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L’Origine dei fumetti dal lontano Monsieur Jabot ad oggi

Il fumetto è una storia realizzata con immagini in sequenza, disegnati su carta, in veste di fascicoli, inserti di giornale, libri e album.

Secondo il vocabolario, il fumetto è la piccola nuvola di condensa formata dall’alito durante le giornate fredde.

Questo termine è utilizzato, infatti, per definire le storie formate da immagini in sequenza ‒ cioè accostate l’una all’altra in modo da suggerire l’idea del movimento e dello scorrere del tempo ‒ i cui protagonisti parlano a volte per mezzo di “nuvole di fumo” che provengono dalle loro bocche.

Ci sono, però, certi fumetti in cui le nuvolette non compaiono, come ad esempio certi racconti in cui i dialoghi dei personaggi sono riportati in fondo alle vignette sotto forma di didascalie.

Nel 1833 fu pubblicato quello che può essere definito il primo fumetto moderno: un album di 92 pagine intitolato Monsieur Jabot, scritto e illustrato da un insegnante svizzero, Rudolph Töpffer. Possedeva molte caratteristiche dei fumetti di oggi: la narrazione al presente, contrapposta a quella dei romanzi, di solito al passato remoto; vignette di varie misure; un protagonista riconoscibile e ben caratterizzato.

I fumetti delle origini erano solitamente umoristici; successivamente nacquero le storie avventurose, e cominciarono a differenziarsi vari generi: il poliziesco, la fantascienza e il western.

Molto spesso succedeva che, personaggi nati per il fumetto venissero adattati per il cinema o il teatro e viceversa. Il caso più famoso è senza dubbio quello di Topolino, nato in un disegno animato nel 1928, e poi passato con grande successo alla carta stampata.

Gli Italiani sono i maestri degli album avventurosi, come quello di Tex Willer.

Tra i personaggi umoristici ricordiamo invece Lupo Alberto e Ratman.

“Brrr! “ dice Paperino quando ha i brividi da freddo.

” D’oh! “ esclama Homer Simpson quando non capisce.

Queste parole strane usate nei fumetti sono tutte delle onomatopee.

Le onomatopee, sono quelle parole che riproducono il rumore o il suono associato a un oggetto. Tic tac, ad esempio, è una parola onomatopeica perché imita il rumore che fanno le sveglie antiche.

Non tutti i suoni di un fumetto, però, diventano onomatopee, ma solo i suoni importanti per il racconto, perché quelli comuni, della vita di tutti i giorni vengono lasciati all’immaginazione del lettore.

Nel fumetto le parole onomatopeiche non “rappresentano” semplicemente un suono, ma sono disegnate in modo tale da suggerire la velocità e la forza con le quali la parola va pronunciata. Inoltre, anche la grandezza e il colore delle lettere svolgono un ruolo importante.

Un po’ come l’emoticon che usiamo oggi, le onomatopee possono inoltre indicare lo stato d’animo dei personaggi! E poi la maggior parte delle onomatopee dei fumetti proviene da verbi inglesi molto comuni, per esempio:

bang (da to bang: esplodere)

crash (da to crash: rompersi)

gulp (da to gulp: inghiottire)

splash (da to splash: spruzzare)

boom (da to boom: scoppiare)

Il fumetto ha davvero un fascino intramontabile…

 

Giulia Montalto

Classe IC

Scuola media Garibaldi

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