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DJ FABO: “Misuro la vita in qualità, non in quantità”

Il 2017 è terminato. Anche quest’anno, come ogni anno, si fa il bilancio degli eventi più importanti e si creano nuove prospettive per l’anno che è appena iniziato. La morte di dj Fabo è tra i fatti di cronaca che hanno segnato il 2017. Sono molti, gli uomini e le donne, che non potendo porre fine alla propria vita in Italia, hanno deciso di esalare il loro ultimo respiro in Svizzera. Uno di questi è stato Fabo, che dopo tre anni di sofferenze ha deciso di porre fine alla sua vita. Fabiano Antoniani era un giovane dj milanese che nel 2014, in seguito a un grave incidente in auto, era diventato cieco e tetraplegico. Era di ritorno dall’India, dove trascorreva otto mesi l’anno con la fidanzata Valeria, quando Fabiano, il 13 giugno 2014, era sprofondato in una notte senza fine. Una notte in cui viveva ininterrottamente da tre anni, quando si è recato in Svizzera per ricorrere al suicidio assistito. Dj Fabo ha trovato volontariamente la morte il 27 febbraio 2017, all’ età di 39 anni. Ad accompagnarlo nel suo ultimo viaggio è stato Marco Cappato, dell’associazione Luca Coscioni, che rientrato in Italia ha rischiato dodici anni di carcere per aver aiutato Fabiano. “Fabo è morto alle 11:40. Ha scelto di andarsene rispettando le regole di un paese che non è il suo”. Queste sono state le parole di Marco Cappato la mattina della morte del dj. Prima di recarsi in Svizzera il giovane attraverso video e lettere aveva lanciato diversi appelli in favore dell’eutanasia, uno dei quali il 19 gennaio 2017, in cui rivolgendosi al Presidente della Repubblica aveva chiesto la possibilità di morire nel proprio paese. Nei suoi ultimi mesi Fabiano era diventato il simbolo della lotta per l’approvazione di una legge a favore dell’eutanasia. “Sono stato un ragazzo vivace e un po’ ribelle”. Ecco come amava definirsi Fabo in molti dei suoi video. Aveva fatto l’assicuratore, il broker, persino il motociclista, ma la sua passione più grande era sempre stata la musica. Passione che negli ultimi anni era riuscito a trasformare in un lavoro. Fabo era riuscito a realizzare i suoi sogni, era diventato un dj, aveva una splendida ragazza che lo ha sempre sostenuto, aveva anche raggiuto una grande notorietà. Insomma aveva una vita perfetta, almeno fino a quella maledetta notte. Quando gli chiedevano perché volesse rinunciare alla sua vita, lui rispondeva: “Misuro la vita in qualità, non in quantità” e diceva anche di voler “poter morire senza soffrire”. Perché Fabo ormai non stava vivendo, stava sopravvivendo. La questione sull’ eutanasia è ancora aperta, e credo che non si chiuderà mai!

Il 20 aprile è stata approvata dalla camera la legge sul biotestamento, passata poi al Senato senza modifiche. La legge è stata quindi approvata in via definitiva con 180 voti favorevoli e 71 contrari.

Nicole Castrogiovanni

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