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Santa Rita, santa e donna ammirevole

Santa Rita, avvocata e padrona dei casi impossibili, è una delle Sante più amate oggetto di una straordinaria devozione popolare per la “normalità” dell’esistenza quotidiana da Lei vissuta, come sposa e madre, come vedova e infine come monaca agostiniana. A santa Rita la vita non risparmiò nulla. Nata nell’anno 1381 a Roccaporena, un villaggio situato nel comune di Cascia, in provincia di Perugia, fu ricolma di eventi straordinari che si mostrarono sin dall’infanzia. Un giorno, piccina, lasciata incustodita nella culla in campagna mentre i genitori lavoravano la terra, fu circondata da uno sciame di api, che la ricoprirono, ma stranamente non la punsero. Un contadino, che nel contempo si era ferito nella mano con la falce e stava correndo a farsi medicare, si trovò a passare davanti al castello dove era riposta Rita. Viste le api che ronzavano intorno alla bimba, prese a scacciarle ma, con grande stupore, a mano a mano che scuoteva le braccia per scacciarle, la ferita si rimarginava completamente. Rita aveva una precoce vocazione religiosa e pare che un Angelo scendesse dal cielo a visitarla quando si ritirava a pregare. Avrebbe desiderato farsi monaca, ma i genitori la promisero in sposa ad un uomo dal carattere rissoso e brutale. Abituata al dovere non oppose resistenza e dal matrimonio nacquero due figli gemelli maschi, che ebbero tutto il suo amore. Rita riuscì col tempo a trasformare il carattere del marito, che però fu assassinato e, afflitta per ciò, cercò rifugio e conforto in infuocate preghiere, chiedendo a Dio il perdono degli assassini. Cercò anche di giungere alla pacificazione, a partire dai suoi figli, che sentivano come un dovere la vendetta del padre, comune a quei tempi. Quando Rita si rese conto che loro non si piegavano al perdono, allora pregò il Signore offrendo la loro vita, pur di non vederli macchiati di sangue. Morirono a meno di un anno dalla morte del padre ed ella riuscì in modo eroico a sublimare il suo dolore attraverso il perdono di quegli assassini e adoperandosi per riappacificarli con la famiglia del marito, interrompendo così la spirale di odio che si era creata. Rimasta sola Rita, entrò in convento e lì visse gli ultimi 40 anni della sua vita in assidua contemplazione. Quindici anni prima di morire, ricevette la singolare “spina”, che le si stampò sulla fronte e le procurò sofferenze inaudite. Morì a Cascia il 22 maggio, giorno a lei ora dedicato, e la sua forza di donna e di madre operante per la pace sono ancora ricordati ad esempio.

Aurora La Rosa

Classe III, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.

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