venerdì, Novembre 22, 2024
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Un luogo incantato

Abbiamo scoperto un luogo incantato, dove gli orologi girano al contrario, i capitelli hanno cinque volute e durante i temporali si aggira il fantasma dello scudiero di Carlo V

Considerazioni su un’attività didattica che ci ha fatto conoscere uno dei più interessanti monumenti storici messinesi, l’ex monastero di San Placido Calonerò, oggi sede dell’Istituto Tecnico Agrario “Cuppari”.

Venerdì 12 gennaio abbiamo visitato l’ex monastero benedettino di San Placido Calonerò. Mentre in pullman ci allontanavamo dal centro della città per raggiungere la nostra meta, abbiamo osservato come mutava il paesaggio. Il panorama dello Stretto con le sue tonalità azzurro intenso e la sua luminosità catturava i nostri sguardi. Lungo l’ultimo tratto di strada, quando i tornanti si affacciano sulle terrazze coltivate a vigneto, ci sembrava di essere arrivati in un luogo sperduto, lontanissimo dalla città. « Ma dove ci sta portando oggi la prof?» – Ha chiesto preoccupato qualcuno. «Sempre meglio che restare a scuola!» – Ha esclamato con prontezza un altro. Arrivati davanti all’imponente ex monastero cinquecentesco, ci siamo accorti di trovarci in una posizione privilegiata da cui è possibile ammirare lo Stretto in tutta la sua estensione da sud a nord, fino a Capo Peloro, del quale abbiamo riconosciuto in lontananza il pilone. Ci siamo guardati intorno: solo il verde degli alberi, l’azzurro del mare e un’aria fresca e pulita. Perplessi di trovarci in aperta campagna e stupiti per il silenzio – per noi inconsueto perché abbiamo la fama di essere una classe “piuttosto movimentata” – abbiamo iniziato la nostra visita, che ci ha tenuti impegnati per l’intera mattinata, alla scoperta dei segreti di un antico monumento che continua ad essere “vivo” grazie alla presenza degli studenti e degli insegnanti della scuola.

Non avremmo mai pensato che a colpirci sarebbe stata la Storia. Sì, proprio la Storia…quella che leggiamo un po’ annoiati sui libri di scuola, ma che oggi è diventata interessante, forse perché l’abbiamo ricostruita, osservando da vicino un monumento, incuriositi dai tanti indizi che il professore Moleti ci ha aiutato a riconoscere e a decifrare. Abbiamo scoperto che la storia di questo luogo è iniziata in epoca medievale, quando sorgeva un castello che il conte Andrea Vinciguerra d’Aragona nel 1376 donò con l’intero feudo ai monaci benedettini. Abbiamo osservato le caratteristiche architettoniche della parte più antica, appartenente alla residenza fortificata dei Vinciguerra, dove sono ancora visibili le feritoie e  un elegante portale in stile gotico-catalano. Nel Cinquecento i monaci avviarono la costruzione di due grandi chiostri e dell’imponente facciata, elementi che ne hanno determinato l’attuale aspetto rinascimentale.

Il monastero è molto grande e al suo interno ci sono due chiostri che apparentemente ci sono sembrati uguali. Uno sguardo più attento, però, ci ha svelato le differenze e qualche curiosità! Al centro di uno di essi sorge un tempietto rinascimentale ottagonale con un’elegante cupola, posto a copertura di un pozzo. Il tempietto è decorato da eleganti capitelli ionici e guardando bene ci siamo accorti che hanno una voluta in più. Si tratta di un accorgimento architettonico per mostrare la decorazione da ogni angolazione la si osservi. Mentre ci fermiamo intorno al tempietto, suona la ricreazione e gli alunni della scuola riempiono il cortile di schiamazzi e risate. Mentre passeggiamo sotto i portici non possiamo fare a meno di immaginare questo luogo cinquecento anni fa, quando era abitato dai monaci benedettini che trascorrevano le giornate fra le cure dell’orto, l’attività dello scriptorium e la preghiera.

Finita la ricreazione, proseguiamo il nostro percorso. Sopra un portale osserviamo una scultura che raffigura l’imperatore Carlo V, il cui soggiorno è ricordato nell’iscrizione sottostante che la nostra “guida” ci aiuta a leggere. Carlo V, di ritorno dalla vittoria di Tunisi nel 1535, si fermò qualche giorno qui, prima di entrare trionfante nella città di Messina. Secondo un’antica leggenda, durante il suo soggiorno nel monastero, un suo scudiero morì colpito da un fulmine e ancora oggi il suo fantasma durante i temporali notturni si aggira nell’antico edificio, ma nessuno può dirlo con certezza!

Le iscrizioni in latino incise sui portali e un orologio con i numeri romani posizionati in senso antiorario raccontano di un’epoca in cui si parlava una lingua antica e le ore si leggevano in senso inverso perché così venivano indicate dalle meridiane.  Ci chiediamo fino a quando i monaci abitarono questo luogo e il professore Moleti continua a raccontare che alla fine del XVII secolo i monaci si trasferirono in città, nel monastero della Maddalena, perché San Placido non era più un luogo sicuro. Nel 1674 venne assalito dagli Spagnoli, durante l’insurrezione messinese, saccheggiato e bruciato. Nel 1866, con la soppressione delle corporazioni religiose da parte dello Stato italiano, il monastero, divenuto bene statale, fu utilizzato come colonia penale agricola. Nel 1901 divenne sede della Regia scuola Agraria “Cuppari” che da allora è rimasta in funzione fino ad oggi con la denominazione di Istituto Tecnico Agrario.

A questo punto, possiamo iniziare la nostra visita alle cantine della scuola dove si produce il prestigioso vino Faro DOC San Placido, esportato in molti paesi. Mentre camminiamo lungo i corridoi dell’Istituto, la nostra attenzione è attratta dalle vetrine che espongono una bellissima e singolare collezione di frutti in gesso, dipinti in modo realistico, proprio come la frutta martorana che viene esposta nelle pasticcerie messinesi.

Nella cantina  abbiamo seguito con grande attenzione il racconto delle varie fasi della produzione del vino e abbiamo osservato da vicino i macchinari e le botti. La nostra visita è giunta al termine e siamo pronti per rientrare in città.

Rientrati in classe, utilizzando la tecnica del braistorming, iniziamo a raccogliere  tutte le  nostre impressioni sulla mattinata trascorsa a San Placido, ci confrontiamo e ognuno aggiunge qualcosa al racconto del compagno, mentre nel frattempo costruiamo le nostre “mappe delle idee”. Ci accorgiamo di quante cose abbiamo osservato, imparato e qualcuno di noi pensa anche alla possibilità di scegliere l’Istituto Tecnico Agrario “Cuppari” come indirizzo di scuola superiore.

Marco Barbera, Francesco Pio Campo, Cristina Chimenz, Miriam Craparotta, Simone Dibilio, Teresa Di Grande, Alessandro Galletta, Francesco Giunta, Andrea Gullì, Andrea Forzano , Gabriele La Maestra, Aurora Lotta

III F I.C. “Boer- Verona Trento” Messina

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