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“Io sono un pazzo che legge, un pazzo fuorilegge, fuori dal gregge”

La scelta per leggere un romanzo passa attraverso la recensione che puntualmente viene pubblicata sui quotidiani oppure con un giro nelle librerie. Da recenti indagini risulta che il 60% degli italiani non ha mai letto un libro, di contro in Norvegia – per restare nei confini europei – i lettori sono il 97% della popolazione.  Sono dati, ovviamente, variabili ma comunque preoccupanti. I motivi per cui in Italia non si legge sono la mancanza di tempo (troppo frenetici e lavoratori instancabili gli Italiani!) e l’uso di internet che offre una lettura immediata, ma discontinua e sicuramente meno impegnativa, che soddisfa il desiderio di sapere. Un sapere che non rende l’uomo sicuro, capace di creare delle proprie opinioni, ma diventa semplicemente un contenitore di notizie, spesso discordanti e superficiali, non spendibili perchè troppo ovvie e uguali per tutti.

Probabilmente non si nasce lettori ma lo si diventa, pertanto l’educazione alla fruizione di libri deve essere impartita già dai primi anni di vita. Se un bambino comincia a due anni a sfogliare libri, a crescere in una casa dove i libri sono visibili, se vede i genitori leggere ha più probabilità di essere un lettore da adulto. L’Italia aveva fatto notevoli passi avanti dagli anni ’60 fino allo smartphone, i lettori erano aumentati notevolmente. Adesso siamo all’analfabetismo di ritorno, occorre rieducare gli adulti per ritornare a leggere. I “nativi digitali” sono i fruitori della lettura breve che offre Internet il quale, per ovvi motivi, è il principale concorrente del romanzo. La lettura del libro richiede attenzione, concentrazione e non può essere assolutamente fatta camminando per strada o al semaforo in attesa del verde. Ha bisogno di essere curata, accarezzata, vissuta.

Le finalità della lettura sono tante e vanno dalla più nobile arte educativa al tanto decantato piacere dell’immedesimazione. Leggere è il piacere di vivere nella storia con la storia, di fare esperienza, di aprirsi al mondo, di crearsi il mondo, di viaggiare e perdersi nelle vite, nei pensieri, di raccogliere ma anche dare. Leggere non è solo un momento di solitudine, un momento tra sè e il libro, è anche memorizzare, capire, uscire dalla storia arricchito, con uno sguardo al mondo più acuto e tramandare agli altri il proprio sentire. La lettura ci aiuta ad uscire dal nostro piccolo, anzi piccolissimo, mondo nel quale vive il nostro io, chiuso nella prigione del non sapere, del non conoscere. Chi non legge si accontenta di vivere una sola vita, perde tutte le sensazioni, le invenzioni che gli altri trasmettono.

Scientificamente provati tutti i benefici del nostro cervello quando leggiamo un libro. Riceve molti stimoli e impulsi, scatta delle foto dei luoghi che legge; vive le sensazioni; ragiona in sequenze seguendo la struttura tipica del romanzo; immagazzina parole, gesti; fa affluire meglio il sangue.

Non solo, leggere sviluppa la nostra immaginazione, ci fa sognare, ci aiuta a superare momenti tristi  e ci rattrista, ci consola e ci dà le sferzate mentali, ci conduce verso mondi inesplorati dandoci la possibilità di conoscerci, vivendo tante vite restando sempre noi stessi.

Chi legge ha più possibilità di vivere nella massa senza omologarsi ad essa, leggere aiuta ad allargare la propria cultura, conoscere altre culture ed esprimere il proprio pensiero costruito su trattazioni serie.

Se non vogliamo andare in libreria, facciamoci regalare un libro e diventiamo tutti fuorilegge –  Ghali dixit.

 

Marina Piperissa

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