Le crociate del ventesimo secolo
Ogni dizionario si propone di raccontare storie diverse, un’evoluzione linguistica che si radica giorno per giorno!
Passato e presente messi a confronto attraverso le parole che subiscono mutazioni riguardanti il significato, che restano al passo con i tempi, assumendo diverse sfumature in base al contesto e soprattutto all’epoca in cui vengono collocate. È questo il destino che accomuna tutti le espressioni facenti parte della nostra cara lingua italiana, che si rinnova come la società circostante, andando a far confluire una molteplicità di contenuti ad uno stesso termine.
Ed è questo il destino che è toccato alla parola “crociata”. Essa fu adottata per la prima volta per far riferimento alle spedizioni cristiane avviate per liberare il Santo Sepolcro, anche se, l’estensione degli eventi in cui ha trovato applicazione è talmente vasta da creare nel suo utilizzo un’impressione di coerenza fuorviante. Questa prima dichiarazione è per l’appunto quella espressa dagli studiosi “tradizionalisti”, che, interpretano questo vocabolo come l’insieme delle campagne condotte dai cristiani al fine di liberare dall’occupazione islamica i luoghi santi di Gerusalemme. I “pluralisti” invece, attribuiscono una definizione ben diversa, facendo corrispondere alle crociate ogni tipologia di campagna bellica sancita da un Papa regnante, senza tener conto dei fattori scatenanti o delle collocazioni geografiche, bensì basandosi solo e soltanto sulla visione della Chiesa cattolica del tempo.
Al giorno d’oggi il termine “crociata” è con evidenza tornato di stretta attualità. Esso può essere certamente utilizzato con delle buone prospettive ma ha raggiunto una diffusione maggiore quando si mira a trattare gli aspetti più bui e atroci che ormai da anni investono il nostro intero pianeta Terra. Facendo dunque riferimento agli eventi dell’antichità, possiamo trovare affinità con il mondo attuale, nell’impossibilità di ordinata convivenza di società e culture estremamente distaccate, un termine che contrappone due epoche tra loro divergenti, ma in talune circostanze annesse e sovrapponibili.
Il fenomeno delle crociate si è attualmente sviluppato in particolare in quella che viene definita come guerra al terrorismo, iniziata a seguito degli attacchi di sovversione che hanno avuto luogo l’11 settembre 2001 negli Stati Uniti; da qui si sono originate una serie di operazioni militari, i cui risultati i non sono stati dei migliori. Tali provvedimenti hanno difatti portato all’allontanamento del terrorismo dall’America e alla sua consecutiva propagazione all’interno dell’Europa.
Queste sono le crociate che martoriano il nostro continente, crociate combattute in uno stesso territorio, atti che si manifestano nella più totale tranquillità della vita quotidiana, scatenando paura, terrore e morte; giornalmente si deve far fronte ad una condizione cosi drammatica armandosi di coraggio e proteggendo la popolazione nonostante questo si proponga come una responsabilità difficoltosa da mantenere e un obiettivo altrettanto complicato da raggiungere.
Ci troviamo dinanzi ad una famosa parte del discorso pronunciato da George W. Bush che lanciò le prime basi di questo concetto dicendo: “Il nostro nemico è una rete radicale di terroristi e ogni governo che li sostiene. La nostra guerra al terrore inizia con Al Qaeda, ma non finisce lì. Non finirà fino a quando ogni gruppo terroristico di portata globale sarà trovato, fermato e sconfitto”.
Il fondamentalismo in questa “guerra di civiltà” tra Occidente ed Oriente islamizzato ha raggiunto un livello al limite dell’immaginazione, gli attentatori si trovano nei nostri Paesi, una guerra interna su progettazione, in cui essi non sono dunque “cellule dormienti” ma, “lupi solitari” pronti ad agire, disperati ed inesperti principianti dotati di una ferocia emulativa senza precedenti, l’odio negli occhi e l’assenza di reazioni emotive che possano rivelare un pizzico di umanità.
È così che si identifica lo scontro di civiltà, le cui richieste di aiuto sono rivolte ad istituzioni che sembrano mostrarsi sempre più sorde in una situazione di questa entità, nonostante tutti questi lutti e atti al di là di ogni concezione, servizi di informazione e media si rifiutano di riconoscere questo scenario così agghiacciante e di dar voce a coloro che purtroppo ne sono protagonisti.
Si presenta dunque un ambiente che sembra non essere coerente con la modernizzazione che caratterizza il mondo occidentale, le crociate del ventesimo secolo, orrore così attuale della storia moderna.
Dalila Cuppari III C BS