STORIE DI NATALE: CUORI DI CRISTALLO
Quel mattino soffiava un’aria pungente che profumava di neve.
In un piccolo paese del Trentino, sulle Dolomiti, Mia e Daniel giocavano allegramente. Il profondo respiro della fredda stagione passava tra le viuzze illuminate dalle luci del Natale, scompigliando i capelli e gonfiando i vestiti dei bambini, euforici per l’avvicinarsi della festa.
Ogni anno Mia e Daniel passavano la mattina della vigilia di Natale giocando all’aperto, c’era freddo ma erano abituati a quelle rigide temperature; la neve faceva compagnia ai loro giochi.
Quell’anno Mia, però, non era spensierata: vedeva passare continuamente alla TV, e in modo sempre più frequente, le comunicazioni per le raccolte di fondi, attraverso sms solidali, a favore di bambini affamati, ammalati o vittime della guerra…
Mia quasi non riusciva a guardare le immagini, crude e tristi, che intervallavano gli spot pubblicitari. Si passava in un batter d’occhio dalla pubblicità che ostentava ogni bene, ogni delizia, ogni capriccio a immagini devastanti. Non riusciva a guardare quei bambini dagli occhioni grandi, smisuratamente grandi, che sembravano occupare tutto lo schermo.
Sapeva che le raccolte avevano uno scopo benefico ma, ogni giorno, rimaneva provata… i visi e i corpicini esili o martoriati di quei bimbi innocenti le rimbalzavano in mente. Aveva persino finito per irritarsi davanti al comportamento dei suoi compagni di classe che, durante le pause, parlavano e parlavano e parlavano di regali, regali e regali, disdegnando sempre più i piccoli e semplici doni ed esaltando solo quelli tecnologici e sempre più rivoluzionari.
Lei amava leggere… i libri erano sempre stati i suoi doni preferiti. Chiusa nella sua camera volava insieme a loro oltre i muri, oltre i laghi della sua terra, oltre le montagne. Ne teneva uno, in particolare, sul suo comodino: da quando l’aveva letto si era così tanto affezionata a quella storia, l’aveva così tanto sentita sua che il libro era diventato per lei un amico, un compagno, come lo sono spesso gli orsetti per i bimbi più piccoli.
Mia era assorta in questi pensieri quando, all’improvviso, si accorse di un luccichio in lontananza.
-Daniel, guarda! -esclamò stupita.
– Cos’è? -chiese il fratellino.
-Forse è una stella…
– Andiamo a vedere!
Così dicendo si allontanarono un po’ da casa. Una volta lì capirono che quel riflesso di luce non era una stella ma un vero e proprio cristallo a forma di cuore che però, stranamente, emanava calore.
I bimbi capirono che il cuore brillava di luce propria.
-Come ha fatto ad arrivare fin qui? – domandò il piccolo Daniel.
-Non credo l’abbia trasportato il vento: è troppo pesante!
-È molto bello e colorato- commentò Daniel.
-Già…emana calore… mi fa sentire bene!
Ad un tratto, mentre osservavano con attenzione lo strano oggetto, una voce misteriosa giunse alle loro orecchie.
“Sulla vetta della lontana montagna andrete e là la mia casa troverete. Cercate allor la chiave del Natale perché diventi di nuovo speciale!”.
I due bambini erano paralizzati dalla paura ma anche dallo stupore: chi poteva parlare? Non c’era nessuno lì intorno a parte loro due e… il cuore di cristallo.
-Non può essere! -esclamò allarmata Mia.
-Ma chi ha parlato? – chiese Daniel.
In quel momento la luce brillava di più… Lì, in mezzo alla neve, lo sfavillio del cuore abbagliava i loro occhi. Improvvisamente Mia si irrigidì: – Non può essere, è la stessa voce che ho sognato diversi anni fa.
– Ma di cosa parli?
Mia non udiva la voce del suo fratellino, nella sua mente iniziavano a riaffiorare vecchi ricordi…ricordi ancora sbiaditi, ricordi ancora troppo confusi.
Daniel la strattonò: – MIA!! RISPONDI! COSA SUCCEDE?!
Daniel chiamò più volte la sorella ma lei era totalmente assente. Daniel ripeté: – MIA, PERCHE NON RISPONDI!?
Fu allora che gli occhi della ragazzina, fino a quel momento inespressivi, tornarono come prima. Mia guardò il piccolo Daniel e dal suo sguardo smarrito capì che era preoccupato.
-Cosa c’è Daniel, perché mi guardi così?
– Ma perché non mi rispondevi? Ti chiamo da un po’…
-Daniel, ho già sentito quella voce…tanto tempo fa. Avevo otto anni. Una notte sognai un castello ricoperto dalla neve e dimenticato dal resto del mondo, e da lì proveniva la stessa voce che abbiamo udito prima. Anche allora, come oggi, un cristallo tra la neve catturò la mia attenzione: era identico a questo! Poi il cuore cominciò a brillare sempre più forte fino a quando non si spezzò nelle mie mani… a quel punto il sogno si interruppe. Che strano sogno mi sembrò allora! E invece oggi è tutto così magico e, nello stesso tempo, reale!
– Già – annuì Daniel – perché nel sogno il cuore si spezza? Tu sai cosa significa?
