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L’amianto ancora fonte di dolore

L’amianto in greco, “amiantos”, significa “immacolato” o anche “incorruttibile”. E’ un materiale fibroso e resistente alle alte temperature e per questo motivo venne usato nel passato come materiale anti-incendio, anti fiamma, isolante per auto ed addirittura come fibra per le tute dei pompieri. Fu chiamato “eternit” proprio per la sua resistenza ma, dopo vari anni di utilizzo, si è invece scoperto che l’amianto provoca malattie ai polmoni molto gravi che portano alla morte dopo atroci sofferenze. Le più comuni tra queste sono l’asbestosi e il mesotelioma, causati entrambi dalle inalazioni della polvere finissima della sostanza. A partire dalla fine del secolo scorso, quando gli effetti mortali delle inalazioni di polvere di amianto sono stati chiari per l’ammalarsi degli operai nelle fabbriche produttrici e persino delle mogli che ne inalavano le polveri rimaste sulle tute da lavoro, i medici sono stati concordi nel dichiararne la pericolosità. Ma i produttori sapevano da tempo e hanno taciuto. Si è tentato di farne riconoscere la responsabilità perchè venissero pagati i danni per i malati e i morti causati, ma i lunghi processi non hanno portato a nulla. E ora, anche se esiste una normativa che vieta l’uso e la commercializzazione di amianto, non vi è una normativa che ne vieta l’utilizzo in altro materiale in piccole tracce. E’ iniziata però una lenta e costosa opera di bonifica di tutti i manufatti ancora istallati e, purtroppo, sul punto di frantumarsi, cosa pericolosissima, oppure abbandonati a cielo aperto. Anche il pericolo che affrontano gli operai addetti all’asporto e all’eliminazione delle lastre o oggetti ancora in circolazione nelle nostre città è immensurabile. Nella maggior parte dei casi viene passato sulla superficie delle lastre un prodotto collante protettivo, ma il problema non si elimina e il rischio di frammentazione accidentale è sempre altro, con grande pericolo per la salute di tutti. Insomma, i rischi e la sofferenza legati all’enorme diffusione di un materiale così comune, non sono ancora finiti, nè per tutti gli operai venuti a contatto con la sostanza, nè per noi cittadini che ci conviviamo senza saper che si tratta di un ordigno pronto a colpire i nostri polmoni.

 

Giovanni Luigi Crisafulli

Classe III, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.

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