuto alle navi che passavano dallo stretto, accendendo di notte del fuoco per avvisare i naviganti della presenza di correnti pericolose, perché all’epoca si diceva che nello stretto c’erano dei mostri. Il forte deve il suo nome al preesistente monastero del SS. Salvatore, convento basiliano la cui fondazione si attribuisce al Conte Ruggero nel 1086 che su quel luogo aveva trovato suoi partigiani uccisi. Il monastero attirò ben presto diversi monaci dediti allo studio e alla compilazione di testi sacri, classici e musicali (preziosi codici musicali greco-bizantini sono custoditi presso la Biblioteca Regionale di Messina).

forte-san-salvatore

La costruzione del forte S. Salvatore fu il primo passo per la fortificazione di tutta la zona falcata, determinandone un uso esclusivamente militare che ancora oggi vieta ai suoi cittadini l’accesso ad uno dei più bei luoghi di Messina. È un’importantissima opera architettonica e fu fatto edificare da Carlo V nel 1540 circa, sul braccio estremo della falce portuale, nel luogo in cui un tempo esisteva l’antica sede del Santissimo Salvatore. Nel 1674, durante la rivoluzione antispagnola il forte fu espugnato dai Messinesi che lo tennero per quattro anni. Il terremoto del 1783 provocò diversi danni ben presto riparati. Passato il pericolo di attacchi dal mare, la fortezza fu usata soprattutto contro la città; i suoi cannoni insieme a quelli della vicina Cittadella tuonarono spesso contro Messina. Nel 1848 fu occupata dai Borboni insieme all’intera zona falcata e ancora una volta usata contro la città fino al 1861, data in cui la penisola di San Raineri viene conquistata dalle truppe garibaldine.

stele Madonnina

Nel 1934 sulla punta estrema fu posta la stele della Madonnina del Porto. Oggi nella Zona Falcata è attiva una base della marina militare e i cantieri navali, dove furono costruiti i primi aliscafi al mondo. Alcune parti sono chiuse al pubblico: per esempio, non è possibile accedere alla Madonnina del porto se non durante degli eventi speciali o tramite qualche autorizzazione. Le origini del complesso così come lo vediamo oggi risalgono all’unità d’Italia, quando il comune di Messina incaricò il genio civile di provvedere alla costruzione di un bacino in muratura. I lavori ebbero inizio nel 1869, ma il Comune di Messina, non avendo la possibilità di gestire il funzionamento del bacino, appaltò il suo esercizio a varie imprese private. Nel dopoguerra l’arsenale è stato una delle basi della Marina Militare ed è stato anche sede di “MARISICILIA” fino al 1º novembre 2002.

Oggi sull’antico mastio si innalza una colonna sulla quale è posta la statua in bronzo dorato della Madonna. Sulla parete corre una scritta a grandi lettere “VOS ET IPSAM CIVITATEM BENEDICIMUS”: è la frase della “Sacra lettera” che la tradizione vuole sia stata consegnata dalla Madonna ai Messinesi.

La Madonnina è il simbolo della città di Messina. La sua immagine benedicente è la prima a comparire ai viaggiatori che arrivano in Sicilia e sembra salutare con rimpianto chi è costretto ad allontanarsene. È in bronzo dorato, alta 6 metri ed è opera di Tore Edmondo Calabrò. La stele fu illuminata per la prima volta nel 1934 da papa Pio XI, che azionò dal Vaticano un radiocomando di Guglielmo Marconi; essa appare a chi giunge dal mare in atto benedicente verso la prospiciente città.

lanterna_del_montorsoli_messina

Successivamente abbiamo visitato tre piccole salette: la prima contenente 100 quadri, la seconda contenente delle lanterne e dei fari e la terza contenente degli oggetti antichi, quali telefoni, pergamene, cartine, diari e perfino una vecchia pistola. Usciti da questa fortezza, siamo andati a visitare il faro, un’altra opera di grande rilievo storico e architettonico presente nella zona falcata e difficilmente raggiungibile. La sua costruzione fu commissionata dal senato messinese allo scultore toscano Montorsoli. Elemento di richiamo militare sono le ampie finestre. Sulla parte superiore dell’edificio si erge una costruzione di forma ottagonale, rifatta nell’800, che racchiude la lanterna vera e propria. Esso costituisce un gioiello della storia Messinese risalente al 1547.

Questa visita guidata è stata un’esperienza bellissima, interessante, ma soprattutto istruttiva. Abbiamo infatti conosciuto una parte della storia della nostra città di cui sapevamo molto poco. Ringraziamo il CAI per averci offerto questa opportunità. Da questo momento in poi tutte le volte che giungeremo al porto ricorderemo questa giornata speciale.

Chiara De Gaetano e Gaia La Macchia

Scuola secondaria di I grado, Classe IIIC

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