Le morti bianche non accennano a diminuire
Di incidenti ce ne sono sempre fin troppi ogni giorno per varie cause, ma una particolare problematica è quella delle cosiddette “morti bianche”, ovvero tutte quelle persone che muoiono sul luogo di lavoro per disgrazia o per mancanza di sicurezza. Purtroppo, infatti, molte volte la vita viene barattata per uno salario ristretto, e tutto ciò per garantire un profitto a qualcuno. Il lavoro, di questi tempi poi, è diventato una lotta per la sopravvivenza e basta solo un attimo per finire nella lista delle vittime o degli invalidi permanenti. Anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della “67a Giornata nazionale dei caduti sul lavoro”, ha espresso una breve riflessione ed ha invitato a prestare sempre attenzione nello svolgimento di alcuni lavori, perchè sono tanti i casi di aziende che non rispettano le norme di sicurezza ed è inaccettabile sapere che, a operare in queste fabbriche, ci sono anche tanti giovani che inconsapevolmente mettono la propria vita a rischio. Il lavoro, su cui si fonda lo Stato italiano secondo la nostra Costituzione, anziché essere fattore di benessere, di sviluppo e di autorealizzazione, si può quindi sempre più spesso rivelare causa di sofferenze indicibili per i lavoratori e le loro famiglie, anche per la crisi economica che porta a risparmiare sui sistemi di controllo e di tutela dei rischi. Il fenomeno delle “morti bianche” quindi non accenna a diminuire, ma anzi accresce con vittime quasi quotidiane che causano un malessere nell’intera società, un torto che pochissimi di noi sono disposti a tollerare. Quest’oggi parlare di fatalità o sfortuna non ha più senso e, secondo me, è giunto il momento che lo Stato si prenda le sue responsabilità e faccia rispettare le regole di sicurezza, regole che esistono e devono essere tenute in considerazione. Chi le viola deve perciò essere severamente punito.
Ilaria Genovese
Classe III, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.