IL SEGRETO DI “LALE” TATUATORE DEI NAZISTI
Lale era l’uomo che incideva i prigionieri ad Auschwitz.
Era soprannominato” il tatuatore di Auschwitz”, perchè incideva loro il numero di matricola sull’avambraccio e per anni fu proprio lui che trasformò in numeri persone destinate alla morte.
L’uomo era stato selezionato per caso dai nazisti tra i tanti prigionieri e per anni fu obbligato a fare ciò che non avrebbe mai voluto fare.
Un giorno si innamorò di una giovane prigioniera che aveva tatuato.
Nel dopoguerra i due si ritrovarono e si sposarono. L’uomo visse una vita nel rimorso e nel senso di colpa e solo dopo la morte della moglie, nel 2003, si decise a parlare, prima di morire tre anni dopo.
La scrittrice neozelandese Heather Morris ha raccolto le sue memorie in un libro intitolato proprio con il titolo per il quale era conosciuto “Il tatuatore di Auschwitz”.
La storia prende avvio dall’anno di nascita di Lale che nacque in Slovacchia nel 1916.
Lale era ebreo e aveva 26 anni quando fu deportato ad Auschwitz. Giovane e prestante, si offrì per i lavori più duri sperando di salvare dalla morte i suoi genitori.
Si ammalò di tifo e fu curato da un tale Papen, medico tatuatore nel campo della morte. Su di lui era stato impresso il numero 32407.
Fu proprio Papen che gli insegnò il mestiere di tatuatore, ne fece il suo assistente, ma…… l’obbligò a tacere per sempre.
Un giorno Papen misteriosamente sparì, allora i nazisti, scelsero Lale, che aveva appreso il mestiere dal suo maestro e che in più parlava slovacco, tedesco, russo, francese, ungherese e polacco. L’uomo visse sempre nel terrore, sorvegliato, ma aveva dei privilegi: pranzava nell’edificio dell’amministrazione, aveva razioni extra e qualche ora di tempo libero.
Ogni giorno imprimeva tatuaggi dolorosissimi, che prima venivano eseguiti con timbri metallici, poi con aghi a punta doppia.
Nel 1942 i nazisti gli portarono una ragazza da tatuare, il suo nome era Gita. Lui non dimenticò mai gli occhi pieni di dolore della giovane donna, imploranti visibilmente aiuto. Tra di loro nacque una grande simpatia e negli anni di Auschwitz, il tatuatore faceva di tutto per aiutarla a sopravvivere.
Potendo uscire dal campo, Lale, vendeva gioielli tolti ai deportati in cambio di cibo per quella ragazza e per altri deportati.
Nel 1945 Lale perse le tracce di Gita. A lungo la cercò, ma invano.
Dopo la liberazione, Lale tornò in treno a Bratislava e…. alla stazione riconobbe quegli occhi … adesso sorridenti: era proprio lei, ritrovata per caso. Si sposarono, aprirono un negozietto, ma i comunisti nel 1948 arrestarono Lale perché raccoglieva somme per lo Stato d’Israele.
Si trasferirono a Vienna, Parigi e infine in Australia. I due così vissero a Melbourne tutto il resto della vita. Gita a volte tornò in Europa, Lale invece non volle mai più toarnare. Dopo la morte di lei, Lale trovò nella scrittrice Heather Morris la persona che potesse raccogliere i suoi ricordi e cosi decise di confessare tutto.
Oggi questa storia triste, ma con un lieto fine si può leggere attraverso un libro che parla proprio al cuore di ogni persona e che sembra in ogni pagina dire: mai più guerre, mai più dolore!
Riccardo Minutoli 3 M
Scuola Media Verona Trento Messina