I COLORI DI DANTE & BEATRICE
E’ uno degli incontri più famosi della storia della letteratura italiana e mondiale, quello fra Dante Alighieri e Beatrice Portinari, raffigurato sul Ponte Santa Trinità di Firenze: Beatrice cammina indisturbata indossando un vestito bianco, mentre l’amica Vanna, in rosso, cerca Dante con lo sguardo; è una domestica la donna in blu che segue le due di qualche passo più indietro. In realtà i colori delle vesti, se unite, possono rimandare ai colori di bandiere nazionali, dove il bianco di Beatrice, insieme al rosso ed al blu delle accompagnatrici, i colori della bandiera inglese, costituisce la purezza delle virtù britanniche, mentre il verde della veste di Dante contribuisce a creare la bandiera del neonato Regno d’Italia (1861). L’opera infatti, il cui autore è Henry Holiday (1839–1927), l’artista inglese è considerato un membro della corrente artistica dei preraffaelliti, poichè simboleggia l’incontro tra la cultura inglese e la cultura italiana, e incarna la forte influenza e rivalutazione dell’arte italiana oltremanica in quel periodo. Vestire Beatrice di bianco non solo a causa dei colori della bandiera inglese, ma in quanto nell’opera Vita Nova, che sancisce il primo incontro poetico con questa gentilissima fanciulla, ella «era vestita di nobilissimo colore, umile e onesto, sanguigno, cinta e ornata a la guisa che la sua giovanissima etade si convenia», quindi di rosso, colore che all’epoca di Dante era considerato “nobilissimo, umile e onesto”, simbolo certamente di amore ma utilizzato anche per adornare santi e beati in tante opere fino al Rinascimento ed oltre. Il significato dei colori ha poi subìto una mutazione con l’era moderna, quella in cui viviamo, che si contraddistingue per una forte impronta anglo-americana, impronta ancora tenacemente presente nel tessuto sociale e culturale italiano.
Luca Ingemi II A I.C. Villafranca Tirrena