La Divina Commedia: vicina o lontana?
La Divina Commedia è un’opera che riveste grande importanza per l’alto significato morale e per l’enorme interesse che ha suscitato negli uomini di ogni tempo.
Si narra di un viaggio nell’oltretomba, ricchissimo di eventi eccezionali: attraverso l’incontro con le anime dei defunti, Dante ripercorre le loro storie. Questo espediente ci permette di conoscere le svariate possibilità che gli esseri umani hanno di compiere il male o il bene e le conseguenze che derivano da ciò che comporta la libertà di scelta.
Quest’anno, con l’aiuto della nostra insegnante di italiano, la professoressa Elga Smedile, abbiamo affrontato in classe la lettura di questo grande capolavoro e lavorando e riflettendo sul testo ci siamo chiesti quale sia il segreto del fascino di quest’opera, che ancora oggi, dopo tanti secoli, viene studiata nelle scuole italiane. E ancora abbiamo discusso se Dante possa essere considerato un poeta ancora vicino ai nostri tempi e possa interessare i ragazzi della mia età.
Leggere la Divina Commedia non è proprio facile; il primo ostacolo che incontriamo nella lettura è la lingua, molto diversa da quella che usiamo ogni giorno. La lingua che usa Dante è il fiorentino colto di ben settecento anni fa!
Poi, ci sono i concetti che il poeta esprime: non è facile parlare di politica, di teologia o di astronomia.
Eppure, nel corso dei secoli molti poeti, scrittori e artisti (anche il comico Roberto Benigni) si sono ispirati a essa, citandola o spiegandola. Hanno sentito che c’è qualcosa in questo poema che non passa con il tempo, che ci tocca e ci commuove ancora, come se parlasse direttamente al nostro cuore, nonostante i secoli!
Attraverso la Divina Commedia, Dante ci spiega la ragione dell’esistenza umana ed esalta importanti valori che sorreggono l’uomo, quali la fedeltà, la pietà, la libertà, la giustizia e la felicità.
Il poeta ci fa conoscere un mondo nuovo, quello eterno, e la pietà con cui guarda le colpe e le debolezze umane, lo fa diventare un modello di riferimento per la sua eccezionale capacità di immedesimarsi nell’uomo. Questo è sicuramente uno dei motivi per cui la sua opera, anche a distanza di tanti secoli, interessa un pubblico vastissimo, composto da persone di tutte le età, con gli interessi più vari.
Il poema ci è presentato, fin dal primo verso, come un cammino che presuppone una meta.
La storia del viaggiatore che cerca un luogo sicuro, si identifica con la storia dell’uomo che cerca, attraverso il suo peregrinare, di raggiungere la salvezza, di arrivare, in altri termini, a Dio.
Come può un ragazzo restare indifferente quando legge i versi che suggellano l’amore di Paolo e Francesca nel V canto dell’Inferno?
Qui viene presentato il sentimento dell’amore che quando è vero, supera qualsiasi ostacolo e non teme neanche la morte ed accetta le pene e le sofferenze che seguono ad essa. Il giovane inoltre resta estasiato quando legge il canto XXVI, che vede protagonista Ulisse con la sua inesauribile sete di conoscenza che va al di là di ogni limite: un esplicito invito rivolto agli uomini per incitarli alla ricerca e alla scoperta di nuove verità!
In ogni canto, in ogni verso, i sentimenti, le sensazioni, i fatti e gli avvenimenti sembrano attuali e sono trasmessi con vitalità e forza gigantesca, ma nel contempo con pacata riflessione, con serenità d’animo e con immensa religiosità.
Il poema è altamente educativo, ricco di moralità e di spiritualità e, noi giovani, siamo ben lieti di leggerlo e studiarlo attentamente, perché ci sentiamo affascinati e desiderosi di conoscere questo mondo ultraterreno che può farci riflettere sul nostro operato, indirizzarci verso la retta via e condurci possibilmente alla salvezza eterna!
Stefania Sorge
II A
I.C. “Boer-Verona Trento”