RISCALDAMENTO GLOBALE
Nello scorso secolo, intorno agli anni 50, sono stati osservati incrementi di temperatura media del pianeta terra che si discostavano parecchio dai valori in precedenza registrati. Si cominciò allora a porre una maggiore attenzione alle cause che avevano provocato ciò. Gli studi effettuati stabilirono che la distribuzione degli incrementi di temperatura non era uniforme su tutto il pianeta, ma presentava valori più alti nell’emisfero boreale dalle medie e alte latitudini fino al polo nord, ed era più accentuato sulla terra ferma rispetto a oceani e mari. Mentre nell’emisfero australe, circondato dagli oceani, si registrava un minore incremento di temperatura, e nella zona del polo sud una tendenza al raffreddamento. Quest’andamento ha fatto capire che l’aumento della temperatura è dovuto alle attività umane, più sviluppate nell’emisfero nord del pianeta, meno in quello sud, che immettono nell’atmosfera ingenti quantità di gas a effetto serra, in particolare di anidride carbonica liberata nelle combustioni dei combustibili fossili per generare energia o per autotrazione.
Nel 2007 l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) ha diramato il suo quarto rapporto sull’aumento della temperatura media della superficie terrestre. Da esso si evince che l’aumento è stato di 0,74 ± 0,18 °C nel XX secolo. Nei rapporti dell’IPCC risulta anche che la temperatura media del pianteta, nel XXI secolo, potrà aumentare tra gli 1,1 e i 6,4 °C in più rispetto ai valori attuali, dati desumibili da modelli climatici, considerando che ci sarà sempre maggiore richiesta di energia generata con fonti fossili.
Come si apprende dai media, l’aumento della temperatura media del pianeta sta causando la fusione dei ghiacciai e l’aumento del livello del mare. Altre conseguenze visibili sono le intensità delle precipitazioni, che sono violente anche alle nostre latitudini, e le modifiche della posizione e delle dimensioni dei deserti subtropicali. Quasi tutti i modelli climatici previsionali stimano che il riscaldamento avrà un maggiore incremento nell’emisfero settentrionale e le conseguenze saranno la diminuzione delle superfici dei ghiacciai, del permafrost e dei mari ghiacciati. Altri possibili effetti potranno essere modificazioni biologiche e agricole. Inoltre, l’aumento della concentrazione di CO2 nell’atmosfera potrebbe far diventare più acide le acque degli oceani.
La quasi totalità della comunità scientifica concorda sulle cause antropiche dell’aumento della temperatura media globale. Una piccola parte di studiosi ritiene che questo surriscaldamento sia dovuto a cause naturali, sostenendo come nella storia della terra si siano susseguite ere glaciali con periodi, ere interglaciali, nei quali la temperatura terrestre si sia innalzata. Una tesi sostenuta da William F. Ruddiman, professore di scienze ambientali all’Università della Virginia, sostiene che il riscaldamento globale ha avuto inizio circa 8000 anni fa, dopo l’introduzione della pratica della deforestazione e la nascita dell’agricoltura, come riportato in un articolo di Francesco Carella pubblicato su “Libero Quotidiano.it”. Nello stesso articolo si cita anche che un fenomeno analogo a quello odierno, dovuto alla CO2, occorse 3000 anni fa per la presenza di un’elevata concentrazione di metano nell’atmosfera e un’altra possibile causa del riscaldamento sia data dai cicli orbitali della terra. Noi però dissentiamo dalle argomentazioni riportate nell’articolo di Carella perché dalla “Rivoluzione Industriale” a oggi, in un arco di tempo di soli 150 anni, l’aumento medio della temperatura del pianeta ha avuto un’impennata molto elevata rispetto alle ere precedenti, come si rileva nel grafico di fig. 1.
L’aumento della temperatura che si è registrato dalla “Rivoluzione Industriale” in poi, è da attribuire alle emissioni dei gas serra che si sviluppano nelle combustioni. Il principale gas responsabile dell’effetto serra è il diossido di carbonio (anidride carbonica) perché è il principale prodotto ottenuto nella combustione di una qualsiasi sostanza di natura organica, formata da catene di atomi di carbonio che combinandosi con l’ossigeno dell’aria formano proprio la CO2. Ciò è rappresentato nel grafico di fig. 2, dove si nota come la concentrazione della CO2, negli ultimi 150 anni circa, ha raggiunto valori elevati, circa il doppio di quanto era accaduto nell’era pre-industriale.
