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L’Orecchio di Dionisio

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In Sicilia, esattamente a Siracusa, all’interno del Parco archeologico della Neapolis, una delle tante meraviglie da poter ammirare è l’“orecchio di Dionisio”. Si tratta di una grotta di origine artificiale che si trova nell’antica cava di pietra detta “latomia del Paradiso”. Scavata nel calcare, è alta circa 23 m e larga dai 5 agli 11 metri e si sviluppa in profondità per 65 m. È anche un luogo di amplificazione dei suoni, ovvero crea il cosiddetto “eco” che si espande per ben 16 volte.

Nel 1586 lo storico siracusano Vincenzo Mirabella accompagnò il suo amico, nonchè il celebre pittore Michelangelo Merisi, più conosciuto come Caravaggio, proprio a visitare questa cavità e fu così che, guardando la sua particolare forma ad orecchio d’asino, questi gli attribuì il nome di “orecchio” associandolo al tiranno di Siracusa Dionisio o Dinigi. La leggenda narra infatti che il tiranno di Siracusa fosse solito imprigionare i propri nemici all’interno di questa grotta. Ne origliava poi le discussioni grazie alla potente risonanza che avviene al suo interno e ad una piccola fessura, da dove si presume che Dionisio ascoltasse in modo da poter essere sempre un passo avanti nei confronti dei suoi nemici. Si narra anche che l’orecchio di Dionisio, situato vicino al teatro greco, fosse utilizzato all’interno dal coro durante le rappresentazioni classiche teatrali. Questo amplificava infatti i suoni dando un effetto particolare sul pubblico, che ascoltava e non capiva da dove arrivasse la melodia. Questa grotta fu anche luogo di ispirazione per molti poeti come Filossero, che compose il “Ciclope”, mentre lo scrittore argentino Cortazar cita l’orecchio di Dionisio nella sua celebre opera “Il gioco del mondo”.

Oggi come ieri questa particolare bellezza naturale è meta di turismo non solo per le scolaresche di tutta la Sicilia ma anche da parte di visitatori di tutta Europa e non solo. Qualcuno scrisse “la forma di questa eco è tanto vasta che si considera privo di valore il soggiorno a Siracusa se il visitatore, siciliano o straniero, non sia andato a sentirne gli effetti”. Concordo e confermo che si tratta di un’esperienza da provare nella vita.

Monica Paratore

Classe I, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.

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