lunedì, Dicembre 23, 2024
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Il coraggio di pensare

[aesop_quote type=”block” background=”#282828″ text=”#ffffff” width=”content” align=”left” size=”1″ quote=” “Non il possesso della conoscenza,
della verità irrefutabile, fa l’uomo
di scienza, ma la ricerca critica, persistente
e inquieta, della verità”
” cite=”K. Popper, “Logica della scoperta scientifica”” parallax=”off” direction=”left” revealfx=”off”]

 

Friedrich Zollner era un modesto intellettuale polacco trasferitosi a Berlino dove aveva intrapreso alcune battaglie sul terreno culturale. Un personaggio certamente non dei più prestigiosi tra i protagonisti del vivace dibattito culturale nella Prussia di fine Settecento. Nel novembre del 1793 pubblica su una rivista berlinese un articolo nel quale afferma con forza la necessità di confermare il vincolo religioso per le unioni matrimoniali. In un passaggio del suo articolo il buon Zollner scrive: << Che cos’è Aufklarung? Questa domanda … dovrebbe forse trovare risposta prima che si inizi a rischiarare (aufklaren)! Eppure non ho mai trovato questa risposta! >>. Un’osservazione estemporanea, fuori contesto, proposta da un personaggio di modesta levatura, che, però, aprirà la strada a una svolta radicale nel dibattito filosofico di fine Settecento. Alla domanda “Was ist Aufklarung?”, infatti, risponde il più famoso e prestigioso intellettuale dell’epoca: Immanuel Kant. Mentre “Aufklarung” è stato tradotto con “illuminismo”, Kant lo intendeva nel senso di “rischiaramento”, quel processo mediante il quale si passa dalle tenebre alla luce e alla chiarezza, dalla schiavitù alla libertà, dall’ignoranza alla conoscenza, dall’errore alla verità. Il rischiaramento è la fuoriuscita da una condizione per accedere a uno stato diverso: alla maniera del prigioniero platonico (ove non si intenda, finalmente, il mito della caverna come una compiuta teoria della conoscenza), si abbandonano le tenebre per godere pienamente della luce. Il “rischiaramento” si risolve nell’uscire da quella “non maturità”, da quella “minorità” della quale ciascuno è colpevole. Le cause a cui ricondurre la persistenza della minorità vanno individuate, infatti, nella mancanza della decisione e del coraggio necessari per servirsi della propria intelligenza, senza affidarsi alla guida di altri. L’unica strada percorribile è quella condensata nel motto oraziano Sapere aude. Soltanto congiungendo l’audacia e il sapere, solo valorizzando l’intima connessione tra la sfera dell’etica e quella della conoscenza, sarà possibile uscire dallo stato di minorità. L’esercizio autonomo del pensiero necessita anche di virtù morali. Il motto oraziano ben compendia questo approccio: si abbandona la minorità combinando il coraggio dell’aude e l’esercizio attivo del sapere. L’uscita con cui si identifica il diventare maggiorenni non è un passaggio realizzato una volta per tutte; è un processo nel quale siamo costantemente chiamati a dimostrare l’attitudine all’uso libero e autonomo della nostra ragione e in cui sono in gioco anche le nostre qualità morali.

Nella “Comunicazione” agli studenti che avrebbero seguito il suo corso di lezioni, Kant scrive: << Lo studente non deve imparare dei pensieri, ma a pensare; non lo si deve portare, ma guidare, se si vuole che in seguito sia capace di camminare da solo >>. Emergono qui, contrapposte, due modalità di intendere l’insegnamento e l’apprendimento. Lo scopo del processo formativo non deve essere quello di consegnare agli studenti pensieri già definiti, ma quello di creare le premesse affinché essi pensino in prima persona. La finalità generale a cui dovrebbe tendere l’insegnamento non è l’assimilazione passiva di taluni contenuti da parte degli allievi. L’insegnante non deve considerare gli allievi come recipienti destinati ad accogliere contenuti. Solo se l’insegnante sarà capace di abbandonare questo abito precostituito, l’allievo potrà diventare capace di camminare da solo, di pensare con la propria testa. E’ richiesta, dunque, fatica. Ma per accedere alla via che conduce alla salvezza è necessario passare per la “porta stretta”: << Combattete per entrare per la porta stretta >>, si legge in un passo quasi ermetico del Vangelo di Luca.

Prof. Franco Barresi

  Ist. Compr. “Bastiano Genovese”

                  Barcellona P.G.

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