La stregoneria nel Medioevo
Il Medioevo è uno dei periodi più affascinanti e complessi della storia dell’uomo. Mostri, esseri fantastici, creature bizzarre pullulano l’immaginario collettivo popolato da paure — quella del demonio, della fine del mondo, dei peccati mortali, del Giudizio divino — e quello del quotidiano dell’agricoltura, dei tempi dettati dalla Natura, delle ore scandite dalle campane delle abbazie cistercensi, dall’ora et labora dei benedettini e dalle laudi cantate in onore dell’Altissimo per rinnovare l’alleanza dell’uomo con il divino e con la Natura. Pagina nera del Medioevo è, a causa della paura dell’entità demoniaca, la famigerata caccia alle streghe. Il fenomeno interessò in particolare la Francia, la Germania, la Svizzera e l’Italia settentrionale.
Tutto ebbe inizio nel 1231 quando papa Gregorio IX istituì il tribunale della Santa Inquisizione, dipendente interamente dalla chiesa di Roma, che si occupò di correggere le eresie e condannare e punire coloro che venivano colti in aperto dissenso non solo con le dottrine della Chiesa cattolica ma anche con l’idea del Papa come autorità. Si giunse così al 1484 quando Papa Innocenzo VIII promulgò la bolla pontificia Summis desiderantes affectibus (Desiderando con supremo ardore), nella quale il pontefice riconosceva l’esistenza delle streghe e concedeva la piena approvazione papale all’Inquisizione e nominava i frati Domenicani Heinrich Institor Kramer e Jacob Sprenger, inquisitori incaricati di estirpare la stregoneria dalla Germania. Essi, forti del consenso papale, pubblicarono nel 1487 il Malleus Maleficarum (Il martello delle streghe) un testo in latino allo scopo di reprimere in Germania l’eresia, il paganesimo e la stregoneria.
Si tratta di un vero e proprio manuale dell’inquisitore in cui si spiegano i malefici operati dalle streghe, i mezzi per riconoscerli, i sistemi per interrogare e tutte le varie e crudeli torture per estorcere le confessioni. Il Malleus, perciò, nacque con una patente pontificia di autorevolezza che nessun altro libro del genere ebbe né prima né dopo. Ma chi nel libro veniva accusato? In più del 70 per cento dei casi si trattava di donne, specialmente vedove, che spesso non avevano chi le difendesse. Venivano anche presi di mira i poveri, le persone anziane e le donne che preparavano rimedi a base di erbe, soprattutto se questi non avevano effetto. Coloro che erano ritenute streghe venivano accusate di ogni sorta di sventura. Si diceva che causassero gelate e carestie. Se un raccolto veniva distrutto dalla grandine, se una mucca non produceva latte, se un uomo era impotente o una donna era sterile, sicuramente la colpa era di qualche strega! Come si faceva a riconoscere una strega? A volte la persona sospettata veniva legata e gettata in uno specchio d’acqua “benedetto”. Se affondava, veniva dichiarata innocente e tirata fuori. Se invece galleggiava, era considerata una strega e messa immediatamente a morte oppure sottoposta a processo. In altri casi la persona veniva pesata, perché si credeva che le streghe pesassero poco o nulla.
Un’altra prova consisteva nel trovare il “marchio del Diavolo”, ovvero un segno tangibile del patto che la strega aveva stretto con il Diavolo. Per cercare il marchio, gli incaricati radevano completamente la persona e ne esaminavano ogni punto del corpo, e, come se non bastasse, il tutto avveniva in pubblico. Poi infilavano un ago in tutti i punti sospetti, ad esempio voglie, verruche o cicatrici. Se l’ago non provocava dolore o sanguinamento, si era trovato un marchio di Satana. Si dà il caso però che per fare questo spesso veniva usato un ferro incandescente, a causa del forte calore e della cauterizzazione della ferita inflitta, la donna non sanguinava e quindi era ritenuta colpevole. Le più “cacciate” erano soprattutto le guaritrici, alle quali la popolazione rurale si rivolgeva in maggior modo visto che i costi di medicine e medici erano elevati e la conoscenza di quest’ultime non era da meno di quella medica. A causa dell’utilizzo d’infusi di piante e decotti vari, esse venivano considerate delle “streghe” in quanto praticavano dei malefici con questi ingredienti. La caccia alle streghe fu promossa da governanti sia cattolici che protestanti e in certe zone i protestanti furono più severi dei cattolici. Col tempo, però, cominciò a prevalere la ragione.
Per esempio nel 1631 Friedrich Spee, un sacerdote gesuita che aveva accompagnato al rogo molte persone condannate come streghe, scrisse che secondo lui nessuna era colpevole. Disse anche che se la caccia alle streghe fosse continuata inesorabile il paese si sarebbe svuotato. Nel frattempo i medici cominciarono a capire che certi fenomeni, ad esempio le convulsioni, potevano essere ricondotti a un problema organico e non alla possessione demonica. Durante il XVII secolo i processi diminuirono notevolmente e alla fine dello stesso secolo praticamente cessarono. Milioni di donne, però, furono torturate e uccise per futili motivi. Un grande esempio fu Giovanna D’arco, una giovane che, durante la guerra dei Cento Anni, assunse il comando dell’esercito francese e salvò la Francia dalle truppe nemiche rimettendo in trono il legittimo sovrano. Fu però accusata di eresia e di stregoneria in quanto portava i capelli corti, indossava i pantaloni e cavalcava come un uomo e fu quindi bruciata viva, oggi canonizzata. Dalle vicende di queste donne sono stati tratti numerosi film fra cui “La seduzione del male” e “L’ultimo dei templari”. Un insegnamento che si può trarre da questo terribile periodo è quello di non lasciarsi influenzare da superstizioni e riti alle volte anche satanici che colpiscono ancora oggi il web e attraggono soprattutto i giovani. Come disse bene Voltaire: “le streghe hanno smesso di esistere quando “abbiamo” smesso di bruciarle!”
Elena Caravello III B BS