venerdì, Novembre 22, 2024
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INTERVISTA IMPOSSIBILE: DANTE ALIGHIERI

Sono nell’ accogliente dimora di Dante Alighieri, in compagnia dell’adorata sposa Gemma Donati e dei suoi tre figli. Si legge nel viso del signor Alighieri un velo di tristezza perché si trova in esilio a Ravenna. Mi rendo conto che non sia facile vivere lontano dalla propria terra, ma i suoi tre figli e la moglie rendono meno triste questa separazione dalla sua amata Firenze. Obiettivamente, da donna, devo ammettere che non è un bell’uomo. Ha il naso aquilino ed i lineamenti del viso sono molto marcati.  Ma appena comincia a parlare diventa affascinante, si capisce subito che ha una grande cultura.  Siamo seduti l’uno di fronte all’altro, accanto vi è la sua grande scrivania colma di fogli e volumi. Iniziamo la nostra intervista.

Buongiorno signor Dante, è un piacere per me conoscerla, non sa quanti ragazzi vorrebbero essere qui al mio posto per poterla intervistare di persona, incuriosita di saperne un po’ di più sulla sua vita e sulle sue opere. Posso farle alcune domande?

Buongiorno a te gentile figliuola, sono a tua disposizione.

Perché si fa chiamare con il diminutivo Dante e non Durante?

Non l’ho stabilito io di chiamarmi Dante, ma i miei contemporanei mi hanno sempre chiamato con il diminuitivo…tutto sommato non mi dispiace!

Dove è nato e dove ha vissuto da piccolo?

Tutti sanno che sono nato a Firenze nel 1265 e ci ho vissuto fino all’esilio cioè fino all’età di 37 anni.

A proposito d’esilio…forse se l’è cercato? Che bisogno c’era di prendere delle posizioni politiche?

Cara figliuola, nella vita bisogna avere il coraggio delle proprie azioni. Io ho avuto sempre delle idee molto chiare a proposito di politica, mi schierai con i Guelfi Bianchi che volevano difendere Firenze dal dominio del papa Bonifacio VIII il quale si era impadronito della mia città, questo mi costò la condanna all’esilio e il pagamento di una multa mai saldata, per tale motivo fui condannato a morte non potendo rientrare nella mia città!

 Se tornasse indietro farebbe la stessa cosa?

Certamente, come ho detto prima, bisogna avere il coraggio delle proprie azioni ed io non rinnego niente del mio passato!

 Che bambino era?

Ero molto curioso, la mia famiglia apparteneva alla piccola nobiltà fiorentina, per mio padre non fu un problema pagare un precettore che mi avviasse agli studi.

Perché l’hanno definita il padre della lingua italiana?

Questa è una bella domanda. Anch’io mi sono posto lo stesso quesito. Nei miei scritti ho cercato di uniformare la lingua Toscana prendendo spunto dalla Scuola Siciliana fondata a Palermo, anche li ci sono stati grandi personaggi. Poi gli eventi storici, economici e politici hanno spostato la cultura dalla Sicilia alla Toscana. Io ho cercato di migliorare la lingua volgare per far leggere le mie opere a più gente possibile. Il mio volgare è quindi diventato per i posteri la base della lingua nazionale

Quando ha scoperto che aveva del talento?

In realtà sono stati i posteri a giudicarmi “sommo poeta”; io sapevo solo di essere un poeta che aveva lavorato bene. La mia opera principale infatti l’ho chiamata Commedia: soltanto mezzo secolo dopo, Boccaccio, la definisce “divina”.

Ma lei lo sa che la Divina Commedia è l’opera più conosciuta al mondo?

Non immaginavo che la mia opera avesse tanto successo. Certo molti mi odieranno anche perché nelle prime due cantiche, Inferno e Purgatorio, non ho fatto sconti a nessuno dai papi agli imperatori e nobili famiglie …tutti condannati all’inferno, a qualcuno ho dato la possibilità di purificarsi così da passare dal Purgatorio al Paradiso! Ma non sono molti quelli che si salvano!

Non le pare che nella sua opera maggiore, La Divina Commedia, lei punisca o premi i suoi contemporanei secondo le sue simpatie? Forse è un po’ di parte?

Effettivamente qualche volta mi sono fatto trascinare da simpatie e antipatie! In verità molti di quei personaggi io li ho conosciuti di persona e ti dirò che erano corrotti ed assetati di potere! Sarò stato di parte…forse, ma il periodo più pericoloso della mia vita l’ho vissuto quando ero podestà della mia città. Questo mi ha fatto capire che la gente pur di raggiungere il potere è disposta a tutto perfino uccidere, ed io ho rischiato anche la vita!

Che consiglio darebbe ai giovani che vogliono diventare scrittori?

Consiglierei prima di ogni cosa l’“amore “per quello che si fa! Da qui tutto diventa più facile. La cosa più importante è di non lasciar fare ad altri quello che devi fare tu, lasciandoti guidare ed aiutare per imparare al meglio. E se sbagli e ti sembra di fallire, sii testarda e non mollare mai!

Chiudiamo con questo consiglio che ci da il Signor Dante Alighieri, tenendolo sempre presente nel nostro futuro, perché solo con l’impegno e credere in quello che si fa che l’uomo si può realizzare. L’importante è crederci fino in fondo!

 

DENISE GIORGIANNI / FOTI AURORA CLASSE 2 A SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO” E. FERMI” SAN FILIPPO DEL MELA

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