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L’AMORE OLTRE LA MORTE DI PAOLO E FRANCESCA.

La Divina Commedia è un poema in versi composto da tre cantiche e narra di un immaginario viaggio che il poeta Dante Alighieri compie nei tre regni dell’aldilà: Inferno, Purgatorio e Paradiso; accompagnato nei primi due regni dal poeta Virgilio e poi da Beatrice. L’opera si propone anzitutto di descrivere la condizione delle anime dopo la morte, ma è anche allegorica perché riguarda il percorso di purificazione che ogni uomo deve compiere in questa vita per ottenere la salvezza eterna e scampare alla dannazione.

L’inferno per Dante è una voragine a forma di imbuto rovesciato che si apre sotto la città di Gerusalemme e si spinge fino al centro della terra dove Lucifero giace conficcato nel ghiaccio. Nella parte superiore c’è l’antinferno: un fiume infernale segna l’inizio dell’inferno vero e proprio.

Il quinto canto narra uno degli incontri più belli della Divina Commedia. È il canto di Paolo e Francesca, di una bellissima, ma tragica storia d’amore. La terzina racconta di Francesca da Polenta che, in giovane età viene data in sposa a Gian ciotto Malatesta, vecchio signore di Rimini. Uomo rozzo e violento aveva un fratello di nome Paolo dell’età di Francesca. Entrambi si innamorano, pur sapendo i rischi che correvano. I due amanti vengono descritti, nel quinto canto, come colombe mosse dal desiderio, che si allontanarono dalla schiera di Didone nel momento in cui il vento si era calmato, per avvicinarsi al poeta.

Francesca si rivolge a Dante con gentilezza, ringraziandolo di voler parlare con loro, dicendo che, se i due fossero amici di Dio pregherebbero per lui che ha avuto pietà del loro orribile peccato. L’ amore li tiene uniti anche dopo la morte, un sentimento così forte che li portò ad una tragica fine. Dante dopo aver ascoltato Francesca, si impietosisce e si commuove, ma non riesce a comprendere il perché i due giovani non furono capaci di dominare questo forte desiderio che li condusse alla morte.  Francesca, quando racconta la sua vicenda, ricorda ancora il dolore di quei momenti. I due s’innamorarono leggendo un libro che narrava la storia d’amore tra Lancillotto e Ginevra, ad un certo punto della lettura si incrociarono con gli sguardi svariate volte fino a baciarsi, ma vennero sorpresi dal marito di lei ed uccisi.

Ritengo che il canto V dell’inferno sia il canto dell’amore, un amore talmente grande da superare l’ostacolo della morte. Dante, nonostante si commuova per il triste destino di questi due giovani, non li perdona, non gli dà la possibilità di purificarsi, li mette nell’inferno perché adulteri. Purtroppo i due ragazzi furono vittima di quelle antiche consuetudini barbare, che diventarono leggi non scritte, per cui le nobili famiglie, per ampliare la loro potenza, promettevano, con contratti, in matrimonio i figli, ancora piccoli, ad altri signori, pur di avere potere e danaro. È vero il detto “Al cuor non si comanda “oggi, Paolo e Francesca, avrebbe vissuto questo amore alle luci del sole, con serenità, quella che a loro mancò e che li rese vittima del loro sentimento irrazionale trascinando i due amanti alla perdizione, e Dante lo rappresenta proprio con questo dolcissimo e amaro canto.

 

DENISE GIORGIANNI CLASSE  2 A SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO” E. FERMI” SAN FILIPPO DEL MELA

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