lunedì, Dicembre 23, 2024
Comprensivo Bastiano Genovese Barcellona

Ricordare Nassiriya

Era un mattino di calma apparente…

Era il 12 novembre 2003, ore 8.40 italiane, ore 10.40 a Nassiriya, città irachena della provincia di DHI-QAR, il giorno in cui la guerra entrò di nuovo nelle case degli italiani.

Un’autocisterna piena di esplosivo, guidato da due kamikaze, forzò l’entrata della base militare “Maestrale” presidiata dai carabinieri italiani del MSU (Unità Specializzata Multinazionale).

L’attentato provocò 28 morti, 9 erano Iracheni e 19 Italiani di cui 12 carabinieri, 5 militari, 2 civili (un regista che si trovava lì per un documentario e un cooperante internazionale) e molti feriti.

Fu il più grave attacco subìto dall’ esercito italiano dopo la seconda guerra mondiale.

I militari italiani si trovavano a Nassiriya dal 19 luglio 2003, dopo aver dato il cambio ai Marines Americani del secondo battaglione, 25° reggimento.

Il contingente italiano della missione “Antica Babilonia” era impegnato in operazioni di Peacekeeping: ovvero ricostruzione, mantenimento dell’ordine pubblico, addestramento della nuova polizia irachena.

Il camion conteneva tra i 150 e i 300 kg di tritolo mescolato a liquido infiammabile. A bordo c’erano due persone: un autista e un uomo armato che cominciò a sparare contro il posto di guardia all’ingresso della base.

Il camion sfondò la barra di metallo all’ingresso mentre il militare italiano di guardia rispondeva sparando. Si bloccò pochi metri dopo, scontrandosi contro gli Hesco Bastion (gabbioni di materiali che solitamente vengono riempiti con sabbia o terra e che si utilizzano per creare ripari), che delimitavano il parcheggio della base, e lì esplose, a circa 25 metri dalla palazzina.

L’edificio della base maestrale, soprannominata “Animal House” che occupava il vecchio edificio della Camera di Commercio, venne sventrato dall’esplosione e la base Libeccio, piuttosto distante, fu danneggiata. La forza dell’esplosione scagliò tutto intorno la ghiaia che riempiva gli Hesco Bastion.

Nel cortile davanti alla palazzina molti mezzi militari presero fuoco e il deposito delle munizioni andò in fiamme (le indagini successive rivelarono che diversi corpi furono colpiti da proiettili Italiani).

Nassiriya-Base-Maestrale

Dopo l’attentato vennero aperte diverse inchieste per accertare chi fossero i responsabili dell’attacco e se c’erano state negligenze nel difendere adeguatamente la base Maestrale.

Nassiriya si trova nel sud dell’Iraq, una zona a larga maggioranza sciita, dove gli scontri con la minoranza sunnita e con le forze internazionali erano meno frequenti rispetto ad altre zone del paese come Baghdad e Tikrit.

Le inchieste sui terroristi hanno indicato come probabili responsabili gruppi sunniti arrivati a Nassiriya qualche giorno prima dell’attacco.

Si ritiene che l’attentato sia stato progettato da gruppi vicini ad Al-Qaida e al leader islamista Abu Musad Al-Zarquawi.

L’inchiesta fu lunga e complessa e ha coinvolto due generali responsabili del settore (Vincenzo Lops e Bruno Stano) e il comandante della base,  colonnello Georg Di Pauli. La Corte di Cassazione, nella sentenza del 20/01/2011, confermò l’assoluzione di tutti e tre gli ufficiali da ogni responsabilità penale e rinviò il caso alla giustizia civile per il risarcimento dei danni ai familiari delle vittime. La Cassazione, tuttavia, stabilì che erano state sottovalutate le avvisaglie di un attacco imminente e che non erano state prese le adeguate misure per contrastarlo.

Nessun percorso a zig-zag obbligatorio era stato costruito all’ingresso della base per evitare che un mezzo potesse lanciarsi a grande velocità nel parcheggio; la riserva di munizioni non era abbastanza protetta e gli Hesco Bastion erano stati riempiti di ghiaia e non di sabbia come sarebbe stato più prudente in caso di attentati.

