martedì, Dicembre 24, 2024
Comprensivo Foscolo Barcellona

AMORE MALATO

Da un po’ di tempo a questa parte, ogni volta che accendiamo il televisore o ascoltiamo la radio e anche su qualsiasi social, si sente parlare di “femminicidio”. È questo un fenomeno atroce che si sta diffondendo sempre di più e vede quasi quotidianamente donne uccise per mano di un uomo, ma bisogna precisare che si tratta solo della punta estrema di un iceberg chiamato “violenza di genere” pericolosamente radicato nella nostra società.

Questo tipo di violenza riguarda soprattutto le donne che subiscono imposizioni, sia a livello psicologico sia a livello fisico, da persone da cui meno ci si aspetta, come fidanzati, mariti, amanti, proprio coloro che dovrebbero manifestarti tutto il loro amore e affetto, che dovrebbero proteggerti e preservarti da ogni forma di pericolo. Si sentono storie agghiaccianti di mogli, fidanzate, compagne che hanno amato il loro assassino sopra ogni cosa, che hanno sacrificato se stesse e la loro vita pur di compiacerlo e di renderlo felice, e poi si scopre che in fondo in fondo queste persone hanno una mente malata e contorta e sono dei mostri che spezzano in maniera atroce e violenta le ali della vita alle loro compagne, alle quali hanno donato il loro amore “malato”.

Purtroppo è una grave piaga sociale che si sta allargando a macchia d’olio in maniera pericolosa e agghiacciante. Il numero delle vittime negli ultimi periodi è aumentato sempre di più e la cosa che più fa paura e fa pensare è proprio il fatto che queste violenze si consumano all’interno delle mura domestiche, proprio il luogo che ti dovrebbe dare sicurezza, un nido che ti dovrebbe proteggere e coccolare e che sempre più diventa scena di violenza e morte. I motivi per cui avvengono questi omicidi sono tanti: ossessione, tradimenti, gelosia, odio, disprezzo. Le donne vengono maltrattate e private della loro libertà e contro di loro vengono praticate violenze di tipo fisico, psicologico, sessuale, economico, familiare, che provocano l’uccisione o il tentativo di uccisione della donna stessa.

Secondo delle statistiche recenti, la causa di tale brutalità è da ricercare nella disuguaglianza dei rapporti tra uomini e donne, che ha una visione arcaica. In poche parole la donna è costretta da secoli ad essere subordinata, su un gradino inferiore rispetto agli uomini, e per questo motivo trattata come un oggetto che non ha diritto di voce e di far prevalere i propri diritti. La violenza nell’uomo scatta soprattutto quando la donna, ormai stanca dei tanti soprusi, si rende conto che, in fondo, questo amore non è, e quindi, ormai in ritardo, cerca di interrompere e chiudere il rapporto. Comincia ad avere paura e ad avere la visione reale della situazione che sta vivendo.

Spesso è sola in questa situazione e si rinchiude sempre più in se stessa, non parla con nessuno, né con la propria famiglia con la quale, a parer suo, dichiarerebbe un proprio fallimento, né con un’amica, perché si vergogna troppo o ancora perché pensa di poter salvare il rapporto, così finisce col rimanere da sola, col sentirsi inferiore, diversa, col non uscire più, logorandosi ogni giorno fino a quando, proprio tra quelle mura domestiche dove aveva pensato di aver trovato l’amore, un porto sicuro, un futuro con i figli e la sua felicità, si ritrova da sola e trova la morte.

Quindi l’impotenza, lo smarrimento, la sottomissione di una donna che non ha il coraggio di denunciare o che per lo meno pensa di poter salvare il salvabile, la condurrà inevitabilmente alla morte e la renderà vittima di un “amore malato”. Chi ti picchia, chi ti ferisce, chi ti fa male in ogni senso, non merita il tuo amore. Soprattutto bisogna denunciare, rivolgersi alle strutture competenti e cercare aiuto senza aver paura, perché solo così si può uscire salve da una situazione malata e mostruosa. Il possesso non è amore, la violenza non è amore. L’unica via di uscita è cercare di riconquistare la propria dignità e lottare per il proprio futuro senza arrendersi mai. Solo così si potrà riprendere la propria vita in pugno.

 

Noemi Pelleriti

Classe II, Scuola Sec. di 1° grado “Foscolo” di Barcellona P.G.

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