Gino Bartali: da eroe in bicicletta a il postino di pace
“Il bene si fa ma non si dice. E certe medaglie si appendono all’anima non alla giacca”
Vincitore di tre Giri d’Italia (1936, 1937, 1946), due Tour de France (1938, 1948), quattro Milano – Sanremo (1939, 1940, 1947, 1950) e tre Giri di Lombardia (1936, 1939, 1940), due Giri di Svizzera (1946, 1947), quattro maglie di campione d’Italia (1935, 1937, 1940, 1952), cinque Giri della Toscana (1939, 1940, 1948, 1950, 1953), tre Giri del Piemonte (1937, 1939, 1951), Gino Bartali è un eroe nazionale
Durante gli anni del seconda guerra mondiale la sua carriera venne interrotta in seguito alla sospensione delle competizioni sportive.
Bartali al culmine della sua carriera continuò, però, ad allenarsi nella sua Toscana trovando un altro valido motivo per “macinare chilometri” e mise a repentaglio la propria vita per salvarne tante altre dalla persecuzione nazista. Collaborò, infatti, con l’arcivescovo Elia Angelo Dalla Costa e il rabbino di Firenze Nathan Cassuto che disponevano di documenti falsi in grado di dare nuova identità agli Ebrei.
Abbastanza comprensibile era la pericolosità di trasportare documenti simili in quel periodo: ai posti di blocco tedeschi i soldati perquisivano chiunque e il destino di chi venisse colto con addosso simili documenti era segnato.
Nessun soldato, però, avrebbe mai pensato di perquisire la bicicletta di un ciclista. Sembrava l’inizio di una storia assurda ma fu esattamente così che Bartali salvò ottocento ebrei dai campi di sterminio, nascondendo i falsi documenti nel tubo piantone della sua bici, tubo che si trova sotto la sella.
Centinaia di chilometri percorsi simulando allenamenti che in realtà erano missioni umanitarie sulla rotta tra Firenze e Assisi direzione Via Borgo Aretino dove sorgeva la tipografia che stampava i preziosissimi fogli di carta falsificati, necessari per dare una nuova identità agli ebrei perseguitati.
Collaborò, inoltre, con una struttura clandestina che diede ospitalità e assistenza ai perseguitati
politici e a quanti sfuggirono ai rastrellamenti nazifascisti dell’alta Toscana.
La sua attività a favore dei perseguitati, svolta con umana solidarietà ed amore verso il prossimo, mettendo a disposizione le sue doti atletiche, sebbene di enorme valore morale, restò segreta anche molto tempo dopo la fine del conflitto mondiale.
Famosissime le parole del suo pensiero al riguardo :
“Il bene si fa ma non si dice. E certe medaglie si appendono all’anima non alla giacca”.
Bartali morì il 5 maggio del 2000, solo nel 2005 il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi consegnò alla moglie dell’ormai scomparso campione la medaglia d’oro al valore civile per aver aiutato gli ebrei. Il 2 Ottobre 2011 venne inserito tra i Giusti dell’Olocausto nel giardino dei Giusti del Mondo a Padova e il 23 Settembre del 2013 venne dichiarato Giusto tra le nazioni dallo Yad Vashem, l’Ente Nazionale per la memoria della Shoah di Israele. Gino Bartali, il postino di pace, così venne soprannominato il grande campione, è un esempio di eroismo; le sue azioni umanitarie insieme a quelle di tanti altri eroi, spesso senza nome, siano da esempio per le generazioni future affinchè non dimentichino e traggano insegnamento dalla storia perché se conoscere è una necessità testimoniare è un dovere morale.
Raffa Gabriele
3B EN