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Davide Enia e gli “Appunti per un naufragio”

Ci sono appuntamenti che nel corso degli anni sono diventati consuetudini, entrando così tanto nell’ordine naturale delle cose da far dimenticare che dietro la loro organizzazione c’è sempre un impegno costante, passione vera e senso del lavoro. Ciò che è ormai sottinteso riguardo all’appuntamento del Progetto Lettura-Incontro con l’Autore, svoltosi martedì 27 febbraio nell’aula Magna del Majorana di Milazzo.

 

Con il coordinamento delle docenti Chillè e Scaffidi e la collaborazione della libreria Bonanzinga di Messina, martedì 27 febbraio le classi IV B BS, III ACR, V ATL, V D BA, III C BS, III B BS, III A CM, IV A CM, hanno incontrato lo scrittore Davide Enia e discusso sul suo ultimo libro dal titolo “Appunti per un naufragio”.

Enia, palermitano, è autore giovane, con un recente passato di esperienze teatrali come attore e regista e quattro pubblicazioni al suo attivo. Il volume presentato al Majorana è del 2017. Il tema scottante è quello delle migrazioni nel Mediterraneo. Al centro di tutto c’è Lampedusa, isola simbolo. Il romanzo è una storia-testimonianza di traversate tragiche e di morti; una storia generale che investe anche vicende più personali.

Dopo l’introduzione e i saluti del Dirigente Scolastico Stello Vadalà, i ragazzi del Progetto Lettura hanno presentato il loro approccio al tema del viaggio per necessità, delle migrazioni sul continente europeo nel corso dei secoli. Immagini, video, letture e riflessioni anche su un passato recente che ha toccato sopra ogni altro il popolo italiano. Viaggi lunghissimi e affollati per treno e per nave, storie di migranti e di sofferenze, di relazioni da ricreare, di lingue che si imbrogliano.

Davvero bravi questi ragazzi che hanno utilizzato una comunicazione multimediale per presentare le idee sviluppate durante tutto il progetto. Con la guida dei docenti sono riusciti a integrare immagini da film, fotografie, musica e testi dentro una scaletta avvincente e soprattutto “sentita”. Il mito di Europa, il coro del Nabucco, una lunga sequenza dal film Nuovo Mondo di Emanuele Crialese; ancora Renzo e Lucia con l’Addio ai monti da una delle trasposizioni televisive dei Promessi Sposi; da ultimo il recente monologo di Pierfrancesco Favino al Festival di Sanremo.

I ragazzi sono riusciti a cucire insieme una trama preparatoria di rimandi intorno al tema, prima di leggere, a un uditorio attento, alcuni passaggi esemplificativi del libro di Enia. Storie di persone e di luoghi, mentre sullo sfondo scorrevano immagini a volte tragiche, altre per contrasto molto luminose e coloratissime di Lampedusa. Storie che si intrecciano con quelle personali dell’autore; il suo rapporto con il padre e lo zio, rivissuto e ritrovato alla luce dell’esperienza dal vivo sperimentata sull’isola.

Lampedusa, l’isola diventata per forza di cose il paradigma e il simbolo dell’emigrazione, che deriva il suo nome da lepas, scoglio eroso dalla furia degli elementi, ma anche – meglio – da lampas, lampada, fiaccola che risplende nel buio; luogo che ha già dentro di sé il simbolo della speranza. L’isola della speranza ma anche il luogo di un naufragio continuo personale e collettivo di un intero continente. Molto toccanti le immagini dei brani di un’intervista a Pietro Bartòlo, medico dell’isola e protagonista del documentario Fuocoammare, Orso d’Oro a Berlino 2016 e finalista al premio Oscar 2017 come miglior documentario. Ancora più toccante il ricordo della tragedia del naufragio del 3 ottobre 2013, l’episodio che ha buttato in faccia all’Europa il dramma scoperto dei morti visti e veri, senza intermediazioni.

Davide Enia ha quindi preso la parola ringraziando i ragazzi per il lavoro svolto trattenendosi sulla difficoltà di comunicare le emozioni vissute, sulla necessità di trovare un sistema adatto di comunicazione. Poi ha risposto alle domande. Ha detto del senso del racconto scattato quando è riuscito ad accedere alle testimonianze di prima mano di chi aveva ritrovato il peschereccio del naufragio del 2013. Ci ha detto di quel senso di arrivugghiu che torceva le budella dei marinai e pure le sue.

Ha parlato di Lampedusa intesa come simbolo carico di morte per molti immaginari collettivi europei, ma ha ribadito, di contro, che l’isola è, a tutti gli effetti, il luogo della seconda nascita e dell’accoglienza per una generazione che è soprattutto giovanissima. Enia ha raccontato del senso di parole che devono trovare esattezza, del costo dei traumi, del suo personale approccio al racconto emotivo fatto, come recita il titolo del libro, per appunti, per tasselli di un mosaico, parti di una storia.

Enia ha raccontato di esperienze personali: il primo tragico sbarco a cui ha assistito, le testimonianze dirette registrate, le persone che ha conosciuto, le facce, le espressioni, le parole dei pescatori, degli abitanti dell’isola. Ha parlato di una lingua siciliana che meglio dell’italiano può esprimere determinate emozioni. Ha detto ai ragazzi di non fidarsi delle parole di chi sta in luoghi lontanissimi da Lampedusa, di coloro che prendono decisioni senza mai stare sul campo. Ha quindi ribadito che la cosa più importante è ascoltare quelle persone e le loro storie, conoscere le cause delle loro fughe dai luoghi di nascita. L’ascolto silenzioso di quanto avviene come prima e più alta forma di conoscenza. L’ascolto come comprensione.

Anche il pubblico ha ascoltato. Il Dirigente professore Vadalà, dopo quasi due ore di confronto proficuo, ha chiuso quindi l’incontro ringraziando l’autore sia a titolo personale, sia ovviamente a nome dell’istituto Majorana. Un grande ringraziamento è andato ai ragazzi delle classi coinvolte nel progetto e ai docenti.

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