-Non lo so, ma dobbiamo scoprirlo!
I bambini guardarono il cielo, era plumbeo, ma si scorgeva un punto più luminoso proprio su di loro: “era già mezzogiorno” pensarono. Dovevano tornare a casa…ma dove avrebbero potuto nascondere il cuore?
In quel momento il cuore brillò di nuovo. Si fermarono. Il cuore tremava e si rimpicciolì fino a quando non diventò delle dimensioni di una gemma adatta ad essere incastonata in un anello.
Improvvisamente, nelle mani di Mia, si materializzò un anello color argento e la pietra vi si incastonò.
-Ecco dove terremo il cuore! – esclamò la ragazzina.
I due bambini corsero a casa e pranzarono con i genitori. Di pomeriggio era concesso loro di uscire, così impazienti come mai fino a quel giorno, corsero nuovamente fuori.
-Perché il cuore si è spezzato? -chiese Daniel.
-Forse era talmente triste da rompersi; di solito i cuori spezzati rappresentano qualcosa che prima era meraviglioso e che poi di colpo si frantuma senza possibilità alcuna di poter tornare come prima: l’incrinatura si vedrà per sempre…forse il nostro cuore è triste per qualcosa…
In quel momento il cristallo parlò ancora:” Solo adesso che sapete cosa provo, potete donare al mondo un senso nuovo, un senso antico eppure perso che ha reso il mondo molto diverso. Da reali e maestà a fame e povertà! Questa è la chiave che li salverà.”.
Mia e Daniel ascoltarono con attenzione le parole del cristallo.
– Forse ho capito- disse Mia – dobbiamo rivalutare le sue prime parole, quando disse che dovevamo trovare la chiave del Natale. Secondo me dobbiamo raggiungere la cima della montagna che ci sta di fronte. Sono sicura che lì troveremo ciò che cerchiamo.
Mia sembrava sicura di ciò che diceva, nei suoi occhi brillava una luce nuova. Il cuore dell’anello era ormai collegato alla sua mente.
-Dammi la mano! – disse a Daniel.
Il bambino obbedì in silenzio, poi, al suo via, urlarono all’unisono: -TELETRASPORTO!
Sul finire della parola si ritrovarono sulla vetta della montagna.
Faceva molto freddo.
-Ci siamo…-disse Mia.
-Ma dov’è il castello?
Un forte brivido attraversò il corpo di Mia:-Daniel, dobbiamo aprire i nostri cuori e offrirli al Natale.
Rimasero così, mano nella mano, per un tempo indefinito…
Tutto ad un tratto il calore dei loro cuori provocò una luce calda, tanto calda da far sciogliere la neve…e poi, improvvisamente, ecco il castello! Si ergeva davanti a loro imponente e maestoso. Era bianco, ornato con fiocchi rossi e verdi.
I due fratelli erano immobili, lo stupore e l’emozione pervadevano ogni centimetro della loro pelle, il loro cuore era in fiamme.
-ENTRIAMO!!- urlò Daniel.
Il castello all’interno rispecchiava lo stesso aspetto che aveva all’esterno.
-Ecco la tua casa- disse Mia rivolgendosi al cuore. Il cuore brillò.
-Dobbiamo andare al piano superiore – e, afferrando per il braccio Daniel che guardava rapito la bellezza e l’incanto del castello cominciò a correre.
Salirono impetuosamente una larga rampa di scale e subito, di fronte a loro, videro un trono con un cuore scavato nello schienale; Mia e Daniel capirono che il cristallo dell’anello andava messo lì: era quello il suo posto!
Mia si tolse l’anello, il cuore era molto più piccolo adesso ed era incastonato al suo interno. Cosa mancava ancora? Cosa avrebbe dovuto fare o dire? Mia pensò ancora, come ormai faceva spesso, alle dolorose immagini dei bambini delle campagne solidali, il suo cuore era gelido, pietrificato dall’angoscia che quelle immagini provocavano in lei ogni volta che le guardava. Poi, per un attimo, l’anello sparì, non lo vide più…
Improvvisa, una luce folgorante li abbagliò. Quando si affievolì si accorsero che il cuore di cristallo era lì, incastonato perfettamente nello schienale.
In quel preciso istante il castello si illuminò di una luce diversa, intensa e calda.
La voce disse:” Grazie! Avete regalato al mondo il senso originario del Natale.”.
Ancora quella voce…
Chi era a parlare? Uno spirito, un uomo, forse un re…il re del Natale, forse il RE dei RE.
I ragazzi si addormentarono sfiniti.
La mattina si ritrovarono nei loro letti: era la mattina del giorno di Natale.
Si svegliarono e felici andarono davanti alla capanna del presepe per mettere il Bambinello Gesù nella mangiatoia.
Mia accese la TV…passava la pubblicità…
Nessun messaggio di raccolte per bambini affamati, violentati dalla guerra…
Passava invece UN’EDIZIONE SPECIALE.
Tutte le reti mandavano lo stesso messaggio:” NATALE 2017: IL NATALE DEL MIRACOLO! “.
Chiara Bucca – classe VA – I.C. MILITI
Sophia Sottile – classe VA – I.C. MILITI
Ins. Maria Grazia Alesci