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“Giornata della Memoria in ricordo delle vittime innocenti delle mafie”

Il 21 marzo, primo giorno di primavera, si celebra la “Giornata Nazionale della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie”, un’iniziativa nata nel 1996 per ricordare tutte le vittime, anche quelle di cui non si parla tanto perchè poco conosciute, e che, purtroppo, tra i nomi di grandi magistrati, agenti e giornalisti uccisi, rischiano di essere messe in ombra e dimenticate più facilmente. L’iniziativa è nata proprio dal desiderio di una madre che ha perso il figlio nella strage di Capaci e che, purtroppo, non viene mai ricordato. Il 21 marzo 1996 si celebrò così a Roma la prima “Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo di tutte le vittime delle mafie” alla presenza del Presidente della Repubblica di allora, Oscar Luigi Scalfaro, e vari esponenti del mondo della cultura, dello spettacolo, dell’associazionismo lessero un elenco composto dai nomi e cognomi delle allora riconosciute trecento vittime innocenti delle mafie. Da allora in ogni città italiana in questa data ci sono eventi, manifestazioni e incontri per ricordare tutti i nomi e cognomi delle persone innocenti morte per mano delle organizzazioni criminali, per tenerli vivi nel ricordo di tutti noi. Solo recentemente, nel 2017, il momento di commemorazione è stato riconosciuto in maniera ufficiale a livello nazionale. Con voto unanime la Camera dei Deputati, infatti, ha approvato la proposta di legge che istituisce e riconosce il 21 marzo quale “Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafie”. “Libera”, l’associazione che da anni si impegna per la lotta alla criminalità organizzata,spiega che molti anni fa diversi personaggi politici si erano riuniti per commemorare il primo anniversario dalla Strage di Capaci a maggio.

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Tra loro c’era anche Don Ciotti, fondatore di “Libera”, e proprio a lui si è avvicinata una donna che gli disse: “Sono la mamma di Antonino Montinaro, il caposcorta di Giovanni Falcone. Perché il nome di mio figlio non lo pronunciano mai? È morto come gli altri”. Un grido di dolore, quindi, per quei ragazzi, morti come Giovanni Falcone, ma liquidati come “ragazzi della scorta”. Così, da quella mamma e da quella semplice frase, ogni anno il 21 marzo si è deciso di celebrare questa Giornata. Non vi è quindi una motivo specifico per cui è stato scelto proprio il 21 marzo. La scelta, tuttavia non è un caso: il 21 infatti coincide l’arrivo della primavera e alla speranza che, oltre alla natura, si risveglino anche le coscienze attraverso un percorso tortuoso che dal dolore porterà alla rinascita… a nuova vita. La strada è contorta come il tronco dell’edera con i suoi rami aggrovigliati e secchi ma da cui, in primavera, spuntano teneri e verdi piccole foglie simbolo di rinascita e di speranza. Così, attraverso il dolore, passando dalla memoria, germoglierà quell’impegno vero e concreto, sicché ognuna delle morti innocenti della mafia, anche le meno note, non resti inutile, finendo nell’oscurità della dimenticanza. Forse, inconsciamente, dimenticarci delle vittime di mafia, che continuano ancora oggi ad allungare quella lista, è un modo per chiudere gli occhi, per fingere che la mafia non esista. Invece abbiamo bisogno di ricordare, per prendere coscienza che le mafie, anche se sono cambiate, uccidono ancora, in molti modi, in sistemi similari.

Anche quest’anno si è svolta la XXIII giornata della memoria e la manifestazione nazionale è stata promossa da “Libera” a Foggia, piazza principale della Giornata, mentre contemporaneamente migliaia di manifestanti si sono radunati in corteo in altre quattromila città di tutta Italia. “Anche se oggi piove, c’è lo stesso la primavera” ha detto per l’occasione don Luigi Ciotti, fondatore dell’associazione, aggiungendo che, perché tutto quello che è stato abbia un senso, è necessario “scrivere nelle nostre coscienze tre parole. La prima è continuità, la seconda è condivisione, perché è il “noi” che vince, la terza è corresponsabilità, cioè il chiedere alle istituzioni che facciano la loro parte. E se non la fanno, dobbiamo essere una spina per chiedere conto”. “Il cambiamento ha bisogno di tutti – ha continuato don Ciotti – Noi lo chiediamo alla politica, alle istituzioni, ma dobbiamo chiederlo anche a noi come cittadini: abbiamo bisogno di cittadini responsabili non di cittadini a intermittenza a seconda delle emozioni e dei momenti”. Sta a noi , quindi, soprattutto a noi giovani, riflettere su queste parole… ricordarci di “ricordare”.

 

Rita Chiara Scarpaci

Classe I, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.

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