I vertici della base ‘’Maestrale’’ hanno sempre sostenuto che fino a quel giorno non c’erano stati motivi di preoccupazione, perché la popolazione locale non era ostile nei confronti dei militari italiani, considerati un aiuto indispensabile per rialzare le sorti del Paese, e inoltre gli estremisti locali erano attentamente controllati.

FUNERALI

I funerali di stato degli italiani morti durante l’attentato si tennero a Roma il 18 novembre con un corteo funebre verso la basilica di San Paolo Fuori le Mura, con camion con i feretri scortati dai corazzieri a cavallo a passo d’uomo e una grande folla di cittadini oltre alle più alte cariche dello Stato che stavano vicino alle famiglie delle vittime.

In contemporanea, mentre a Roma si celebravano i funerali ai Caduti, nel campo Italiano di Nassiriya il trombettiere intonava il silenzio davanti alla bandiera a mezz’asta.

Il giorno prima dei funerali, nella camera ardente, il presidente della Repubblica, Carlo Azelio Ciampi, abbracciò a lungo, come un parente, il padre del Maresciallo Alfonso Trincone. Gli Italiani abbracciarono allo stesso modo i parenti delle vittime, riconoscendosi nel gesto spontaneo del presidente. Le mamme d’Italia si sono strette intorno ai morti come fossero figli loro.

Questa tragedia ha colpito decine di famiglie, lasciando figli senza padri e madri senza figli nella folle logica della guerra.

L’operazione Antica Babilonia terminò ufficialmente il primo dicembre 2006, quando l’esercito Iracheno tornò a occupare la città di Nassiriya . Ricordare i nomi dei nostri connazionali che hanno perso la vita nell’attentato vuole essere solo un piccolo gesto per onorare la loro memoria.

 

I CARABINIERI

  • Massimiliano Bruno, maresciallo aiutante
  • Giovanni Cavallaro, sottotenente
  • Giuseppe Coletta, brigadiere
  • Andrea Filippa, appuntato
  • Enzo Fregosi, maresciallo luogotenente
  • Daniele Ghione, maresciallo capo
  • Horacio Majorana, appuntato
  • Ivan Ghitti, brigadiere
  • Domenico Intravaia, vice brigadiere
  • Filippo Merlino, sottotenente
  • Alfio Ragazzi, maresciallo aiutante
  • Alfonso Trincone, maresciallo aiutante

I MILITARI DELL’ESERCITO:

  • Massimo Ficuciello, capitano
  • Silvio Olla, maresciallo capo
  • Alessandro Carrisi, primo caporal maggiore
  • Emanuele Ferraro, caporal maggiore capo scelto
  • Pietro Petrucci, caporal maggiore

 

I CIVILI

  • Marco Beci, cooperatore internazionale
  • Stefano Rolla, regista

 

Ivan Ghitti è tra i i carabinieri morti nell’attentato.

È nato e cresciuto a Milano da padre bresciano e madre originaria di San Fratello (Me).

Aveva fatto altre missioni di pace in Bosnia. Quella a Nassiriya era la quarta. Ghitti teneva molto alle sue origini e spesso tornava in Sicilia nel piccolo comune dei Nebrodi.

Il Presidente della Repubblica gli ha conferito la croce d’onore, per aver sacrificato la propria vita ai più sacri valori dell’amore di patria e dell’onore militare.

Dopo i funerali di Stato fatti a Roma con tutti gli altri eroi, la salma di Ghitti è stata trasferita nel cimitero di San Fratello per volontà della famiglia che, in seguito, ha deciso di tornare a vivere nel paese siciliano.

Persino la sorella Mary per poter stare vicino ai genitori ha deciso di lasciare il posto in banca a Milano e trasferirsi in Sicilia.

San Fratello ha voluto ricordare l’eroico cittadino dedicandogli un monumento, fatto con piastrelle decorate a mano dall’artigiano Antonino Manasseri, posto di fronte alla nuova sede del comune.

A giugno del 2011 anche la caserma dei carabinieri di Acquedolci (Me) è stata intitolata alla memoria del brigadiere Ghitti.

 

LINK VIDEO NASSIRIYA

 

 

Realizzato da:

Alessia T., Federica, Alessia I.,

Alessandro P., Cristian

III B Scuola Media B. Genovese

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