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Le nostre antiche tradizioni non vanno dimenticate

Riscoprire le nostre radici è molto importante nonostante ormai si viva in un mondo ultra moderno e tecnologico. L’occasione per farlo non è frequente e sempre possibile, ma venerdì 23 febbraio scorso gli alunni di una classe prima della scuola secondaria di primo grado “Foscolo” di Barcellona Pozzo di Gotto hanno avuto la fortuna di visitare il locale Museo Etnoantropologico “Nello Cassata”, importante raccolta di ben 25.000 reperti storici e di vita quotidiana. Sembrava un tuffo nella casa del mio bisnonno! Abbiamo visto infatti le botteghe artigiane di una volta, tra cui quella del falegname, con oggetti molto simili a quelli di oggi ma in versione più grande e più “rudimentale”.

BOTTEGA BARBIERE

Poi è stato il turno del barbiere, un lavoro allora poco igienico poiché questi svolgeva non solo il suo originario lavoro, ma anche il medico, con metodi pericolosi che potevano portare infezioni. Per esempio c’era un apparecchio che serviva a prelevare il sangue che faceva un taglio sulla pelle ma, quando veniva usato da una persona, spesso non veniva disinfettato e lo usava quella dopo. Successivamente abbiamo ammirato i giocattoli antichi, dai tricicli alle bambole, mentre a volte come gioco usavano anche l’antico tappo della gazzosa: una pallina dentro la bottiglia di vetro che, quando veniva spaccata, fuoriusciva.

Nelle varie stanza del Museo vi sono anche molti arredi, tra cui l’antica doccia, la cucina, che aveva diverse funzioni, e i banchi di scuola, molto piccoli così come le cartelle. C’erano poi gli strumenti del telegrafo e del postino, che usava un corno per radunare le persone e prendere la posta. In un angolo aveva posto anche lo studio del medico, quello dei ricchi, in particolare il ginecologo e l’ortopedico, che usava metodi un po’ macabri e dolorosi poichè, per esempio, se ti infettavi una parte del corpo, essa veniva amputata drasticamente per non infettare il resto.

La sarta, invece, aveva tanti oggetti per tessere la lana, aveva il telaio e usava degli strumenti particolari per dare una fantasia e un colore al pizzo. Le decorazioni degli antichi carri siciliani mi hanno colpito molto perchè erano bellissime, vere opere d’arte ed è stato fatto notare che esse rappresentavano una parte del carro che nessuno vedeva ed erano invece la parte più bella e curata. Infine, tra le cose più curiose e particolari presenti, abbiamo potuto ammirare una specie di juke-box di fine ‘800, nel quale inserivi una monetina e riproduceva un massimo di 10 canzoni. Insomma questo Museo mi ha un po’ allontanata dalla realtà odierna ma mi ha fatto scoprire cose molto interessanti, oltre che a farmi capire come vivevano i nostri antenati. E’ stata una visita veramente molto istruttiva e la consiglio a tutti, piccoli e grandi.

 

Gaja Di Pasquale

Classe I, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.

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