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Giorgio La Pira, il “sindaco santo”

La fantasia al potere

 

Giorno 16 febbraio 2018, presso l’istituto “Empedocle” di Messina, si è tenuto un incontro su Giorgio La Pira, con la partecipazione di Nino Giordano, docente di lettere a Firenze. Il dibattito ha svelato ad un uditorio entusiasta, l’affascinante e imprevedibile ritratto di un personaggio, quello lapiriano, la cui personalità e azione politica, sociale e religiosa, si affaccia ancora con audacia sulla realtà attuale.

Giorgio La Pira nacque il 9 gennaio 1904 a Pozzallo, in provincia di Ragusa. Dal 1914 al 1922 si trova a Messina dove si diploma in ragioneria, consegue la maturità classica e si iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza. Nel 1926 si trasferisce a Firenze per seguire il Professor Betti, relatore della sua tesi di laurea, e diviene Incaricato di Diritto Romano. Successivamente nel 1934 vince la Cattedra di Diritto Romano all’Università di Firenze e fonda la Messa di S. Procolo per l’assistenza materiale e spirituale dei poveri. Tra le sue tante occupazioni fonda e dirige la rivista Principi, che viene però soppressa dal regime fascista. Nel 1945 diventa deputato all’Assemblea Costituente, contribuendo alla stesura della nostra Costituzione, la quale auspicava potesse essere costruita attorno all’individuo e alle sue esigenze; allo stesso modo, ribadiva la centralità dell’individuo in rapporto all’ idea di Stato, inteso come “servitore” del cittadino e non “servito” da esso.

Il periodo più importante per la sua carriera politica è compreso fra gli anni 1951 e 1956 in cui egli diventa per la prima volta sindaco di Firenze. Fu uno dei sindaci che più di ogni altri operò contro la disoccupazione e i licenziamenti, intervenendo sul fronte dell’edilizia popolare pubblica e organizzando a Firenze incontri internazionali, certamente inusuali per l’epoca; in occasione di uno di questi, ad esempio, riunì per la prima volta tutti i sindaci del mondo.

Si distinse per essere stato un uomo che agì perseguendo con rettitudine fini pratici, impegnandosi a risolvere le difficoltà più urgenti che gravavano sui cittadini; le priorità a cui diede maggiore spazio furono quelle di garantire una casa e un lavoro; epocale in tal senso l’intervento volto a contrastare la chiusura della Pignone, conclusosi favorevolmente. Accompagnò ogni suo intervento politico con la fede religiosa; così non smise mai di affidarsi al vangelo, che costituì il parametro in base al quale orientare ogni sua decisione. Divenne noto, presso i suoi contemporanei, anche per l’innata simpatia e per l’indole ironica che lo caratterizzavano. Ne diede prova in più di un’occasione e tra i tanti episodi che si potrebbero rievocare, ricordiamo l’emblematica risposta che diede nel momento in cui, durante un’intervista, gli venne chiesto come si sentisse per aver contratto un debito ingente per l’attuazione di manovre politico- sociali a Firenze; in quell’occasione La Pira affermò con convinzione di essere stato un imbecille, in quanto, tornando indietro, ne avrebbe contratti di maggiori, poiché quei debiti nulla erano in confronto a quelli operati dalle altre città!

Nel 1956 viene rieletto sindaco ma, a causa di una crisi della maggioranza centrista, è costretto a dimettersi. Nel 1958 viene nuovamente eletto alla Camera dei deputati e nel 1960 diventa per la terza volta sindaco di Firenze, a capo di una giunta di centro sinistra. Muore il 5 novembre 1977.

Attualmente è in corso il suo processo di beatificazione, avviato nel 1986 sotto papa Giovanni Paolo II e non ancora concluso. Il 4 aprile 2005 si è chiusa la fase diocesana della causa e al termine i documenti sono stati inviati in Vaticano.

Giorgio La Pira si forma spiritualmente nell’Azione Cattolica Italiana di formazione domenicana e francescana. La sua spiritualità è incentrata sulla visione profetica della storia e del tempo presente in cui continua l’azione di Dio. Egli pose la figura di Gesù come riconciliatore dell’uomo con Dio e affermò che, attraverso l’incarnazione, ogni problema umano è visitato, nobilitato e riscattato continuamente nel corso della storia. La sua profonda azione sociale si fondò sul comandamento dell’amore, inteso come la realizzazione del corpo mistico della chiesa nella storia dell’umanità.

Non fu asservito a nessuno schieramento politico, ribadendo con forza che la sola tessera che possedeva fosse quella del battesimo. Si definì un uomo “prestato” alla politica e non un politico di professione.

Nonostante la concretezza di molte sue manovre, è certamente considerato un utopista; ma d’altronde è dall’utopia e dalle idee fantasiose che spesso si generano azioni tangibili, efficaci e risolutive.

 

Agnese Gullotto 3^ A

Liceo scientifico- opzione scienze applicate- “Empedocle” (ME)

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