venerdì, Novembre 22, 2024
Parliamo di....Scienza

Stephen Hawking, lo sguardo oltre la siepe

Sempre caro mi fu quest’ermo colle,

E questa siepe, che da tanta parte

Dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.”

Chissà quali tortuosi sentieri percorre la mente…apprendo la notizia della scomparsa di Stephen Hawking e penso ai versi di Leopardi…la siepe, l’ostacolo che impedisce di guardare oltre, ma che al tempo stesso libera l’immaginazione, fino a consentire il superamento dei limiti fisici.

Proprio come ha fatto Hawking per gran parte della sua esistenza, vissuta con la SLA come compagna invadente ed oppressiva.

Progressivamente costretto a limitare la propria sfera d’azione fisica, fino a dover comunicare soltanto attraverso un battito di ciglia, non ha mai rinunciato a indagare i misteri dell’universo, con l’obiettivo dichiarato di avere la completa comprensione dell’universo, perché è fatto così com’è e perché in effetti esiste.”

Probabilmente è soltanto una mia suggestione, ma mi piace pensare che, man mano che la malattia s’impossessava del suo corpo, la sua mente geniale si librasse sempre più negli spazi infiniti del pensiero puro.

Ma sedendo e mirando, interminati

Spazi di là da quella, e sovrumani

Silenzi, e profondissima quiete

Io nel pensier mi fingo”.

E negli interminati spazi della mente di Hawking nascono ardite ipotesi, con il desiderio di contribuire alla “teoria del tutto”, la sintesi finale capace di spiegare in un quadro unitario tutti i fenomeni fisici, conciliando la relatività e la meccanica quantistica.

Sia chiaro, il fisico britannico non è certamente l’unico ad aver speso la propria esistenza nella ricerca di questa sintesi e non è neanche stato il primo, ma la sua vicenda umana, inevitabilmente riflessa nella sua dimensione puramente scientifica, è assolutamente singolare e straordinaria. È la sublimazione di ciò che veramente contraddistingue l’uomo, la capacità di astrazione, come lui stesso evidenziava in uno dei suoi famosi aforismi: “Siamo solo una razza evoluta di scimmie su un pianeta minore di una stella di media grandezza. Ma possiamo capire l’universo. E questo ci rende molto speciali”.

E ancora più speciale è la storia di Hawking, al di là degli immensi meriti scientifici, perché è un paradigma dell’essenza stessa dell’umanità, della capacità di cercare sempre nuovi limiti con l’obiettivo di superarli ancora, spostando sempre più in là la siepe per guardarvi oltre con la pura forza della mente.

“…Così tra questa

Immensità s’annega il pensier mio:

E il naufragar m’è dolce in questo mare.”

 

Massimo Chillemi

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