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L’autolesionismo è un segnale d’allarme

In questi ultimi anni si parla molto di autolesionismo e molti giovani lo praticano, letteralmente, sulla loro pelle. Esistono comunque diversi tipi di autolesionismo, tra cui l’abitudine di tagliarsi, il “cutting”, è quello più comune. Vi sono poi lo strapparsi i capelli, il grattarsi ferite, interferendo con la guarigione; il colpirsi, il mordersi, il scavarsi la pelle fino a far uscire del sangue, l’inserire oggetti nella pelle e sotto le unghie, il tatuarsi da soli, il bruciarsi la pelle, il raschiarsi a sangue. Una forma di autolesionismo può essere considerata anche l’anoressia, cioè un disturbo alimentare che attraverso il rifiuto del cibo spesso porta alla trasfigurazione del corpo fino a farlo deperire e ammalare. La forma più estrema dell’autolesionismo è infine il tentativo di suicidio. L’autolesionista però è tutt’altro che un “pazzo”, è tutt’altro che uno sciocco, così come non è una persona immatura. Egli non usa violenza verso gli altri, ma su se stesso, per tutta una serie di motivi. Molto spesso le cause per cui lo si pratica nascono da problemi familiari, con gli amici o a scuola, soprattutto se ci si sente soli, rifiutati o tristi. Qualcuno lo fa perchè vittima di bullismo o cyberbullismo e sfoga così, su se stesso, facendosi del male da solo, il dolore che prova e che non vuole confidare a nessuno.

Oppure è come se volesse chiedere aiuto in modo visibile perchè non ci riesce a voce e prova a lasciare dei “segni”, a lanciare un allarme. Secondo me, però, non bisogna “tagliarsi” per questi motivi. Beh, tutti abbiamo problemi… in famiglia, con amici, a scuola … ma essi non si risolvono così: si risolvono parlando, solamente parlando. Se vediamo qualcuno accanto a noi che presenta questi sintomi, allora, non lasciamolo solo e cerchiamo di aiutarlo, anche avvisando genitori o gli insegnanti, prima che sia troppo tardi.

Chiara Salvo

Classe II, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.

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