lunedì, Dicembre 23, 2024
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L’Inno d’Italia: 71 anni di “PROVVISORIETA’”

Dopo 71 anni “l’Inno di Mameli”, adottato come provvisorio, ottiene finalmente il riconoscimento dal Senato di inno ufficiale della Repubblica italiana.

Un grande traguardo per la nostra nazione che da tempo peccava di una mancanza relativa ad una tradizione di notevole importanza, ormai nota in tutti i Paesi del mondo. Risulta davvero essenziale infatti, in un mondo che al giorno d’oggi è basato sulla multietnicità e sul cambiamento, possedere un punto di riferimento, un qualcosa che non muti nel tempo, che ricordi sempre alla propria persona le origini che la caratterizzano e che fondano i pilastri della nostra società.

Ogni Paese che si rispetti, dunque, possiede un inno che lo rappresenta celebrandone la gloria e le virtù. Può essere definito come un omaggio entusiastico in cui è presente un elevato sentimento patriottico, un componimento poetico, cantato e musicato, che esalta i valori ideali, politici e religiosi di un Paese.

Dal punto di vista storico, in Italia, fino alla caduta di Mussolini, come inno nazionale rimane in vigore la Marcia Reale del 1831. In seguito, intonando “l’Inno di Mameli”, Garibaldi con i “Mille “, intraprende la conquista dell’Italia meridionale e la riunificazione nazionale. Dopo il crollo del fascismo, per un breve periodo si alternano “l’Inno del Piave” di Giovanni Gaeta e il precedente citato che noi tutti abbiamo ormai assimilato, grazie anche alle varie cerimonie, parate militari, festival ed eventi sportivi nei quali è sempre stato pronunciato, urlato, sentito e vissuto da 71 anni a questa parte, ma del quale pochi conoscono la vera origine e storia.

È il 12 Ottobre del 1946 quando con la proclamazione della Repubblica esso veniva scelto dal Consiglio dei ministri presieduto da De Gasperi, come inno provvisorio per il giuramento delle forze armate del 4 novembre, ruolo che ha però conservato fino ad oggi.  Da quell’anno l’inno è subito entrato nella mentalità popolare, grazie anche ai vari tornei nazionali di calcio dai quali la nostra Italia è uscita più volte vincitrice e alle varie manifestazioni nelle quali è sempre stato cantato, senza che venisse prima approvato e ufficializzato dal governo. Solo pochi giorni fa, infatti, la Commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama ha approvato in modo definitivo il disegno di legge presentato il 19 settembre del 2002 sull’identificazione del “Canto degli italiani” come inno nazionale della Repubblica Italiana.

Conosciuto anche come “Fratelli d’Italia”, esso veniva composto nel 1847 dal musicista Michele Novaro sulle parole di Goffredo Mameli, studente e patriota ucciso mentre con Garibaldi difendeva la Repubblica romana. Egli nelle le sue parole manifesta il complesso di sentimenti contrapposti presente tra la popolazione italiana di Roma nel periodo del Risorgimento.

Dal lontano 1946 si è assistito al dibattito tenutosi tra i sostenitori di tale tradizione e gli oppositori, con critiche basate sulla bassa qualità musicale dell’inno, ritenendolo come una “marcetta” con poco carattere. Questi, di solito a favore del “Va pensiero”, il coro dal Nabucco di Giuseppe Verdi, lo propongono come inno nazionale alternativo poiché utilizzato dalla Lega Nord come inno di partito e di identità pagana.  Esso si presenta come un coro di un popolo ebreo che rimpiange la patria lontana ed è proprio per questo che la stragrande parte degli italiani non ha ritenuto opportuno adottarlo a rappresentanza nazionale dell’Italia.  Amato e odiato, elogiato e criticato, “L’Inno di Mameli” ha dovuto combattere un’eterna battaglia dalla quale possiamo dire oggi di esserne uscito glorioso vincitore.

Enora Sophie Mazzeo IIIC BS

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