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L’influenza spagnola: una ricca eredità in cucina

L’ultimo secolo “siciliano” è stato caratterizzato da un enorme periodo di decadenza in ambito economico e politico. È stata terra di abbandono di tanti, è stata definita troppo sporca, troppo corrotta, “invivibile”, e ancora “una regione senza futuro”. A tirar su il morale in tutta questa confusione, come sempre d’altronde, è stata l’arte culinaria, definita, infatti, una tra le migliori a livello mondiale.

La cucina siciliana è la manifestazione dell’arte culinaria sviluppatosi in essa stessa fin dall’antichità, è fermamente congiunta alle vicende culturali, storiche e religiose dell’isola, essa, infatti, tra le cucine regionali in Italia è quella più legata alla storia e alla cultura del proprio territorio; in essa si trovano piatti di origine greca, araba e spagnola.

Gli spagnoli, importantissimi per la crescita della cucina siciliana, portarono nell’isola numerosi ingredienti, molti dei quali fondamentali di alcuni piatti siciliani, come ad esempio il granturco mais, la zucca, il fico d’india, il pomodoro, il fagiolo, il tacchino, il cacao.

Quest’ultimo, venne portato in Sicilia poiché l’imperatore azteco fece assaporare ad Hernan Cortés, abile condottiero spagnolo, una bevanda divina ricavata dalle fave di cacao, la xocoatl; la ricetta fu donata alla città di Modica come dono di fedeltà e riconoscenza. La particolarità di tutto ciò è la lavorazione: la pasta viene lavorata sia a crudo che a freddo facendo in modo che non arrivi mai allo stato liquido, così facendo anche i cristalli di zucchero non si sciolgono e la vaniglia non perde il suo profumo.

Samuele Vitale 3A MM

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