Il “Giardino dei Giusti” della “Foscolo” cresce ancora
Come ogni anno, già dal 2013, l’Istituto Comprensivo “Foscolo” di Barcellona Pozzo di Gotto ha continuato la tradizione di ogni 27 gennaio, “Giorno della Memoria”, che vede piantare un albero in memoria di un “Giusto tra le Nazioni”, ovvero un non-ebreo che ha agito a pericolo della propria vita per salvare chi rischiava di essere deportato nei campi di concentramento e di sterminio. Anche quest’anno, quindi, gli alunni della scuola secondaria di 1° grado “Foscolo” hanno accresciuto il loro “Giardino dei Giusti”, ormai sempre più ricco.
Il “Giusto” a cui è stato dedicato il primo albero nel 2013 era stato Giorgio Perlasca, un commerciante che a Budapest salvò oltre 5000 ebrei fingendosi console di Spagna. Il secondo “Giusto” è stato invece Carlo Angela, padre di Piero Angela e nonno di Alberto, un medico antifascista che nascose molti ebrei fingendo che avessero delle malattie contagiose per evitare che i nazisti potessero entrare nell’ospedale. L’anno successivo si è deciso di commemorare Gino Bartali, famosissimo ciclista che non ha mai detto a nessuno ciò che aveva fatto ma che, con la sua bicicletta, portava dei documenti falsi per permettere agli ebrei di poter fuggire o di nascondersi.
Il quarto “Giusto” commemorato, o per meglio dire la quarta, proprio perché era una donna, si chiamava Adele Zara e nascose una famiglia di ebrei, i Levi, salvandola dalla deportazione. Quell’anno, era il 2016, la figlia dei Levi ha persino mandato una lettera alla scuola “Foscolo”, così lontana dal suo Friuli, per ringraziarla di aver fatto riemergere il ricordo di chi l’aveva protetta tanti anni prima. Nel 2017 il “Giusto” commemorato è stato Calogero Marrone, un siciliano e impiegato comunale che, trasferitosi a Varese, rilasciò centinaia di documenti di identità falsi a ebrei e anti-fascisti permettendo loro di salvarsi dalle persecuzioni. Tradito, venne rinchiuso nel campo di concentramento di Dachau, dove morì.
L’ultimo “Giusto” scelto quest’anno è invece don Aldo Brunacci, religioso nato ad Assisi, dove torna e salva oltre 300 ebrei travestendoli da frati e suore o nascondendoli nei sotterranei e nelle cantine provvisti di documenti falsi. Essi furono protetti da una enorme rete di solidarietà ad Assisi e dintorni e tra i rifugiati ci sono donne, uomini e bambini, ammalati che hanno bisogno di cure. Don Brunacci viene arrestato dai fascisti nel maggio del 1944 ma si salva grazie ai suoi superiori e deve rifugiarsi a Roma fino alla fine dell’occupazione.
Alla “Foscolo”, insomma, tutti e sei gli alberi piantati sinora sono stati dedicati a dei “Giusti tra le Nazioni” italiani ed è importante che queste persone vengano ricordate per ciò che hanno fatto di bene, avendolo loro stessi molto spesso taciuto. Questi gesti coraggiosi sono diventati, infatti, noti talvolta dopo tantissimi anni poichè, come diceva appunto Gino Bartali, “Il bene si fa ma non si dice. E certe medaglie si appendono all’anima, non alla giacca.
” Tutti i “Giusti” sono stati molto riservati su ciò che la storia li ha portati a fare, quindi spetta a noi ricordare che nelle atrocità e nella barbarie della Shoah c’è stato chi “salvando una vita, ha salvato il mondo intero”.
Marika Coppolino
Classe III, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.