I tifosi di calcio possono ancora sognare… un titolo mondiale…
Da quando si gioca con le regole che tutti conosciamo il Calcio è uno sport che racconta, ad ogni partita, storie diverse: quella della gara, certo, ma anche quelle di ogni singolo giocatore, il suo stato di forma, la sua performance agonistica o la sua giornata no. Molti, fin da bambini, sognano di diventare dei grandi calciatori anche se oggi, per via dei grossi interessi economici che muove, il calcio da manifestazione di sano agonismo, si trasforma, spesso e volentieri, in qualcosa d’altro che non ha nulla a che spartire con lo spirito che in quel lontano 26 Ottobre del 1863, in una taverna di Londra, fece muovere i primi passi allo sport più famoso (e amato) del mondo.
Oggi il calcio parla spesso una lingua diversa da quella di quegli undici pionieri britannici, muove interessi economici rilevanti e sempre più si va perdendo, almeno nel settore professionistico, lo spirito che lo fece nascere fatto di amore per la sana competizione sportiva e di fraternità in campo, anche con gli avversari. Lo spirito di squadra lascia, spesso, il passo a personalismi esasperati e il tifo assume, a volte, connotazioni che nulla hanno a che fare con i valori sportivi. Nonostante questi aspetti, non certo positivi, il calcio rimane uno sport molto seguito e in tutto il mondo, prova ne sono le lacrime che scendono sulle guance dei tifosi in caso di sconfitte importanti, come è accaduto pochi giorni orsono, quando la Nazionale Italiana ha perso l’occasione di qualificarsi al Mondiale.
Ma c’è un altro modo di sognare il calcio: per un attimo dimentichiamo la delusione dell’esclusione dal Mondiale di calcio della Nazionale di Buffon e compagni e guardiamo un po’ più in là, ci sono dei ragazzi, dei Campioni, che quasi nessuno conosce, che porteranno alta la bandiera Tricolore ai Mondiali 2018, stiamo parlando della Nazionale di calcio Amputati del CSI.
All’apparenza questi ragazzi hanno qualcosa in meno degli altri, in realtà essi hanno molte cose in più: carattere, cuore, anima, grinta e, come si suol dire “gamba”. Una sola, ma con una forza straordinaria.
La storia di questa squadra va ben oltre il miracolo sportivo perché è iniziata da un sogno, quello di un ragazzo di 14 anni, Francesco Massori, nato con un solo arto ma innamorato del calcio.
La sua grande passione lo spinge a lanciare un appello sui social network per riunire tutti i ragazzi amputati d’Italia che come lui non volevano rinunciare a giocare; così è riuscito a reclutare un gruppo di circa 20 calciatori che, per un incidente o problemi congeniti, sono privi di un arto inferiore, ma hanno scelto di non arrendersi. La squadra si è costituita grazie al Centro Sportivo Italiano (il primo Ente di promozione sportiva ad essere stato riconosciuto dal Comitato Italiano Paralimpico)e la loro più grande vittoria è il coraggio che trasmettono ogni giorno a chi come loro è amputato e alle scuole calcio che allenano i loro sogni.
Le regole del calcio amputati prevedono che i componenti delle squadre, tutti amputati di arto inferiore, giochino senza le protesi artificiali, ma utilizzando le stampelle per la deambulazione. I giocatori, 7 per squadra, si affrontano su un campo in erba di 70 x 60 metri con un’area di rigore ridotta, pari a 5 x 2,2 metri. Il portiere, unico giocatore che deve essere privo di un arto superiore, non può mai uscire dalla sua area mentre non esiste, come nel calcio per normodotati, la regola del fuorigioco. Per la partita viene utilizzato il normale pallone da calcio che può essere passato solo con l’utilizzo dell’arto inferiore presente, mentre il tocco con la stampella non è ammesso, se non nel caso avvenga in maniera involontaria. I tempi di gioco sono due, da 25 minuti ciascuno.
Sono passati cinque anni, Francesco ha 19 anni ed è il Capitano dell’unica Nazionale di calcio Italiana che disputerà i prossimi Mondiali in Messico.
Allora, abbiamo una squadra da sostenere in Estate, se vogliamo tifare ITALIA nel 2018, se vogliamo un vero sogno, allora ricordiamoci che ci sono dei Campioni, veri campioni che meritano il nostro supporto.
Cristina Sommella