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Cultura

Primo Centenario della disfatta di Caporetto

Il 24 ottobre 2017 è ricorso il centesimo anniversario di quella che fu la più grande catastrofe militare della storia italiana: la battaglia di Caporetto.

Caporetto, oggi, è un villaggio situato in Slovenia, vicino al confine con l’Italia, che, nell’ottobre del 1917, a causa della sua posizione strategica che incrociava il corso dell’Isonzo e la valle che porta verso la pianura friulana, fu lo scenario della disfatta più grande dell’esercito italiano durante la Grande Guerra.

Tutto ebbe inizio il 21 ottobre con l’apertura del fuoco da parte degli austriaci. Anche se più intenso del solito, esso non destò sospetti all’inizio ma si rivelò in realtà il principio di una nuova strategia che consisteva nell’invio, da parte del nemico, di gruppi di sabotatori tedeschi e austriaci che, infiltrandosi dietro le truppe italiane, con cannoneggiamenti, collocazione di esplosivi e sabotaggi riuscirono a tagliare le linee di comunicazione tra l’esercito italiano e il suo comando.

Alle due del mattino del 24 ottobre, due mila cannoni nemici aprirono il fuoco, riversando sulle truppe italiane una pioggia di proiettili e di fosgene, un gas asfissiante così che l’artiglieria austro-tedesca riuscì a sfondare e dare inizio alla disfatta per l’esercito italiano, che era impreparato, mal gestito e mal equipaggiato.

Dopo lo sfondamento della linea italiana, il generale Cadorna ordinò, la sera del 26 ottobre, il ripiegamento sulla destra del Tagliamento ma pochi reparti lo ricevettero e la ritirata si trasformò in una fuga.

Conseguenza di ciò fu l’occupazione del Friuli. Il bilancio della battaglia fu disastroso: dodicimila morti, trentuno mila feriti, trecentomila prigionieri e metà delle divisioni annientate.

Cadorna, che annunciò la disfatta il 28 ottobre, accusò i soldati della II armata, affermando: “La mancata resistenza di reparti della II Armata vilmente ritiratisi senza combattere, o ignominiosamente arresisi al nemico, ha permesso alle forze austro germaniche di rompere la nostra ala sinistra sulla fronte Giulia. Gli sforzi valorosi delle altre truppe non sono riusciti ad impedire all’avversario di penetrare nel sacro suolo della Patria. La nostra linea si ripiega secondo il piano stabilito. I magazzini ed i depositi dei paesi sgombrati sono stati distrutti. Il valore dimostrato dai nostri soldati in tante memorabili battaglie, combattute e vinte durante due anni e mezzo di guerra, dà affidamento al Comando Supremo che anche questa volta l’esercito, al quale sono affidati l’onore e la salvezza del Paese, saprà compiere il suo dovere.” Quindi il generale individuava le cause della sconfitta nel disfattismo delle truppe che, mentre erano in fuga, venivano raggiunte da una pioggia di volantini, rilasciati dagli aerei austriaci sulle colonne in ritirata e sulle piazze di molte città italiane che recitavano:” Italiani, il comunicato del 28 ottobre del gen. Cadorna vi avrà aperto gli occhi sull’enorme catastrofe che ha colpito il vostro esercito. In questo momento così grave per la vostra nazione, il vostro generalissimo ricorre ad uno strano espediente per scusare lo sfacelo. Egli ha l’audacia di accusare il vostro esercito. Questa è la ricompensa al vostro valore…”

Successivamente ritenuto il grande responsabile della sconfitta, Cadorna, interrogato da una commissione sulle cause della disfatta, non ammetterà mai i propri errori e verrà sostituito al comando dal generale Armando Diaz, nuovo capo di Stato Maggiore del Regio Esercito dall’8 novembre 1917. Da allora il termine Caporetto viene utilizzato in senso figurato per indicare genericamente un grave scacco, una pesante sconfitta, una disfatta, una capitolazione.

 

Blando Francesca V B BS

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