Al di là del mare per SEMINARE la speranza
Si è aperto all’insegna della solidarietà multietnica e interraziale il dicembre del Majorana che, nella sua Aula Magna, ha ospitato il convegno “Al di là del…mare” organizzato dall’associazione onlus “Progetto Casa Orfani Burundi” (PcoB).
L’ente benefico nato nel 2009 per volontà di Padre Severin Ndimurwanko, appoggia un centro di accoglienza e formazione nato a Gitega (Burundi), nel continente africano, con l’obiettivo di sostenere gli orfani e i ragazzi disagiati del Burundi affinchè, accedendo a regolari percorsi di studi, possano acquisire le conoscenze necessarie al raggiungimento dell’autosufficienza economica e il conseguente miglioramento delle condizioni sociali.
Moderatrice dell’incontro è stata la giornalista Nadia Maio che, nell’introdurre i lavori, ha voluto sottolineare come, in un momento storico assai delicato per quel che riguarda il fenomeno dell’immigrazione, l’espressione “al di là del mare” vuole essere un invito a non guardare solo a ciò che succede nel Mediterraneo a noi più vicino, ma anche oltre, dove “oltre” è rappresentato da tutti quei luoghi ove la necessità di emigrare nasce.
Dopo i saluti del dirigente Stello Vadalà, che ha dato il benvenuto a tutti gli intervenuti, a raccontare la storia della onlus è stata la dott.ssa Mimma Mastroieni, presidente dell’associazione, la quale, oltre a ribadire il carattere apolitico e no profit dell’ente di volontariato, ha informato i presenti dei propositi e degli obiettivi raggiunti in questi otto anni di lavoro.
Grazie ad un breve video, è stato possibile osservare alcuni spaccati di vita dei giovani burundesi, una realtà ulteriormente messa in luce dal dott. Giuseppe Muscianisi, medico milazzese impegnato in attività di volontariato nel terzo mondo che, sebbene non sia mai stato in Burundi, ha avuto modo di vivere in paesi con situazioni assai simili. Sua la disamina sul fatto che tanti disastri e guerre civili nascono da una miope politica coloniale che, purtroppo, in alcune parti del mondo, continua ancora oggi con fenomeni di neocolonialismo che trovano forza nell’ignoranza e nella mancanza di lavoro. Le ONG – ha affermato – portano in queste zone i vaccini, anche in grande quantità, ma poi manca la corrente elettrica per mantenerli alla necessaria temperatura e, quindi, se non consumati nell’immediato, devono essere buttati. Più che di aiuti che arrivano da fuori, dunque, c’è bisogno di migliorare le condizioni in loco, favorendo percorsi di autosostentamento.
Ed è su questo punto che si è inserito il dott. Franco Vescera, studioso e imprenditore brianzolo trapiantato a Carlentini. Membro di una famiglia di panificatori e pastai siciliani, nonché biologo marino e grande esperto di grano antico, l’imprenditore ha acceso le luci sul tema centrale del convegno, ossia l’intento di avviare, attraverso il sostegno della comunità europea, un progetto per la semina, la coltivazione, la trasformazione e la panificazione/pastificazione in Burundi. Esiste un solo essere umano, ha affermato Vescera, e dove c’è l’essere umano c’è economia. Come mai allora, in alcune zone questa non riesce a decollare? La risposta, ha affermato lo studioso citando Don Giussani, è nell’educazione, nell’approccio mentale. Dobbiamo avviare in questi luoghi microcellule aziendali gestite con l’occhio del “buon padre di famiglia”, atte a produrre sviluppo “in e per questi territori” e non con la pretesa di utilizzare, come spesso fanno le multinazionali, questi territori per sviluppare business.
Il progetto che è sostenuto anche dall’Università di Catania, dall’Enea e dalla Banca Sviluppo, è solo all’inizio, ma si inserisce in quella politica di investimento che l’Unione Europea ha confermato per i territori del terzo e quarto mondo già a partire dal 2018, investimenti che superano i 40 miliardi di euro.
Nino Romanzo, socio coordinatore dell’idea di progetto, ha sottolineato come l’unico elemento che può rendere liberi questi luoghi è il lavoro. Piuttosto che donare oggetti, ha affermato, dobbiamo donare la necessaria formazione per creare una cultura economica e, in quest’ottica, anche la dott.ssa Roberta Andaloro, vicepresidente dell’ordine degli agronomi, ha confermato la disponibilità degli agronomi della provincia di Messina a sostenere il progetto.
In chiusura dell’interessante pomeriggio, la parola è passata a Padre Severino, socio fondatore dell’associazione PcoB, nato in Burundi, che citando la Bibbia e Tomasi di Lampedusa, con amara ironia, ha affermato che non è più possibile pensare di “sponsorizzare cambiamenti che non cambiano nulla”. Martin Luther King ha detto: “o tutti o nessuno”. Non si può pensare di continuare a far finta di niente mentre qualcuno piange dietro la nostra porta, ha concluso. Quindi, le ultime riflessioni, affidate a S.E. il Ministro degli Esteri del Burundi, dott. Jean De Dieu Ndikumana, il quale ha sostanzialmente ribadito che per far crescere e staccare dalla sottomissione di altre nazioni questi popoli, servono solo tre cose: indipendenza, libertà e autonomia.
A conclusione, un simbolico “spezzare del pane” gentilmente donato dal dott. Vescera.
Lucia Scolaro
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