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“La Memoria è l’unico vaccino contro l’indifferenza”

27 gennaio, il “Giorno della Memoria”. Come ogni anno a scuola abbiamo ricordato la Shoah, approfondendo l’argomento e ascoltando e leggendo testimonianze dei sopravvissuti. In particolare, mi ha colpito la testimonianza di Liliana Segre che il Presidente Mattarella ha da poco nominato “Senatrice a vita”.

Liliana Segre nacque a Milano il 10 settembre 1930, perse la madre quando non aveva ancora compiuto un anno, vivendo così con il padre e i nonni paterni. Il suo inferno cominciò quando nel mese di settembre del 1938 le venne impedito di frequentare la scuola pubblica; e questo fu solo l’inizio di umilianti discriminazioni e feroci persecuzioni. Il 30 gennaio 1944 venne deportata con il padre nel campo di concentramento di Auschwitz. Fu inserita nella sezione femminile e da quel momento non rivide mai più il padre, morto il 27 aprile 1944. Le venne imposto e tatuato sull’avambraccio il numero di matricola “75190”, numero che tutt’oggi segna sulla sua pelle il disprezzo nei confronti della razza umana, segna il dolore, i brutti ricordi.  Quando stavano arrivando i Russi, il 27 gennaio 1945, Liliana Segre fu tra i 56.000 prigionieri che i nazisti trasferirono attraverso la Polonia in quella che fu chiamata “marcia della morte”, ma che lei chiama “marcia per la vita”, per sottolineare la forza della disperazione che la spinse ad andare avanti verso la salvezza.  E’ stata una dei 25 sopravvissuti tra i 776 bambini italiani di età inferiore ai quattordici anni che furono deportati nel campo di concentramento di Auschwitz.

La sua vita “dopo” è stata quasi normale e oggi dice di sentirsi soprattutto una nonna. Solo nel 1990, dopo quarantacinque anni di silenzio, ha cominciato a raccontare ai giovani delle scuole milanesi la sua terribile esperienza e ha ricevuto diversi riconoscimenti per la sua testimonianza, ma lei dice di sentirsi semplicemente “un araldo”.

Guardando alcuni suoi video-testimonianza su Youtube, in cui racconta le persecuzioni subite e come si sia salvata “per caso”, sono stata colpita dalla circostanza in cui lei avrebbe potuto, quando ormai i nazisti stavano fuggendo, uccidere un ufficiale delle SS che lei sapeva “uomo crudele”. Secondo me sarebbe stata una logica conseguenza, un atto quasi naturale, ma lei no, lei era diversa: “Io avevo sempre scelto la vita e chi sceglie la vita non può mai toglierla a nessuno per nessun motivo”. Questo suo pensiero mi ha colpito profondamente, soprattutto perché lo ha formulato quando aveva più o meno la mia età. Attraverso le sue parole ho capito il valore della vita e come questo sentimento positivo possa vincere persino in un luogo di morte, come un campo di concentramento.

Secondo me, è giusto ricordare questi tristissimi eventi storici, per rendere giustizia alle vittime e per non ripetere gli stessi errori nel futuro… Come dice Liliana Segre, “la Memoria è l’unico vaccino contro l’indifferenza”.

Valeria Cicceri

I.C. n. 14 “San Francesco di Paola” classe III D

Messina

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