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Non abbandoniamo gli animali

Un fenomeno molto frequente nel mondo odierno è l’abbandono degli animali, più frequentemente di cani o gatti. Questo consiste nell’allontanamento di un animale domestico o d’affezione del quale ci si dovrebbe prendere cura ogni giorno e che viene invece spesso liberato in luoghi dai quali si prevede non possa più tornare a casa. Ciò succede perché magari il cane, o gatto che sia, comincia ad invecchiare, o perché comincia ad essere scomodo prendersene cura. Io però mi pongo una domanda: ma se per il padrone l’animale ha un valore affettivo, una volta abbandonato non si ha nemmeno un minimo di senso di colpa? Secondo un docente di Psicologia Clinica all’Università di Bologna non è il senso di colpa il punto centrale della questione.

Egli afferma infatti che alcune di queste persone abbiano un’immagine di se stessi che riecheggia in loro un senso di indegnità. Pertanto la colpa, che deriva dall’abbandonare un animale domestico al quale sono affezionati, è superata dal bisogno inconscio di negare gli affetti, i sentimenti e le emozioni, perché è questo che si sono raccontati per tanto tempo. Invece questo abbandono può portare al randagismo della bestiola, che finisce per vagare in cerca di cibo e nella la maggior parte dei casi muore in incidenti stradali. In Italia l’abbandono di animali è vietato ai sensi dell’art. 727 del Codice Penale, che recita: “Chiunque abbandoni animali domestici o che abbiano acquisito abitudini della cattività, è punito con l’arresto fino ad un anno o con l’ammenda da 1.000 a 10.000 euro”. A mio parere questa legge non è per nulla severa, perché anche gli animali sono esseri viventi e non è giusto abbandonarli solo “per un si o un no”, per un capriccio o perchè non li si vuole più o danno fastidio. Ognuno di noi ha una vita, quindi bisogna custodire la loro proprio come lo facciamo noi con la nostra.

 

Marika Coppolino

Classe III, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.

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