L’individuo: tra omologazione e originalità
Ogni individuo agisce principalmente con lo scopo di soddisfare i propri bisogni primari, in virtù di quel famigerato “spirito di sopravvivenza” al quale quasi inconsapevolmente è portato a rispondere. Ma l’individuo è anche “l’animale politico- sociale” di aristotelica memoria, che tende ad aggregarsi con altri individui e a costituirsi in società, poiché di essa ha bisogno per affermare sé stesso. La contraddizione è solo apparente.
Può succedere, infatti, che l’individualismo si realizzi mediante gli altri, nel momento in cui il singolo soggetto, che opera per sé stesso, comprende di non riuscire a raggiungere gli scopi prefissati facendo affidamento soltanto sulle proprie forze. È ciò che è accaduto, ad esempio, a quei leader, condottieri, eroi di cui la storia brulica e che, indipendentemente dai propri ideali politici, morali e religiosi, sono stati mossi da una forte coscienza individuale che ne ha giustificato e determinato l’operato personale ma anche collettivo, divenendo “trascinatori di masse” estremamente carismatici.
Sul fronte opposto all’individualismo troviamo la coscienza collettiva, la massa, nella quale non ci sono personalità leader e risponde a delle esigenze percepite indispensabili dall’intero gruppo. La tendenza dominante che vi si riscontra è soprattutto la acritica condivisione delle medesime idee, abitudini, azioni da parte di tutti i membri che vi confluiscono; si parla di omologazione. È quella stessa tendenza di cui attualmente possiamo fare esperienza nella nostra società, sempre più fatta di “uguali” nel modo di vestire, pensare, vivere, e nella quale discostarsi da questo comune sentire, può persino diventare motivo di emarginazione. Tutto ciò diventa fonte di un preoccupante appiattimento della realtà e di noi individui che ne facciamo parte.
Sarebbe auspicabile, oggi più che mai, favorire la creazione, l’espressione e la diffusione di pensieri controcorrente che vadano a scardinare abitudini soffocanti per la loro ripetitività e che ormai non riescono ad offrirci nulla di nuovo e di stimolante. Chi non ha mai sentito il bisogno di andare contro i modelli precostituiti, le idee preconfezionate? Questo desiderio di ribellione, di rifiuto, è l’effetto del nostro individualismo che tenta di dare voce alla nostra personale prospettiva, alle nostre più intime esigenze e priorità, alla nostra creatività. Riuscire a dargli spazio, sarebbe come trovare il coraggio di uscire di casa con un vestito fuori moda, perché ci piace, perché è un regalo e ci siamo affezionati, perché ci rispecchia, perché troviamo che ci doni, non avendo alcuna preoccupazione dell’opinione degli altri.
Bisognerebbe correre il rischio, almeno una volta nella vita, di assecondare i propri desideri ed aspirazioni, uscendo fuori da ogni assuefazione; bisognerebbe avere il coraggio di essere “diversi”, perché la diversità è ricchezza, opportunità, originalità.
Ognuno di noi potrebbe fare la differenza e quell’abito che teniamo chiuso nell’armadio per timore che non riceva abbastanza consensi, potrebbe inaspettatamente lanciare la prossima moda!
Antonio Branca III A
Liceo scientifico- opzione scienze applicate- “Empedocle” (ME)