La fame nel mondo
La denutrizione sta iniziando ad essere un grave problema per il mondo. La causa più comune è sicuramente la povertà, come dimostra il fatto che è proprio nei paesi più poveri e meno sviluppati economicamente – come Asia, Africa, America del Sud – che le carestie, dovute a circostanze agricole avverse come siccità e alluvioni, fanno sentire le più gravi conseguenze sulle popolazioni già deboli per la cattiva nutrizione e la mancanza d’acqua e di medicine.
Già nel 2000 tutte le nazioni del mondo si sono impegnate a ridurre la povertà, ma quest’obiettivo non è stato raggiunto, anzi, nel 2017 è addirittura aumentato perchè manca una vera volontà a farlo da parte dei paesi più avanzati e ricchi. Vi sono tuttavia più tesi, come già detto, che si scontrano su questo fenomeno. La prima afferma che esso non sia dovuto solo alla crisi alimentare, ma che il problema principale sarebbe la ripartizione del potere di acquisto a livello mondiale; la seconda, invece, sostiene che ci sono scenari sempre più disastrosi nel mondo, dovuti anche alle guerre di predominio tipiche dei paesi in situazione di sottosviluppo, e questo comporta un’ulteriore sofferenza alimentare.
Altre cause del perdurare della sottoalimentazione in molte fasce di popolazione africana, asiatica e sudamericana, sono poi sicuramente le condizioni meteorologiche irregolari, acuite dai cambiamenti climatici in corso, come alluvioni, tempeste o lunghi periodi di siccità. Alcune statistiche affermano che un bambino su tre nel mondo oggi è sottopeso. Situazione paradossale se si pensa che, invece, in altri paesi economicamente avanzati, il problema è l’obesità e tutte le malattie ad essa correlate. In realtà nel mondo viene prodotto cibo a sufficienza, almeno fino a questo momento, ma esso non basta perché è inegualmente distribuito rispetto anche alla distribuzione disomogenea della popolazione, cosicché esso si trova maggiormente nei paesi ricchi, anche meno popolati, e scarseggia nei paesi poveri, dove la crescita demografica aumenta in modo esponenziale.
Per ridurre ed eliminare la fame nel mondo, quindi, bisognerebbe eliminare soprattutto la povertà a partire da quella rurale, ma allo stesso tempo i governi dei Paesi sviluppati dovrebbero cambiare le loro politiche, spesso di sottomissione economica e sfruttamento delle risorse, nei confronti di quelli più arretrati. Questi, a parer mio, dovrebbero essere aiutati a progredire in tecniche di produzione locale piuttosto che con aiuti alimentari dall’esterno, che pochi risultati possono avere perchè solo momentanei e di assistenza. Del resto povertà e fame sono da sempre legate tra loro e portano come conseguenza sottosviluppo e problemi sociali più complessi, come diseguaglianza e privazione dei più basilari diritti umani. E non è necessario andare tanto lontano, come si potrebbe pensare.
Anche in Italia, al giorno d’oggi, e in altri paesi cosiddetti “avanzati”, le sacche di povertà e le disparità sociali si stanno allargando. Forse noi non lo sappiamo, visto che al telegiornale mandano in onda sempre le solite notizie, oppure facciamo finta di non saperlo, ma ci sono persone che quotidianamente nelle nostre città soffrono e lottano contro la fame per cercare di sopravvivere. Esseri invisibili che si sfamano alla mensa dei poveri o frugano nei cassonetti dell’immondizia per non morire. Basta poco purtroppo per finire nel baratro: la perdita del lavoro, della casa, una malattia, e non ci rialza più se non con difficoltà, soprattutto in questo periodo di forte crisi economica. Certo, in altri luoghi del pianeta alla fame si aggiungono inevitabilmente la sete e le malattie, ma una più equa distribuzione delle risorse alimentari in generale, porterebbe sicuramente ad un mondo con meno disparità e meno ingiustizie. Al di là delle azioni dall’alto dei governi, quindi, anche noi allora aiutiamo per quanto possiamo, guardiamoci intorno e dividiamo con chi non ha ciò che invece ci sembra scontato e spesso gettiamo via con sprechi assurdi. Forse solo così la fame sarà solo un ricordo, per tutti.
Marika Coppolino
Classe III, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.