Re Artù tra Letteratura e Leggenda
Il Ciclo Arturiano o Bretone, rappresenta uno dei capisaldi della Letteratura Medievale.
L’iniziatore dei racconti è Goffredo di Monmouth la cui opera più importante è l’Historia Regum Britanniae (La Storia dei Re della Gran Bretagna) del XII secolo, composta in latino, le cui vicende sono legate ad Artù e a Merlino, suo fidato consigliere. Merlino e Artù saranno i protagonisti, insieme ai Cavalieri della Tavola Rotonda, di molte altre opere, conosciute e diffuse grazie a Chrétien de Troyes (1135-1190), un autore francese che può essere definito “il vero inventore del genere bretone”.
La produzione francese relativa al ciclo bretone non si esaurisce solamente con Chrétien de Troyes e negli anni a seguire vengono composti moltissimi altri racconti; nel XIII secolo viene scritto il Lancelot-Graal, considerato il più completo e importante romanzo del ciclo bretone, comprendente tutti i temi della saga arturiana. È impossibile ricercare elementi storici di una vicenda letteraria tanto stratificata che comprende tradizioni anglo-sassoni e gallesi ma anche cristiane. Non si ha testimonianza certa nemmeno sull’esistenza di un re Artù e, se fosse realmente esistito, il suo regno avrebbe avuto luogo nel periodo oscuro dell’Europa che segue alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente. Re Artù è, infatti, un leggendario condottiero britannico che, secondo le storie medievali, difese la Gran Bretagna dai Sassoni verso la fine del V e l’inizio del VI secolo. I dettagli sulla sua vita sono principalmente di frutto folklore e di invenzione letteraria.
La sua storia e la sua leggenda sono legate ad un oggetto magico, una spada, chiamata Excalibur, che come mago Merlino aveva annunciato, avrebbe reso re l’uomo che sarebbe stato in grado di estrarre questa spada dalla roccia.
Secondo la tradizione Artù sarebbe diventato re a 15 anni affrontando diverse battaglie ricche di conquiste; dopo dodici anni di pace volle espandere il suo impero ma, nel mentre della sua marcia su Roma scoprì che suo nipote gli aveva usurpato il trono, così fece per tornare indietro ma nello scontro venne ferito, fu quindi portato sull’isola di Avalon dalla quale non farà più ritorno. La leggenda racconta che Artù attenda da allora su quell’Isola, pronto a ritornare non appena la Britannia avrà bisogno del suo aiuto essendo lui il Re in eterno.
Rimane tutt’oggi acceso il dibattito sulla questione se Re Artù sia realmente esistito e tale dibattito iniziò fin dal Rinascimento quando la dimensione storica di Artù fu strenuamente difesa, in special modo dalla dinastia dei Tudor i quali legarono la loro discendenza a quella di Artù.
Reale oppure no, la storia di Artù fornì ai popoli di origine celtica una storia nazionale, con i propri eroi e la propria gloria.
Il Ciclo Arturiano viene delineato in quattro nuclei principali in cui si svolgono le vicende, iniziando dalla nascita di Artù e concludendosi con la sua morte.
Il primo nucleo è principalmente incentrato sulla nascita, l’incoronazione al trono e le vicende di re Artù e di Merlino unite alla creazione della Tavola Rotonda che simboleggiava l’uguaglianza e l’unità fra i popoli; il secondo nucleo è invece incentrato sull’amore tra Lancillotto, cavaliere della Tavola Rotonda e Ginevra, sposa di Artù. Nel terzo nucleo si narrano le vicende di Gaalad, figlio di Lancillotto, alla ricerca del Santo Graal; nell’ultimo protagonista ritorna Artù che con la sua morte fa terminare i racconti del ciclo arturiano.
Il cavaliere arturiano durante le sue battaglie è spinto da una necessità interiore di ricercare un’impresa da compiere, un’azione valorosa che gli porti onore e gloria e, se nelle vicinanze non ci sono imprese, in cui il proprio valore possa emergere, diventa errante cioè parte alla ricerca di occasioni per poter acquistare onore e fama.
Nei racconti arturiani temi principali sono l’avventura, la magia e l’amore. La magia è un elemento fondamentale, infatti durante le proprie avventure il cavaliere può incontrare essere strani: mostri, giganti, maghi, fate e spesso è vittima di incantesimi; l’altro elemento caratteristico del ciclo bretone è l’amore: è pensando alla donna che ama che spesso il cavaliere compie straordinarie imprese. Nonostante l’esistenza di Artù sia ancora dubbia, i racconti hanno avuto una grandissima influenza sulla letteratura, l’arte, la musica e la società dal medioevo fino a giorni nostri.
Valeria Andaloro IIIBBS