I gladiatori
Erano vegetariani? Uccidevano l’avversario nelle lotte?
I gladiatori, nonostante le loro origini, erano considerati dei veri e propri miti per l’antica Roma e simboleggiavano la forza e la potenza dell’Impero Romano.
Erano, infatti, dei prigionieri di guerra, schiavi, criminali condannati a morte, uomini liberi che desideravano ricevere delle ricompense o uomini con dei debiti. Diventati gladiatori, venivano considerati degli “infamis” per la legge ma, se erano fortunati, potevano facilmente ottenere il successo ed essere quindi venerati e ricompensati con ricchi doni.
Alcuni riuscivano a vincere elevate somme di denaro o ricevevano la spada di legno che simboleggiava la libertà ottenuta, altri potevano anche diventare istruttori nelle scuole per gladiatori.
Nonostante si possa pensare il contrario, l’alimentazione dei gladiatori romani era prevalentemente vegetariana. Seguivano una dieta specifica chiamata Gladiatoriam Saginam, ricca di legumi, latticini, cereali, aglio, cipolle, frutta, olive, miele e soprattutto orzo, infatti erano chiamati “hordearii” (mangiatori di orzo) e preferivano non mangiare carne in quanto in genere i romani soffrivano di gotta.
Prima delle competizioni ingerivano dei cibi energetici, come focacce d’orzo con olio e zuccheri, mentre dopo bevevano una bevanda a base di ceneri per rafforzare e far guarire il corpo.
Tali notizie sono state affermate in seguito a delle ricerche effettuate nel 1993 mediante uno studio da parte del Dipartimento di Medicina Forense presso l’Università di Medicina di Vienna, in cooperazione con il dipartimento di antropologia dell’Istituto di Medicina Forense dell’Università di Berna. Qui si sono occupati dell’analisi di alcuni resti trovati in un cimitero di Efeso risalienti a 53 individui, tra cui 22 gladiatori, vissuti tra il II e il III secolo d.C. Grazie alla spettroscopia si sono potute esaminare le proporzioni di isotopi stabili di azoto, zolfo e carbonio che si trovavano nella collagene delle ossa, e anche la quantità di calcio e stronzio presenti nella parte minerale dei resti.
La quantità di azoto dei gladiatori però era molto bassa, in quanto introducevano in minor quantità la carne, il pesce e i latticini, mentre quella di stronzio era molto elevata a causa delle bevande “energetiche” che ingerivano.
I gladiatori si allenavano sotto la guida di un esperto gladiatore nelle palestre delle caserme che prendevano il nome di “ludi”. Dal II secolo a.C. si trasformarono i dei veri e propri spettacoli e con Augusto divennero uno sport molto importante.
Col passare del tempo si diffusero diverse categorie di gladiatori, come ad esempio i “bustuarius” che combattevano intorno al bustum di una persona deceduta, e le amazzoni che erano delle gladiatrici.
Le sfide dei gladiatori, che generalmente dovevano sostenere due o tre combattimenti all’anno, avevano inizio con una parata durante la quale i lottatori entravano nell’anfiteatro o su dei carri o a piedi. Arrivati sotto la tribuna dell’imperatore dovevano salutarlo dicendo “Ave Caesar” e poi dovevano essere esaminate le armi che avrebbero dovuto utilizzare. Se i lottatori morivano, due schiavi travestiti da Ermete Psicopompo e da Caronte verificavano che fossero morti e, in caso contrario, gli veniva dato il colpo finale per poi essere potato via. I gladiatori feriti erano portati via dai medici, mentre i vincitori erano premiati con denaro, palme d’oro e tanti altri doni.
Sebbene nei libri di storia siano riportate queste informazioni, l’archeologo statunitense Steve Tuck, a cui successivamente si appoggia lo storico dell’università di Birmingham Simon Esmonde Cleary, sostiene che i combattimenti dei gladiatori fossero solo delle messe in scena che servivano per intrattenere e far divertire il pubblico. Egli afferma che da sempre si è pensato che queste lotte fossero sempre sanguinose e violente ma, dopo aver analizzato 158 immagini che raffiguravano i giochi, ha deciso di fondare la sua tesi. Dal confronto di queste raffigurazioni dichiara che lo scopo del gladiatore non era quello di uccidere l’avversario bensì di sconfiggerlo.
In Turchia sono state condotte anche altre ricerche da parte di Karl Großschmidt e Fabian Kanz, un medico e un archeologo austriaci, i quali hanno approfondito degli studi sui resti di 67 lottatori ritrovati in un cimitero di Efeso. Sono state analizzate le ferite trovate sugli scheletri, sui teschi e si è anche notata l’assenza di tagli in altre parti del corpo. Sulla base di queste scoperte si pensa che tra i gladiatori non avvenissero scontri violenti, ma incontri di lotta con regole ben precise e con armi uguali. Inoltre, sui resti di 10 crani sono state trovate delle ferite causate probabilmente da un colpo di martello. Si pensa che i gladiatori sconfitti, alla fine di questi incontri, siano stati uccisi fuori dall’arena con un colpo di martello da parte di un boia
Laura Siragusa II C BS