La causa del riscaldamento che interessa sia gli oceani sia l’atmosfera, proprio per questo è detto globale, non è imputabile alla sola CO2. Al suo effetto bisogna sommare quello di altri gas serra quali: vapore acqueo (H2O), protossido di azoto (N2O), metano (CH4), esafluoruro di zolfo (SF6), clorofluorocarburi (CFC), e molte altre molecole contenenti cloro e fluoro le cui emissioni sono disciplinate dal Protocollo di Montreal. La concentrazione delle emissioni di gas alogenati avviene in concentrazione bassissima rispetto a CO2, CH4 e N2O, però possono avere un tempo di vita molto lungo e un forte effetto come forzante radiativo, da 3000 a 13000 volte superiore a quella del biossido di carbonio. Oltre all’incremento della concentrazione dei gas serra nell’atmosfera, altri fattori, ai quali si può imputare di contribuire a far aumentare la temperatura globale, sono: la deforestazione; l’aumento di aerosol, cioè di particelle aero-disperse; e l’allevamento intensivo di bestiame da macello. In un rapporto dell’IPCC si legge che la quasi totalità d’incremento della temperatura globale registrata lo scorso secolo, quasi sicuramente è da attribuire all’aumento dei gas serra prodotti dalle attività umane, mentre è poco probabile che siano cause naturali (< 5%) a provocarli. Tutti questi fattori contribuiscono a dare l’effetto serra. Si sono instaurati così dei meccanismi che hanno permesso l’innalzamento della temperatura superficiale del pianeta portandola a valori superiori a quella che si registrerebbe se ci fosse un equilibrio radiattivo. L’aumento della concentrazione dei gas serra, dalla Rivoluzione Industriale in poi, ha causato l’alterazione dell’equilibrio radiativo e la distribuzione dell’energia superficiale.
GAS | Principali fonti di origine antropica | Contributo % |
CO2 |
Consumo energetico, deforestazione, cambiamento della destinazione d’uso del suolo, produzione del cemento, incenerimento dei rifiuti. |
65 |
CH4 |
Produzione e consumo di energia, zootecnia, risaie, rifiuti, discariche, combustione di biomasse, scarichi domestici.
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20 |
Composti alogenati | Produzione industriale, refrigerazione, aerosol, produzione di schiume espanse, solventi, incenerimento dei rifiuti | 10
|
N2O | Terreni fertilizzati, disboscamento, produzione di acidi, combustione di biomasse, combustione di fossili. |
5 |
Tab. 1 contributo dei gas di origine antropica all’effetto serra
L’effetto serra è anche importante per la vita del pianeta. Senza di esso avremmo una temperatura media di 33°C più bassa (questo dato è stato calcolato prendendo come valore medio della temperatura terrestre quella del 1850) e la vita, in molte zone del pianeta, non sarebbe possibile perché la maggior parte della sua superficie sarebbe ghiacciata. Purtroppo, l’uomo con le emissioni, delle quali si è già detto, contribuisce a incrementare l’effetto serra e a far innalzare il valore della temperatura media.
La Conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico, accordi di Parigi del 2015 (COP21) che dovranno entrare in vigore entro il 2020, ha posto come punto di svolta il limite di 2°C d’incremento massimo della temperatura media del pianeta rispetto all’era pre-industriale per attenuare le irreversibili conseguenze sul clima della terra. Tali accordi sono stati criticati da ambientalisti e scienziati perché l’inizio della riduzione delle emissioni deve avvenire nel 2020, non è stato stabilito un calendario che porti all’azzeramento delle emissioni da fonti fossili, i produttori di petrolio e gas hanno ottenuto che non fosse fissata una data per la completa de carbonizzazione dell’economia.
Una ricerca dell’Università di Washington conclude che se tutto rimane così come stabilito, resta solo il 5% di probabilità che si riesca a mantenere l’aumento di temperatura media entro i 2°C per la fine del secolo. Sempre secondo questa ricerca, la probabilità di contenere l’incremento della temperatura entro 1,5°C, valore auspicato proprio durante i lavori della COP21, è dell’1%.
Per raggiungere quest’obiettivo, per i prossimi 80 anni, è necessario invertire questa tendenza perché, continuando a immettere nell’atmosfera gas clima alteranti, l’effetto serra si amplificherà sempre di più e la temperatura media del pianeta aumenterà in modo più marcato. Per impedire che la temperatura media del pianeta continui ad aumentare, l’umanità deve rinunciare a quella che fino ad oggi è stata la maggiore fonte energetica, la combustione con combustibili fossili. Soluzioni che possano portare alla diminuzione del loro utilizzo ne sono state proposte in passato, se ne propongono ora e ne saranno proposte delle nuove in futuro. I politici, qualunque sia la loro ideologia, devono avere il coraggio di adottare leggi che favoriscano lo sviluppo delle fonti di energie rinnovabili in sostituzione delle fonti fossili. Se l’umanità riuscirà a sganciarsi dall’utilizzo di petrolio, carbon fossile e gas naturale, saremo certi che la terra e i suoi abitanti avranno delle condizioni di vita migliori e, quasi certamente, molte patologie che hanno avuto un incremento notevole con l’avvento dell’era industriale, andranno via via estinguendosi.
Rosario Saccà